Economia

Vietnam, la Banca Centrale fa sul serio: 86 milioni di conti correnti bloccati a rischio chiusura. Boom criptovalute

Vietnam, stretta senza precedenti: chiusi 86 milioni di conti correnti. Una mossa drastica per la sicurezza che però potrebbe spingere i cittadini verso le criptovalute.

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A volte, per fare ordine, bisogna usare le maniere forti. Un concetto che la Banca di Stato del Vietnam (SBV) sembra aver preso molto sul serio, annunciando un piano che ha del drastico: la chiusura di ben 86 milioni di conti bancari non verificati entro settembre 2025. Una vera e propria epurazione digitale con l’obiettivo, ambizioso,  di stroncare le frodi  e blindare l’infrastruttura finanziaria di un paese in piena corsa verso la società cashless. I conti correnti cancellati sono quelli che hanno rifiutato la verifica dei dati biometrici facciali. 

La mossa, annunciata da Pham Anh Tuan, Direttore del Dipartimento Pagamenti della SBV, non arriva dal nulla. Su un totale di circa 200 milioni di conti personali registrati nel 2024, solo 113 milioni sono risultati attivi e verificati. Il resto? Un’enorme zona grigia di conti potenzialmente dormienti, duplicati o, peggio, utilizzati per attività illecite. La soluzione individuata dal governo di Hanoi è netta: obbligo di verifica biometrica per tutti. Chi non si adegua, semplicemente, vedrà il proprio conto sparire.

Questa “pulizia di primavera” ha già causato un leggero calo statistico della popolazione bancarizzata (dall’87,08% del 2023 all’86,97% del 2024), ma per la Banca Centrale è un effetto collaterale accettabile, un piccolo passo indietro per farne due in avanti verso un sistema più trasparente e sicuro. Chi è stato cacciato dal sistema bancario non la penserà nello stesso modo.

Sigillo della Bance Centrale del Vietnam

Un’economia digitale che corre a perdifiato

La decisione della SBV si inserisce in un contesto di crescita esponenziale dei pagamenti digitali. Basti pensare che nel 2024 il valore totale delle transazioni non in contanti ha raggiunto la cifra sbalorditiva di 295,2 quadrilioni di VND, equivalenti a circa $11,57 trilioni di dollari, ovvero 26 volte il PIL del paese. Un boom trainato soprattutto da smartphone e pagamenti via QR code.

I dati del primo trimestre 2025 confermano il trend, con una crescita impressionante rispetto all’anno precedente:

  • Pagamenti con QR Code: +81,64%
  • Internet Banking: +40,41%
  • Pagamenti da mobile: +39,82%

Questi numeri mostrano come la digitalizzazione non sia più un’opzione, ma il motore pulsante dell’economia vietnamita.

Non solo pulizia: si regolamenta anche il futuro (Crypto incluse)

L’interventismo dello Stato vietnamita non si ferma alla sistemazione del presente, ma guarda dritto al futuro. In parallelo alla stretta sui conti correnti, è stata recentemente approvata la “Legge sull’Industria della Tecnologia Digitale”, che entrerà in vigore il 1° gennaio 2026.

La novità più interessante? Il pieno riconoscimento legale degli asset crittografici. La legge distingue chiaramente tra “asset virtuali” e “crypto asset”, creando un quadro normativo che mancava e ponendo solide basi per lo sviluppo del settore. Ovviamente, il tutto viene accompagnato da rigide normative antiriciclaggio (AML) e di cybersecurity, in linea con gli standard internazionali.

Insomma, il Vietnam sta attuando una strategia a due punte: da un lato fa pulizia nel sistema bancario tradizionale per renderlo più sicuro ed efficiente, ma anche molto meno libero e molto più controllato; dall’altro, costruisce le fondamenta normative per governare la finanza del futuro. Però molti vietnamiti inizieranno ad aprire conti in criptovalute online, per evitare in futuro di farsi cacciare nuovamente e per mantenere un degno livello di anonimia. Se l’idea era quella di aumentare il numero di clienti completamente certificati, avrà come effetto secondario quello di aumentare anche il numero di coloro che sono completamente non verificati.

le principali banche del Vietnam

Domande & Risposte

1) Perché il Vietnam sta chiudendo un numero così massiccio di conti bancari? La ragione principale è la lotta alle frodi finanziarie e al riciclaggio. Molti di questi 86 milioni di conti sono “conti fantasma”: inattivi, non riconducibili a un proprietario certo o creati con documenti falsi per scopi illeciti. Imponendo la verifica biometrica, la Banca Centrale vuole assicurarsi che ogni conto sia legato a una persona fisica e verificata, aumentando la sicurezza del sistema e rendendolo più affidabile in vista della transizione verso un’economia completamente digitale.

2) Questa operazione avrà un impatto negativo sui cittadini comuni? Per la maggior parte dei cittadini con conti attivi, l’impatto si limiterà alla necessità di sottoporsi alla verifica biometrica. Il disagio maggiore potrebbe riguardare chi vive in aree rurali con accesso limitato alle filiali. Tuttavia, il beneficio a lungo termine è una maggiore protezione contro truffe e furti di identità. La chiusura riguarda principalmente conti non operativi o fraudolenti, quindi l’utente onesto non rischia di perdere il proprio denaro, ma deve solo adeguarsi alle nuove, più stringenti, regole di sicurezza.

3) Che collegamento c’è tra la chiusura dei conti e la nuova legge sulle criptovalute? Le due iniziative sono parte di un’unica strategia coordinata per affermare il pieno controllo statale sull’ecosistema finanziario digitale. La chiusura dei conti “pulisce” il sistema bancario tradizionale da vulnerabilità e illegalità, aumentandone la trasparenza e il controllo. Contestualmente, la regolamentazione delle criptovalute impedisce che un nuovo settore finanziario, per natura decentralizzato, cresca in modo anarchico e diventi un canale alternativo per attività illecite. È un tentativo di modernizzare e blindare l’intera infrastruttura finanziaria del paese.

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