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Economia

Vino 2024: l’Italia resta Regina in un impero sempre più piccolo. Crollano produzione e consumi globali

Vino 2024: L’Italia batte tutti e resta leader mondiale (19,5%), ma il settore è ai minimi dal 1961. Ecco la classifica completa. Scopri chi produce più vino al mondo e perché ne beviamo sempre meno.

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Se c’è una certezza in un mondo economico sempre più volatile, è che l’Italia sa fare il vino meglio – e in quantità maggiore – di chiunque altro. Tuttavia, i dati del 2024 ci consegnano una vittoria agrodolce: siamo i primi della classe, ma la classe si sta svuotando.

Secondo le ultime stime basate sui dati dell’OIV (International Organisation of Vine and Wine), la produzione globale di vino ha toccato un minimo che non si vedeva dal lontano 1961. Nonostante ciò, il Bel Paese mantiene saldamente lo scettro, staccando i cugini d’Oltralpe e gli storici rivali iberici. Vediamo l’infografica in materia preparata da Visual Capitalist

Il Podio Mondiale: L’Europa detta ancora legge

Nonostante la crisi dei consumi e le bizze del clima, il Vecchio Continente rimane la cantina del mondo. Italia, Francia e Spagna, da sole, coprono quasi la metà (49%) di tutto il vino prodotto sul pianeta.

L’Italia si conferma leader indiscusso con una produzione di 4,41 miliardi di litri, pari al 19,5% del totale globale. Una quota di mercato impressionante che distanzia la Francia (ferma al 16%) e la Spagna (13,7%).

Ecco il dettaglio dei principali produttori mondiali nel 2024:

PosizionePaeseProduzione 2024 (Miliardi di Litri)Quota Globale
1🇮🇹 Italia4,4119,5%
2🇫🇷 Francia3,6116,0%
3🇪🇸 Spagna3,1113,7%
4🇺🇸 USA2,119,4%
5🇦🇷 Argentina1,094,8%
6🇦🇺 Australia1,024,5%
7🇨🇱 Cile0,934,1%
8🇿🇦 Sud Africa0,883,9%
9🇩🇪 Germania0,783,4%
10🇵🇹 Portogallo0,693,1%

Fonte: Elaborazione su dati OIV e Voronoi

Mentre gli Stati Uniti difendono la quarta posizione grazie quasi esclusivamente alla California, il resto della classifica vede una presenza importante dell’Emisfero Australe (Argentina, Australia, Cile), che però faticano a tenere il passo dei giganti europei.

Un settore in contrazione strutturale?

I numeri assoluti, però, devono far riflettere. La produzione mondiale si è fermata a 22,6 miliardi di litri, in calo del 5% rispetto al 2023. Siamo di fronte a un fenomeno che non è puramente congiunturale, ma che inizia a mostrare tratti strutturali preoccupanti.

Le cause di questo declino sono molteplici e agiscono sia dal lato dell’offerta che da quello della domanda, in una classica morsa economica:

  • Riduzione dei vigneti: La superficie vitata mondiale si sta restringendo. Meno terra coltivata significa, matematicamente, meno uva e meno vino.

  • Clima estremo: Gli eventi meteorologici avversi stanno diventando una variabile costante, anche se i vigneti sis tanno estendendo in regioni, come il Regno Unito, in cui prima erano assenti.

  • Crollo della domanda: Questo è il punto dolente più dolente. Il mondo consuma circa 21 miliardi di litri l’anno, ma il trend è in discesa dal 2000.

  • Cambio generazionale e prezzi: Le nuove generazioni bevono meno vino, preferendo altre bevande (spesso spirits o analcolici), e l’inflazione degli ultimi anni, con i conseguenti prezzi elevati, ha depresso ulteriormente la domanda.

Siamo dunque i re del vino, ma il regno si sta restringendo. La sfida per il futuro non sarà solo produrre l’eccellenza, ma trovare qualcuno disposto a berla al giusto prezzo. Il marketing diventerà un fattore essenziale di successo.

Domande e Risposte

Perché la produzione mondiale di vino è al livello più basso dal 1961?

Il calo è dovuto a una “tempesta perfetta” di fattori. Da un lato, l’offerta soffre per la riduzione fisica della superficie dei vigneti e per condizioni climatiche estreme che danneggiano i raccolti. Dall’altro, la domanda si contrae: si beve meno vino a livello globale rispetto agli anni ’90 e 2000, costringendo i produttori a ridimensionare l’output per evitare eccessi di invenduto che deprimerebbero ulteriormente i prezzi.

L’Italia rischia di perdere il primato nei prossimi anni?

Al momento il primato appare solido. Con il 19,5% della produzione mondiale, l’Italia ha un margine di sicurezza notevole sulla Francia (16%). La diversità dei vitigni italiani e la capacità di coprire tutte le fasce di prezzo, dal vino da tavola all’eccellenza, offrono una resilienza maggiore rispetto ai competitor. Tuttavia, nessun primato è eterno se non supportato da investimenti e promozione, specialmente in un mercato globale che si sta restringendo.

Perché i giovani bevono meno vino e come influisce sul mercato?

Le preferenze delle generazioni Z e Millennial si stanno spostando verso cocktail, birre artigianali o bevande a basso contenuto alcolico (NoLo). Inoltre, il vino di qualità ha raggiunto prezzi che spesso tagliano fuori i consumatori più giovani con potere d’acquisto ridotto. Questo costringe il mercato a ripensarsi: o si punta sull’iper-lusso per pochi, o si deve trovare un nuovo linguaggio per avvicinare i nuovi consumatori senza svendere il prodotto.

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