Attualità
9 MAGGIO LA FESTA DELL’EUROPA: OVVERO QUANDO IL TOPO FESTEGGIO IL COMPLEANNO DEL GATTO…..
Il 9 maggio, in molti paesi, si festeggia l’Europa. La ricorrenza ricorda il giorno in cui, nel 1950, Robert Schuman presentò il piano di cooperazione economica, la cosiddetta “Dichiarazione Schuman”, quello che molti considerano il primo passo verso un unico nucleo economico europeo.
Fino al 1964, la festa dell’Europa veniva celebrata il 5 maggio, data della fondazione del Consiglio d’Europa. Fu in occasione del summit di Milano del 1985 che si decise di spostarla al 9.
Quel giorno del 1950, a Parigi, l’allora ministro degli Esteri francese Robert Schuman presentò la propria idea di una nuova forma di cooperazione “politica” per l’Europa, che avrebbe dovuto eliminare il rischio di una nuova guerra tra le varie nazioni europee. “La pace mondiale non potrà essere salvaguardata se non con sforzi creativi, proporzionali ai pericoli che la minacciano”.
Pochi, da allora, si sono presi la briga di leggere per intero il testo del discorso. Scorrendolo si comprende, però, che l’accordo tanto osannato non riguardava l’Europa. E nemmeno i paesi che immediatamente avevano aderito alla CECA, la comunità del carbone e dell’acciaio. Quello presentato da Schuman era un accordo per tutelare soprattutto gli interessi dei due paesi maggiormente interessati agli scambi e alla gestione delle riserve di carbone e acciaio: Francia e Germania.
Il testo del discorso non lascia dubbi: “L’unione delle nazioni esige l’eliminazione del contrasto secolare tra la Francia e la Germania: l’azione intrapresa deve concernere in prima linea la Francia e la Germania”. Già nel 1950 era chiaro ed evidente che l’Unione (allora era solo una Comunità, ma poco cambia) non è mai stata una vera unione e, soprattutto, che gli interessi primari non sono mai stati né culturali né sociali né politici. Ad interessare, allora come ora, sono gli interessi economici.
Da quel giorno, per oltre mezzo secolo, il popolo europeo è stato governato avendo come scopo prioritario gli interessi delle grandi aziende. Lo dicono gli atti e i documenti che nel corso dei decenni la Commissione Europea ha scritto e che, solo dopo, sono stati inviati al Parlamento per una ratifica formale (e neanche sempre). Già questo avrebbe dovuto essere un segno evidente di cos’è l’Europa che si celebra il 9 maggio di ogni anno: non un soggetto politico unico, gestito e governato da un Parlamento regolarmente eletto, ma da un gruppo di soggetti “nominati” e non “eletti” e che non deve rispondere ai cittadini dell’Europa. Del resto, gli “abitanti” dell’Europa non sono mai stati un unico popolo. E anche il tentativo di avvicinarli, forzando la loro unificazione per mezzo della moneta unica, si è rivelato un totale fallimento. Le condizioni economiche e sociali della maggior parte dei paesi che oggi fanno parte dell’Unione sono peggiorate. Le misure imposte a colpi di regolamenti non sono servite a migliorare le condizioni di vita degli abitanti del vecchio continente e le uniche a trarne realmente beneficio sono state le multinazionali (che hanno potuto operare indisturbate e non tassate su un mercato ben più grande) e le banche (che hanno imposto i propri dictat prima alle banche nazionali e poi a tutti gli europei tramite la BCE).
Del resto, erano questi gli obiettivi che Schuman aveva indicato nel suo discorso: assicurare “subito la costituzione di basi comuni per lo sviluppo economico, prima tappa della Federazione europea”. E ancora: “Il compito affidato alla comune Alta Autorità sarà di assicurare entro i termini più brevi: l’ammodernamento della produzione e il miglioramento della sua qualità: la fornitura, a condizioni uguali, del carbone e dell’acciaio sul mercato francese e sul mercato tedesco nonché su quelli dei paese aderenti: lo sviluppo dell’esportazione comune verso gli altri paesi”. Solo uno dei punti previsti da Schuman non è stato attuato: “L’uguagliamento verso l’alto delle condizioni di vita della manodopera di queste industrie”. A distanza di oltre mezzo secolo, le condizioni di lavoro nei vari paesi dell’Unione sono estremamente diverse e sono in molti a ritenere che sia in atto uno sforzo notevole per percorrere all’indietro i passi avanti fatti sotto il profilo della tutela dei lavoratori.
Per questo, forse, a festeggiare il 9 maggio non saranno tutti gli europei. Il Belgio sarà quello che celebrerà di più questa ricorrenza: secondo la scaletta ufficiale, sono previsti ben 60 eventi! E poi la Francia (14 eventi). Poche le iniziative nella maggior parte degli altri stati. E solo un evento per celebrare ufficialmente un momento che storicamente non li riguarda in Svizzera, in Lituania, in Repubblica Ceca, in Slovenia e in Svezia.
Paradossalmente saranno di più le celebrazioni in alcuni paesi extraeuropei: due in America e addirittura tre quelli previsti a CapoVerde, in Africa. Tornano in mente le parole pronunciate da Schuman il 9 maggio 1950: “…l’Europa sarà in grado di proseguire nella realizzazione di uno dei suoi compiti essenziali: lo sviluppo del continente africano. Sarà così effettuata, rapidamente e con mezzi semplici, la fusione di interessi necessari all’instaurazione di una comunità economica e si introdurrà il fermento di una comunità più profonda tra paesi lungamente contrapposti da sanguinose scissioni”. Ancora una volta gli interessi economici prima di tutto. E poi. Perché, se non per questo, consentire un tale flusso di migranti dall’Africa? E perchè continuare finanziare lautamente iniziative economiche e progetti di sviluppo in Africa (aprendo le frontiere a beni prodotti in questo continente anche quando ciò causa chiaramente un danno alle aziende comunitarie)?
E in Italia? Quali sono le celebrazioni ufficiali previste per festeggiare l’Europa? Nemmeno una (almeno secondo il calendario ufficiale sul sito dell’Unione). In Italia, lo stesso giorno si celebrano altre vittime. Il 9 maggio si celebra la “Giornata della Memoria delle Vittime del Terrorismo” per commemorare Aldo Moro. Uno statista come ce ne sono ormai pochi che aveva capito bene quale sarebbe stata la conseguenza dell’aver ceduto la sovranità monetaria ad un soggetto non eletto dal popolo. Per questo cercò di porvi un freno e cominciò a stampare banconote da 500 lire. Venne rapito e ucciso. Si dice dalle Brigate Rosse. E dopo di lui nessuno cercò più di restituire la sovranità monetaria al legittimo proprietario cioè allo stato. Anzi i governi che seguirono fecero di più: la cedettero ad un soggetto “europeo” ma non di proprietà degli europei.
E continuarono a festeggiare la festa dell’Europa.
C.Alessandro Mauceri
Grazie al nostro canale Telegram potete rimanere aggiornati sulla pubblicazione di nuovi articoli di Scenari Economici.