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La Marina USA vuole trasformare le piattaforme abbandonate in basi antiaeree

La Marina USA, preoccupata per la difesa della costa Orientale da attacchi missilistici, pensa di costruire delle piattaforme antiaeree sulle piattaforme petrolifere abbandonate

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La Marina degli Stati Uniti convertirà le piattaforme petrolifere  americane in eccesso nel Pacifico in basi militari mobili attive per contrastare la crescente influenza della Cina nella regione.

L’iniziativa è stata presentata dall‘appaltatore Gibbs & Cox durante il Sea Air Space Expo, conclusosi di recente a Washington DC.

Secondo il concetto della cosiddetta Mobile Defense/Depot Platform (MODEP), le piattaforme petrolifere serviranno come basi mobili di difesa missilistica e di rifornimento per rispondere alle crescenti minacce missilistiche nella regione.

Piattaforme offshore nel Pacifico al largo di Los Angeles vicine alle coste della California. In bianco quelle non più operative che potrebbero diventare basi di lancio del sistema antimissile.

Piattaforme petrolifere al largo dell’Oregon

Saranno posizionate a una distanza ottimale dalla costa e opereranno in modo indipendente per oltre 12 mesi.

Inoltre, le grandi basi insulari galleggianti saranno in grado di contenere 512 celle di sistema di lancio verticale o 100 grandi lanciamissili, cinque volte la capacità di un cacciatorpediniere di classe Arleigh Burke. Praticamente le  isole verranno delle grandi postazioni antimissile a difesa del continente nord americano, il tutto senza occupare terreno e in modo anticipato rispetto alle città della costa.

Importanza strategica

L’ufficiale della Marina statunitense Heruningtyas Desi Purnamasari ha detto che le basi mobili hanno un’importanza strategica, dato che la Cina continua ad affermare il suo potere nell’Indo-Pacifico.

Oltre a servire come basi missilistiche, le piattaforme convertite potrebbero essere utilizzate per sostenere i combattenti di superficie e i sottomarini nucleari del servizio.

Il costo delle basi mobili è stimato al 10 percento di un sistema di difesa missilistica balistica della US Navy, che verrà realizzato completamente ex-novo.

“Le piattaforme potrebbero plausibilmente portare ad una sostanziale riduzione dei rischi e dei costi associati ai sistemi di difesa terrestri”, ha sottolineato Purnamasari.

Oggetto di dibattito

L’idea di convertire le piattaforme petrolifere in basi militari mobili è stata oggetto di dibattito nel corso degli anni.

Nel 2018, due esperti militari hanno sottolineato le sfide politiche e di sicurezza delle fortezze militari galleggianti, affermando che diventeranno vulnerabili agli attacchi missilistici.

Alcuni osservatori erano anche preoccupati per i “costi elevati” della costruzione e del funzionamento delle basi offshore.

Un “Maunsell fort”

Nello stesso tempo l’idea di realizzare piattaforma antiaeree marine non è una novità.  Nella Seconda Guerra Mondiale, furono costruite delle piattaforme nel mare del Nord chiamati “Maunsell Fort” che servivano come prima difesa antiaerea contro i bombardieri tedeschi, e che furono poi abbandonate, ma non distrutte, negli anni ’50. Uno è ora illegittimamente occupato dal “Principato di Sealand”


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