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WIRECARD: GLI AUDITOR NON POSSONO VERIFICARE 2 MILIARDI DI CASSA. Meno 66% in borsa. Si sente puzza di Parmalat….
Wirecard, società tedesca di servizi finanziari ed emissione carte di credito, anche virtuali, è nei guai ed ha dovuto rimandare l’approvazione del bilancio 2019. Il motivo è molto semplice: la società di auditing non riesce a verificare la cassa. Il revisore ufficiale, Ernst& Young, ha dovuto ammettere di non poter dare certezza ai valori di cassa per 1,9 miliardi di euro e lo ha ammesso con le seguenti parole:
“Ci sono indicazioni che siano stati forniti dati spuri di bilancio” I quali hanno creato “una percezione sbagliata dell’esistenza di questi valori di cassa nel bilancio o che ci fossero dei conti correnti a favore delle società del gruppo wirecard” “Il management di Wirecard sta lavorando attivamente con l’auditor per giungere ad una chiarificazione della situazione”
Naturalmente la società ha preso una bella bastonata in borsa, con un -66%.
Come ha reagito il CEO di Wirecard? Ha presentato una “Denuncia contro ignoti” per la sparizione dei fondi di cassa, come se la società non fosse sua, ma di qualcun altro, e lui fosse arrivato solo ieri. Ora in finanzia si è abituati a sentirne di tutti i colori, ma qui abbiamo abbondantemente superato il muro del ridicolo. Anche perchè l’accusa che lui muove sembra scritta per seminare ancora più caos: a dare le comunicazioni errate che hanno portato al buco di cassa sarebbe nientepopodimeno che una banca! Se fosse così il buco si allargherebbe all’intero sistema creditizio.
Intanto i titoli obbligazionari convertibili di Wirecard, scadenza 2024, rendimento 0,5% scambiano al valore 50 su 100.
Insomma la puzza che si sente è di un altro caso “Parmalat” di Tanzi, società fallita perchè i valori di cassa, depositati in una società in un paradiso fiscale, in realtà non esistevano. il caso è anche peggiore perchè in questo caso coinvolge una società finanziaria, legata ai pagamenti, ed il sistema creditizio tedesco. Molti puntano a farla cacciare dal DAX, ma sicuramente, per l’ennesima volta, BaFin, l’ente di controllo finanziario tedesco, non ci fa una buona figura.
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