Seguici su

Attualità

Viet-Nam +7,72% di PIL, un boom fatto vampirizzando la Cina

Pubblicato

il

 

Il prodotto interno lordo del Vietnam ha registrato un’espansione del 7,72% annuo nel secondo trimestre del 2022, molto più veloce di una crescita marginalmente rivista del 5,05% nel primo trimestre e indicando il terzo trimestre consecutivo di espansione, secondo i dati flash. L’ultimo dato è stato anche il più forte ritmo di crescita dal quarto trimestre del 2007 e il più alto tasso di crescita per il solo secondo trimestre dal 2011, favorito da uno stimolo fiscale di circa 15 miliardi di dollari e dall’ulteriore riapertura dell’economia dopo quasi due anni di chiusura. La produzione si è rafforzata per l’industria e le costruzioni (7,70% rispetto al 6,38% del 1° trimestre), i servizi (6,60% rispetto al 4,58%) e l’agricoltura (2,78% rispetto al 2,45%). Nel frattempo, la spesa delle famiglie si è ulteriormente ripresa, mentre le esportazioni sono rimaste solide, soprattutto verso gli Stati Uniti. Nel primo semestre, il PIL è cresciuto del 6,42% a/a, più forte del 5,74% registrato nello stesso periodo del 2021. Per il secondo semestre, tuttavia, il governo ha avvertito che l’economia dovrà affrontare molteplici venti contrari dovuti sia all’impennata dell’inflazione che alla persistente incertezza globale. Per l’intero 2022, l’economia dovrebbe avanzare di circa il 6%-6,5%.

Tra l’altro tutto questo con un’inflazione sotto controllo al 3,37%. Molto meno dei paesi europei, ma il Vietnam NON ha deciso di mettere sanzioni economiche a mezzo mondo sulla base della propria presunta superiorità morale (che non ha…). Ovviamente i dati del PIL, come per tutti i paesi comunisti, sono da prendere con le molle, eppure la crescita è evidente.

Il Vietnam ha una popolazione di circa 100 milioni di abitanti, quindi quasi quanto il Giappone e, pur essendo un paese comunista come la Cina, si avvantaggia di un approccio internazionale più morbido, che rende il paese appetibile ai paesi ANSEAN come possibile luogo dove trasferire le attività produttive. Quindi il paese è diventato il luogo di produzione preferito per Taiwan, ad esempio, mentre l’export verso gli USA si mantiene elevato. Per dare un’idea delle dimensioni del boom il valore delle esportazioni negli Stati Uniti nella prima metà dell’anno è aumentato del 22,5% a 55,9 miliardi di dollari USA. Se confrontiamo questi dati di crescita con il magro 2% dello Shenzhen cinese possiamo comprendere la differenza fra i due paesi. Il Vietnam poi ha applicato lockdown molto meno assoluti e stretti rispetto alla Cina, riuscendo così a limitare i danni sull’economia.

Ovviamente questa lezione sembra importare poco sia a Pechino sia al nuovo potere comunista, la UE.

 

 


Telegram
Grazie al nostro canale Telegram potete rimanere aggiornati sulla pubblicazione di nuovi articoli di Scenari Economici.

⇒ Iscrivetevi subito