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Economia

Von der Leyen e gli SMS segreti con Pfizer: arriva la mozione di sfiducia. Per la prima volta il Parlamento ne discuterà seriamente

Arriva la sfiducia per Ursula von der Leyen per gli SMS segreti con Pfizer. Non cadrà, ma per la prima volta il Parlamento Europeo discuterà apertamente dello scandalo.

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Un vero terremoto politico, a lungo atteso, si prepara a scuotere Bruxelles. Un gruppo di eurodeputati, guidati dal rumeno Gheorghe Piperea, ha raccolto le firme necessarie per presentare una mozione di sfiducia contro la Presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen. Al centro di tutto c’è lo scandalo enorme e mai chiarito dei negoziati per i vaccini anti-Covid, meglio noto come “Pfizergate“, e quegli ormai famosi messaggi privati scambiati con l’amministratore delegato di Pfizer, Albert Bourla.

Sgombriamo subito il campo da false speranze: è quasi impossibile che Ursula von der Leyen venga mandata a casa. La sua poltrona, per quanto scottante, è blindata dalla ragion di Stato politica. Il suo partito, il Partito Popolare Europeo (PPE), è il gruppo di maggioranza relativa nel Parlamento e non può permettersi il lusso di affondare la propria figura di punta. Farla cadere significherebbe innescare una crisi istituzionale che il PPE, per primo, non ha alcun interesse a gestire, aprendo la porta a scenari imprevedibili e perdendo il controllo della Commissione.

E allora, a cosa serve questa mozione? La risposta è semplice e, per certi versi, è una vittoria storica. Per la prima volta, grazie a questo atto formale, il Parlamento Europeo sarà costretto ad affrontare una discussione seria, pubblica e ufficiale su uno scandalo che per anni è stato confinato alle denunce giornalistiche e alle aule di tribunale. Per la prima volta, la Presidente dovrà rispondere, o almeno tentare di farlo, di fronte all’unica istituzione europea eletta direttamente dai cittadini.

Il nocciolo della questione è imbarazzante. Una sentenza del Tribunale dell’UE di maggio ha già condannato la Commissione per la sua gestione del caso, definendo il suo rifiuto di pubblicare gli SMS “giuridicamente infondato e privo di giustificazione credibile”. L’excusatio della Commissione, ovvero di “non essere riuscita a trovare i messaggi”, è suonata come un’offesa all’intelligenza collettiva. E la domanda, inevitabile e velenosa, resta sospesa nell’aria: che cosa si saranno detti di così segreto la Presidente e il CEO di Pfizer da giustificare una tale secretazione?

Altri politici, di ben altra caratura e spessore morale, si sarebbero già dimessi di fronte a una sentenza così netta e a un’ombra così pesante sulla propria integrità. Lei no.

La mozione di sfiducia, come sottolineato dallo stesso Piperea, non si limita al Pfizergate. Accusa la von der Leyen di un “persistente disprezzo per il controllo democratico e lo stato di diritto”, citando altri esempi di un modo di governare accentratore e sprezzante del ruolo del Parlamento. Tra questi, la recente decisione di emettere ulteriore debito per finanziare il riarmo del blocco eludendo il dibattito parlamentare e il ritiro all’ultimo minuto di una legge contro il “greenwashing”, che ha fatto infuriare persino i suoi alleati socialisti e liberali.

La von der Leyen, quindi, sopravviverà al voto, forte del sostegno politico del suo partito. Ma il colpo alla sua credibilità è durissimo. Sarà costretta a presentarsi in aula e ad ascoltare le critiche. Il dibattito che ne seguirà sarà la vera vittoria per la trasparenza. Non otterremo le sue dimissioni, ma almeno costringeremo il potere a giustificare, balbettando, le proprie opacità di fronte a tutta Europa. Ed è già un inizio.


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