Attualità
LE OPEN SOCIETY CHE GUIDANO IL MONDO
Dopo l’operazione di hackeraggio delle mail di George Soros avvenuta pochi giorni fa, abbiamo avuto l’occasione di capire, chi veramente guida il mondo, chi guida le decisioni politiche. A tal proposito, se preferite essere prettamente ottimisti nel credere che le decisioni politiche vengano prese indipendentemente da influenze esterne, allora non procedete nella lettura, perdereste solo tempo e finireste col rimpiangere i bei vecchi tempi in cui credevate nella buonafede. Ecco, in tantissimi hanno sempre pensato il contrario, che la politica fosse in qualche modo influenzata da fattori esterni, non necessariamente solo economici ma anche di matrice sociale e psicologica. Chi la pensa in questo modo si è da sempre sentito accusare di complottismo. Le mail di George Soros sono la più recente dimostrazione che non si tratta di complottismo, ma sono confessioni aperte di chi realmente guida la politica mondiale. Confessioni pacifiche in cui affermazioni (vi assicuro) allucinanti sono esposte nella più totale serenità.
Ecco le informazioni raccolte dopo aver letto più o meno una trentina di mail. Una premessa: ciò che trovate tra virgolette è la pura traduzione dall’inglese di frasi o definizioni che si possono trovare nei documenti delle mail.
Scorrendo fra le migliaia di mail si possono trovare documenti di vario genere, in particolare bollettini ad intervalli di 48 ore sulla situazione immigrazione (argomento ricorrente in tutti i documenti) per la quale esistono veri e propri piani triennali sull’evoluzione della situazione in Europa, aggiornamenti sulla situazione in Ucraina e soprattutto centinaia di rapporti redatti dalle Open Society da lui fondate.
Leggendo questi rapporti si è già a metà dell’opera nel capire chi comanda il mondo. Realmente. Sono quasi sempre relazioni di quadrimestri di attività. Quale attività? Dunque, questa è forse la parte più interessante: le Open Society sono società derivanti dalla Open Society Foundation fondata da George Soros e ufficialmente si occupano di “supportare finanziariamente la società civile nel mondo”…tutto apparentemente molto nobile e bello, ma dobbiamo osservare COME viene svolto questo lavoro. In un rapporto della OSEPI (Open Society European Policy Institute, una Open Society dedicata all’Europa), sull’attività del 2015/2016 si legge chiaramente che l’obbiettivo inserito negli Highlights (una specie di ordine del giorno) è quello di “INFLUENCING DECISION-MAKERS=INFLUENZARE CHI PRENDE LE DECISIONI”, indicando tra le priorità dell’immediato futuro:
- attivare influencer per spingere verso l’approvazione di procedure di infrazione verso paesi che non accolgono immigrati persino “fornendo prove ed argomenti alla Commissione UE”;
- mappare l’influenza Russa in Europa, individuare strategie per far accettare ai cittadini il fenomeno dell’immigrazione e creare opportunità in Europa di condivisione del tema droni e di “targeted killing”.
Credetemi, vorrei essermi inventata le cose che ho appena scritto, ma vi ho riportato frasi semplicemente tradotte. L’obbiettivo dichiarato è dunque quello di INFLUENZARE, e i personaggi preposti a questo compito sono chiamati “advocates” letteralmente avvocati, difensori, coloro che spingono per, che propugnano…per un tema. Sì perchè esistono delle sezioni, si evince che ognuno all’interno delle Open Society è esperto di un settore: dalla politica interna a quella estera, dall’economia ai media, eccetera eccetera… e gli “advocates” sono appunto gli influencer che vengono chiamati per nome all’interno dei rapporti. In uno dei più recenti, un advocate di nome Costanza ad esempio si è occupata nel periodo da Settembre a Novembre del 2015 di creare gruppi di lavoro nelle NGO al fine di spingere verso l’approvazione di riforme sull’immigrazione in Italia creando dei policy-makers letteralmente “per formare una pista politica parallela” (parallel policy track),” parallela alla politica ufficiale sul tema dell’immigrazione.
Altro fattore che emerge è un sentore di timore verso i partiti populisti. Movimento 5 Stelle? No. Quello è considerato assieme a Podemos e Syriza un partito non pericoloso. Lo sono invece per loro quelli che non approvano l’immigrazione selvaggia, e vanno secondo le Open Society ostacolati nel dibattito pubblico (“make it harder for populist parties to political debate”) anche con procedure simili a quelle di infrazione rivolte dalla UE agli Stati Membri, “ESCLUDENDO i populisti dal dibattito”, “proteggendo la società civile dal nazionalismo e dal patriottismo”. Per il tema populisti ci sono infatti, interi studi sociologici di professori universitari, richiesti ad hoc per studiare l’evoluzione del panorama politico e di partecipazione all’interno del periodo di crisi economica. Si può anche leggere che “la crisi in UE rimane il terreno migliore per l’attività delle Open Society“…ma non erano società che si ponevano l’obbiettivo di SUPPORTARE la società civile nel mondo? Per loro le crisi sono il terreno migliore. Non l’ho detto io, è scritto. Senza pudore. In un altro studio su come la crisi economica influenza la partecipazione politica si legge una rassicurante affermazione per le Open Society: “l’avversità in campo economico stimola apatia perchè i cittadini sono più preoccupati a risolvere i propri affari privati” Logico.
Dal 2009 al 2014 le Open Society hanno monitorato ed influenzato le elezioni di tutti i paesi Europei e Africani con la scusa di vigilare sui diritti umani (tranne quelli di democrazia ed autodeterminazione a quanto pare) e sul rispetto delle minoranze spendendo ad un aggiornamento del 2014 ben più di 5 milioni allo scopo di influenzare le elezioni in direzione pro-UE.
Dietro a cos’altro è Soros e le sue Open Society? Finanzia associazioni e movimenti pro-LGBT, Arcigay, associazioni in sostegno delle comunità Rom (argomento molto ricorrente e per il quale si invocano spessissimo nei documenti procedure di infrazione contro l’Italia), movimenti “Open Borders” per la cancellazione dei confini tra gli Stati. Ha speso soldi per: attività di società NGO nei vari paesi per influenzare decisioni politiche, attività di lobbing, “INDICIZZARE il dibattito sull’Ucraina in Europa”, “CONTRASTARE le politiche anti terrorismo” (867.000 Euro),“COMBATTERE chi CONTRASTA l’Islam RADICALE” (200.000 dollari), eccetera eccetera eccetera.
Di fronte a questi fatti, a queste dichiarazioni ciò che viene in mente sono le affermazioni che abbiamo sentito dopo la Brexit. Quelle sul popolo non deve decidere perchè “certe decisioni” non devono essere prese dal popolo, che può dare esiti pericolosi. Ci siamo mai chiesti invece quale è l’esito nel momento in cui NON è il popolo a decidere? Cosa succede quando deleghiamo il compito di scegliere a qualcun altro? Di certo questa entità non sceglierà secondo il nostro interesse, quello comune, ma secondo il proprio tornaconto personale. Per cui prestiamo molta attenzione a chi cerca di circuirci facendoci credere che il popolo non può decidere, che non è in grado e che addirittura è un pericolo. Le mail di Soros dimostrano palesemente che nella maggior parte dei casi non siamo noi a decidere, ma che la politica è fortemente influenzata da questi advocates, dai policy makers, aiutati in questo dal progressivo accentramento del potere nelle mani di istituzioni sovranazionali che coordinano come burattinai tutte le nazioni ad esse sottoposte, tramite sanzioni, direttive e obblighi.
“OSF has to face the prospect of losing majority support for open society causes in some parts of Europe. That prospect is already affecting the political environment in Brussels, requiring OSEPI to make our case in innovative ways, bringing new arguments and evidence that can shift policy debates.” La Open Society Foundation in questo rapporto recente evidenzia la paura di perdere terreno in un ambiente politico più “freddo” persino a Bruxelles, centro nevralgico della sua azione, questo grazie alle loro politiche sbagliate, perchè prima o poi quel popolo considerato pericoloso si sveglia e vota i cosiddetti populisti dei quali (si capisce da come ne parlano) hanno una grandissima paura. Quindi c’è una nota di speranza. Anche le Open Society, esagerando nelle loro aree di influenza con le loro linee politiche a volte sbagliano, e finiscono col mettersi in pericolo.
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