Esteri
Accordo di cessate il fuoco a Gaza dopo 15 mesi di guerra, ma non è una pace.
Dopo 15 mesi di guerra il cessate il fuoco fra Israele e hamas. Speriamo diventi tregua e pace
Dopo oltre 15 mesi di conflitto devastante, Hamas e Israele hanno raggiunto un accordo di cessate il fuoco per fermare la guerra a Gaza, con la mediazione di Qatar, Egitto e Stati Uniti.
L’accordo, che entrerà in vigore domenica 19 gennaio, prevede il rilascio di 33 prigionieri israeliani detenuti da Hamas in cambio di prigionieri palestinesi, un periodo iniziale di cessate il fuoco di 42 giorni e un’ondata di aiuti umanitari nella Striscia di Gaza assediata.
Non è una pace, e neanche una tregua stabile, ma solo un cessate il fuoco. Tutto il resto del lavoro è ancora a fare.
Perché hanno accettato
Perché le varie parti si sono accordate? vediamo le singole posizioni:
Hamas: Il gruppo palestinese ha citato la “leggendaria fermezza” del popolo palestinese e la sua “valorosa resistenza” come forze trainanti dell’accordo. però la Striscia è un mucchio di rovine, tutto distrutto, buona parte dei rifugi del gruppo conquistati. La sofferenza è stata enorme per il popolo. Che senso ha avuto tutto questo?
Hamas ha dichiarato che l’accordo apre la strada “verso la realizzazione delle aspirazioni del nostro popolo alla liberazione e al ritorno”. Il gruppo è stato probabilmente motivato anche dall’immensa pressione esercitata dalle sconfitte militari e da un’equazione regionale mutata dopo il cessate il fuoco in Libano e l’indebolimento dell’Iran. Con la sparizione di Assad poi sarà molto più difficile ricevere armi e aiuti. A che pro, poi?
Netanyahu: Di fronte a una situazione interna complessa, con prezzi in aumento, fuga di cervelli e istituzioni pubbliche al collasso, il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha probabilmente visto il cessate il fuoco come un modo per alleviare le pressioni interne.
Inoltre, circa tre quarti degli israeliani si sono espressi a favore della fine della guerra in cambio del rilascio degli ostaggi. Ha anche dovuto affrontare le pressioni dei membri di estrema destra della sua coalizione, che hanno minacciato di far cadere il governo se avesse accettato un accordo.
Inoltre ci sono le pressioni di Biden prima, ma anche di Trump, che ha più volt detto che questa guerra doveva finire. Meglio farlo da una posizione di forza e occupando buona parte della Striscia, e con la medaglia della liberazione degli ostaggi.
Ruolo dei principali attori:
Qatar: in qualità di principale mediatore, il Qatar ha svolto un ruolo cruciale nel facilitare i negoziati tra Hamas e Israele. Il primo ministro del Qatar, lo sceicco Mohammed bin Abdulrahman bin Jassim Al Thani, ha annunciato il successo dell’accordo e ha sottolineato l’impegno del Qatar a sostenere il popolo palestinese.
Per il paese, spesso accusato di aiutare gruppi estremisti, una grande vittoria diplomatica.
Trump e Biden: Anche se non ufficialmente in carica, il Presidente eletto degli Stati Uniti Trump avrebbe contribuito a far progredire l’accordo. Il suo inviato in Medio Oriente, Steve Witkoff, si recò nella regione e incontrò i funzionari del Qatar e di Israele. Egli si è preso il merito dell’accordo sui social media, affermando che era il risultato della sua storica vittoria elettorale e che la sua amministrazione avrebbe cercato la pace e garantito la sicurezza degli americani e degli alleati. Tra l’altro si è preso il merito, oscurando Biden, annunciandolo in anticipo e bruciando sul tempo il predecessore.
Anche il presidente uscente Joe Biden ha rivendicato il merito, affermando che l’attuale proposta è simile a quella avanzata dalla sua amministrazione nel maggio dello scorso anno. Almeno può fare l’annuncio ufficiale e, dal puntdo di vista formale delle date, il merito è suo.
Si tratta solo di un cessate il fuoco, non è la pace
Sebbene il cessate il fuoco sia uno sviluppo gradito, restano da affrontare sfide significative. L’implementazione dell’accordo sarà complessa e comporterà la consegna degli aiuti, lo scambio di prigionieri e il ritorno dei palestinesi sfollati alle loro case, o in quello che ne rimane, perché ben poco è rimasto in piedi:
Le Nazioni Unite si trovano ad affrontare ostacoli nella consegna degli aiuti, in particolare con il ritiro di Israele dalla cooperazione con l’UNRWA, la principale agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati palestinesi. A questo punto gli aiuti, per arrivare, dovranno trovare un’altra copertura, magari una missione ad hoc da costruire da zero, con l’accordo delle due parti.
Il ruolo degli Stati Uniti sarà fondamentale per garantire il successo dell’accordo. In quanto principale sostenitore militare e diplomatico di Israele, gli Stati Uniti detengono un’influenza significativa e possono fare pressione su Israele affinché aderisca ai termini dell’accordo.
Il cessate il fuoco rappresenta un potenziale punto di svolta in un conflitto lungo e devastante, ma non è una pace, e neanche una tregua stabile. C’è ancora molto da fare, non è detto che fra qualche giorno tutto questo salti, anche se l’interesse di tutte le parti sembra, in questo momento, tendere verso almeno una pausa nei combattimenti.
Vedremo quale equilibrio ne risulteà.
Grazie al nostro canale Telegram potete rimanere aggiornati sulla pubblicazione di nuovi articoli di Scenari Economici.
You must be logged in to post a comment Login