Spazio
7,5 miliardi di investimento nella space economy

“Abbiamo scelto di destinare allo Spazio oltre 7,5 miliardi di euro. Un investimento record – ha aggiunto – destinato alle infrastrutture, alle tecnologie, alla ricerca e alle competenze. Risorse nazionali e Pnrr, che si traducono in catene del valore più solide, in una filiera industriale più competitiva, in servizi migliori per cittadini e imprese”. Cosi la premier Giorgia Meloni nel suo video messaggio agli Stati Generali dello spazio in corso a Milano.
La parola d’ordine per il comparto italiano dello spazio è “sistema Paese”. È quanto era emerso alla Farnesina, dove si è aperta, qualche giorno fa, la seconda edizione degli Stati generali della Space Economy. Per il Paese, gli obiettivi ora sono unire competenze, imprese e istituzioni per rafforzare la presenza nazionale in un settore ormai strategico per economia, tecnologia e geopolitica.
La visione è quella di un’Italia che vuole consolidare il proprio ruolo nella politica spaziale europea, valorizzando una filiera industriale già forte e un quadro normativo ora maturo. Gli Stati generali della Space Economy arrivano a un mese dalla ministeriale Esa e inaugurano una settimana di incontri tra Roma, Torino e Milano dedicati all’industria dello spazio. La direzione è chiara: fare sistema per valorizzare un ecosistema industriale che unisca PMI, grandi player e istituzioni.
“La space economy è sempre più un settore trainante del Made in Italy, su cui sin dall’inizio abbiamo investito, realizzando anche la prima legge nazionale sullo spazio, prima legge di un Paese europeo che regolamenta l’attività dei privati nello spazio e che supporta le start-up e le piccole e medie imprese”. Queste invece le parole del ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, da sempre in prima linea sul tema space economy.
La Space Economy è un settore in forte crescita, grazie alla costante espansione delle attività spaziali, ma anche alla contaminazione con altri settori economici. Il mercato globale è stimato nel 2024 in 596 miliardi di dollari (secondo lo Space Economy Report di Novaspace), con una previsione di crescita fino a 944 miliardi entro il 2033, trainata soprattutto da soluzioni nelle telecomunicazioni e nella navigazione satellitare. E in Italia il settore spaziale assume un ruolo sempre più importante, da ambito di nicchia a comparto strategico, per lo sviluppo tecnologico ed economico anche in settori tradizionalmente distanti.
Nove aziende su dieci della filiera italiana dello spazio operano anche in altri comparti e l’87% di queste ha avviato iniziative di innovazione nell’ultimo anno. Nel 2024, nel nostro ecosistema industriale sono avvenuti importanti passi avanti: la missione Axiom 3 ha visto per la prima volta imprese italiane partecipare a missioni commerciali verso la Stazione Spaziale Internazionale ed è proseguito il programma Space Factory 4.0 che punta a creare un sistema di fabbriche di satelliti interconnesse, facendo evolvere la filiera in una logica di servitizzazione. Ma nell’ultimo anno è aumentata anche di 25 punti percentuali la quota di aziende italiane non del settore spazio che hanno sentito parlare di Space Economy almeno una volta (85%). E sono cresciute di 8 punti quelle che stanno cercando di comprendere meglio l’impatto per le proprie attività, il 21% del totale.
L’Italia è il sesto Paese al mondo per rapporto fra investimenti nello spazio e Pil e il terzo in Europa. Un rapporto che negli ultimi anni è quasi raddoppiato, con una crescita media annua del 9,5%. Ottantotto paesi nel mondo investono in programmi spaziali, 14 dei quali hanno capacità di lancio; l’Italia è tra i 9 paesi dotati di un’agenzia spaziale, con un budget di oltre 1 miliardo di dollari all’anno.
Il Made in Italy nel settore spaziale, nel 2023, ha prodotto esportazioni per 7,5 miliardi, in crescita del 14% rispetto al 2022. Nei primi otto mesi del 2024 il dato delle esportazioni italiane nel settore è stato di 4,3 miliardi.
Ma, soprattutto, l’Italia è anche uno dei pochissimi paesi ad avere una filiera completa su tutto il ciclo: dall’accesso allo spazio alla manifattura, dai servizi per i consumatori ai poli universitari e di ricerca, con un’ottima distribuzione delle attività su tutto il territorio e un mercato in cui operano all’incirca 200 aziende con un fatturato annuo di più di 2 miliardi di euro. Il comparto spaziale italiano è comunque ancora composto, per circa l’80%, da piccole e medie imprese, altamente specializzate nei diversi àmbiti.
Da segnalare infine, come fatto sempre dal ministro Urso l’importante partnership appena siglata da Leonardo, Airbus e Thales ,”Pensiamo anche al recente accordo strategico tra Leonardo, Airbus e Thales che realizza un vero campione europeo, capace di competere a livello globale, di assicurare l’autonomia strategica europea sullo spazio” le parole del ministro. Il 23 ottobre 2025 Airbus, Leonardo e Thales hanno firmato un Memorandum of Understanding per dare vita a Project Bromo, una joint venture da 10 miliardi di euro che riunirà le loro divisioni satellitari in un unico grande gruppo europeo. L’obiettivo è chiaro: competere con i giganti statunitensi e cinesi, a partire da Starlink di Elon Musk, che pochi giorni fa ha messo in orbita il suo decimillesimo satellite, consolidando il dominio nelle mega costellazioni a bassa quota










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