Attualità
Zuckerberg (Facebook): fu la FBI a dirci di censurare la storia del laptop
Il CEO di Meta Mark Zuckerberg ha rivelato giovedì che l’FBI aveva messo in guardia Facebook della “propaganda russa” poco prima che la storia del laptop di Hunter Biden venisse pubblicata dal NY Post.
“Fondamentalmente, il contesto è che l’FBI, credo, sia venuta da noi, o da alcuni membri del nostro team, e ci ha detto: ‘Ehi, solo perché lo sappiate, dovreste essere in massima allerta… Pensiamo che ci sia stata molta propaganda russa nelle elezioni del 2016. Abbiamo ricevuto l’avviso che, in pratica, sta per esserci una sorta di operazione di disinformazione simile a quello. Quindi siate vigili”, ha detto Zuckerberg a Rogan. Ecco il video dell’intervista
Mark Zuckerberg tells Joe Rogan that the FBI reached out to Facebook to put them on notice that the Hunter Biden’s laptop story was similar to the previous Russian Propaganda and to be on high alert #joerogan #MarkZuckerberg #JRE pic.twitter.com/ojZHhK3isa
— Giuseppe Mercadante (@itsmercadante) August 25, 2022
Ricordiamo la storia a cui ci riferiamo: Hunter Biden lascia il suo computer portatile in un negozio di riparazioni di Wilmington, nel Delaware, il 12 aprile 2019. Il proprietario, John Paul Mac Isaac, si reca o nell’ufficio dell’FBI di Albuquerque, dove speiga quale materiale gli avevano lasciato fra le mani , ma viene respinto dall’FBI. In pratica gli è stato detto: “Sparisci”. Era la metà di settembre 2019.
Passano due mesi e poi, di punto in bianco, l’FBI contattò John Paul Mac Issac. Due agenti dell’FBI dell’ufficio di Wilmington, Joshua Williams e Mike Dzielak, si recano nella sua ditta. John Paul si offre immediatamente di consegnare loro il disco rigido liberamente. Gli agenti Williams e Dzielak rifiutano di prendere il dispositivo.
Wait till you hear what the whistleblowers have to say about this.
It’s gonna make J6 look like a game of hopscotch. https://t.co/xiCjR5U28T
— Matt Gaetz (@mattgaetz) August 25, 2022
Otto mesi dopo, Isaac ne ha fornito una copia all’avvocato dell’allora presidente Donald Trump, Rudy Giuliani, che ha fornito una copia del disco rigido al NY Post, che ne ha iniziato a pubblicare il contenuto non cifrato. Poi, man mano, altro materiale è emerso dai dischi, con documenti sui traffici con l’Ucraina, foto oscene e altra roba compromettente.
Tornando a Rogan, Zuckerberg ha espresso rammarico per aver soppresso una storia che si è rivelata essere la vera.
“Sì, sì. Voglio dire, fa schifo”, ha detto, prima di difendere la piattaforma per aver permesso ad altri di condividere la storia del NY Post, a differenza di Twitter che invece censurò tutto addirittura mettendo al bando chi ne parlava.
Quindi Zuckerberg difende Facebook affermando che la censura sugli scandalosi dischi rigidi di Hunter Biden sono stati frutto di un’intromissione diretta della FBI nella campagna elettorale, facendo censurare documenti veri. Quindi la stessa FBI perquisisce, su basi legali estremamente fragili, la casa di Trump a Mar-a-Lago. La cosa divertente è che poi Biden parla di “Democrazia”, quando gli USA sono ormai, letteralmente, marci. Il tutto per un partito Democratico che ormai rifiuta il volere degli elettori.
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