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Il FMI abbassa le previsioni di crescita economica mondiale. Effetto della crisi bancaria

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Il Fondo Monetario Internazionale ha ridotto le proiezioni sulla crescita globale nel suo ultimo rapporto World Economic Outlook, mettendo in guardia da un’elevata incertezza e dai rischi derivanti da un’inflazione vischiosa e dallo stress del settore finanziario che si aggiungono alle pressioni derivanti da una politica monetaria più restrittiva. Il PIL probabilmente si espanderà del 2,8% quest’anno e del 3% l’anno prossimo, ciascuno 0,1% in meno rispetto alle previsioni di gennaio, ha dichiarato il Fondo nelle sue ultime previsioni; ciò a fronte di un’espansione del 3,4% nel 2022. In uno scenario alternativo plausibile con ulteriori tensioni nel settore finanziario, a cui il FMI assegna una probabilità del 25%, il Fondo avverte che la crescita globale potrebbe scendere a circa il 2,5% nel 2023, con una crescita delle economie avanzate inferiore all’1%.

  • Il Fondo ha alzato marginalmente le previsioni di crescita per il 2023 per i Paesi avanzati, portandole all’1,3%, 0,1% in più rispetto alle previsioni di gennaio, grazie alla forza dei mercati del lavoro. Ma si tratta di meno della metà dell’espansione del 2,7% registrata nel 2022.
  • Gli Stati Uniti dovrebbero crescere dell’1,6%, 0,2% in più rispetto alla proiezione precedente.
  • Per l’Eurozona si prevede una crescita più lenta, pari allo 0,8% quest’anno, in quanto gli Stati membri dovranno fare i conti con gli aumenti dei prezzi dell’energia dello scorso anno, prima di risalire a un tasso dell’1,4% nel 2024.
  • Il tasso di crescita della Cina previsto dal FMI, pari al 5,2% nel 2023, è in linea con l’obiettivo del governo di Pechino, anche se il Fondo prevede un rallentamento al 4,5% nel 2024.
  • Le previsioni del Giappone sono state tagliate all’1,3%, 0,5% in meno rispetto a gennaio, dopo un quarto trimestre deludente che si prevede si sia protratto nell’anno in corso.
  • Il FMI ha ridotto le aspettative di crescita per i mercati emergenti e le economie in via di sviluppo – che hanno un peso maggiore rispetto ai Paesi avanzati in base alla parità di potere d’acquisto – al 3,9%, 0,1% in meno rispetto all’ultima proiezione.
  • La riduzione maggiore tra le principali economie è stata quella del Sudafrica, visto crescere solo dello 0,1%, con un calo dell’1,1% rispetto alla stima precedente.
  • L’aumento più consistente è stato registrato per l’Arabia Saudita, che ora prevede un’espansione del 3,1%, 0,5% in più rispetto alle stime di gennaio, grazie a grandi progetti di investimento.

Ecco un estratto dei tassi di crescita

Notiamo come per l’Italia l’attesa di crescita sia lo 0,7%, mentre il vero malato d’Europa è la Germania, con una crescita pari al -0,1%. Il peso dell’energia è evidente: la Germania ha perso il suo vantaggio competitivo, l’energia russa a basso costo, per cui la sua crescita deve rimettersi in linea con quella degli altri paesi.

Gli inaspettati fallimenti del mese scorso della Silicon Valley Bank e della Signature Bank e il crollo del Credit Suisse Group hanno scosso i mercati e acceso le preoccupazioni per la stabilità finanziaria, complicando l’attività delle banche centrali nel contenere l’inflazione mantenendo la crescita e la salute del sistema bancario, scatenando le preoccupazioni del FMI sull’instabilità del settore finanziario.

I rischi sono pesantemente ponderati al ribasso, in gran parte a causa delle turbolenze finanziarie dell’ultimo mese e mezzo“, ha dichiarato Pierre-Olivier Gourinchas, capo economista del Fondo. “Per ora è tutto sotto controllo, ma temiamo che questo possa tradursi in una flessione più netta e più elevata se le condizioni finanziarie dovessero peggiorare in modo significativo“.

A tal fine, in uno scenario di previsione che il FMI definisce “alternativa plausibile”, l’instabilità finanziaria rimane contenuta ma ha un impatto maggiore sulle condizioni rispetto allo scenario di base del FMI e le banche riducono i prestiti. Ciò causerebbe un rallentamento della crescita al 2,5% nel 2023, il ritmo più debole dal 2001, escludendo il primo anno della pandemia di Covid-19 nel 2020 e la crisi finanziaria globale del 2009.

In uno scenario negativo grave, a cui il FMI assegna una probabilità del 25%, potrebbero verificarsi significative interruzioni del credito e il ritmo dell’espansione globale potrebbe rallentare a meno del 2% – cosa che è accaduta solo cinque volte dal 1970. C’è anche una probabilità del 15% che la crescita sia solo dell’1%. Questo mostra come la crisi creditizia, se non adeguatamente contenuta, rischi di diventare un fattore di riduzione della crescita estremamente forte. Una situazione che spiega l’interventismo delle autorità svizzere nel caso Credit Suisse, ma che rischia di non essere sufficiente, soprattutto quando a intervenire sarà una autorità che, sino ad ora, non ha mostrato sufficiente rapidità e profondità di intervento.

 


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