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Venezuela: L’incredibile offerta di Maduro agli USA per evitare la guerra. Ma la neovincitrice del Nobel, Machado, promette ancora di più

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La tensione nel Mar dei Caraibi è ormai palpabile. Washington ha schierato una forza navale imponente al largo delle coste del Venezuela, con la scusa ufficiale di una rinnovata “guerra alla droga”. Una motivazione che, secondo il presidente venezuelano Nicolas Maduro, maschera a malapena il vero obiettivo: un cambio di regime a Caracas. Di fronte a quella che definisce una minaccia diretta, Maduro ha chiesto una riunione d’emergenza del Consiglio di Sicurezza dell’ONU per denunciare i “piani di aggressione” americani.

La situazione è già degenerata, con almeno ventuno morti segnalati a seguito di interventi militari statunitensi contro imbarcazioni sospettate di narcotraffico. Curiosamente, la stessa Colombia ha ammesso che almeno una delle barche colpite era operata da propri trafficanti, un dettaglio che aggiunge complessità al quadro. Il tutto mentre il presidente Trump ha notificato al Congresso che gli Stati Uniti si trovano attualmente in un “conflitto armato” con i cartelli della droga, di cui, secondo Washington, Maduro sarebbe il capo indiscusso.

Fin qui, la cronaca che potremmo definire “ufficiale”. Ma, come spesso accade, la parte più interessante si svolge dietro le quinte. A lanciare la proverbiale bomba è il New York Times, secondo cui per mesi si sarebbero tenute trattative segrete tra emissari di Maduro e alti funzionari dell’amministrazione Trump. E l’offerta messa sul tavolo da Caracas per disinnescare la crisi ha dell’incredibile.

L’offerta che Washington ha rifiutato

Nel disperato tentativo di porre fine allo scontro, il governo Maduro avrebbe offerto agli Stati Uniti concessioni che avrebbero smantellato l’intera architettura di nazionalismo delle risorse, pilastro del movimento chavista. In pratica, un’abiura totale in cambio della sopravvivenza politica. L’offerta, secondo le fonti, includeva:

  • Una partecipazione dominante per le aziende USA in tutti i progetti petroliferi e minerari (oro compreso) del Venezuela, sia presenti che futuri.
  • Contratti preferenziali garantiti alle imprese americane in tutti i settori strategici.
  • L’inversione dei flussi di esportazione del petrolio, dirottando le forniture destinate alla Cina verso gli Stati Uniti.
  • Un drastico taglio dei contratti energetici e minerari in essere con aziende cinesi, russe e iraniane.

In sostanza, Maduro offriva a Washington le chiavi economiche del Venezuela, trasformando il paese in un protettorato energetico americano e tagliando i ponti con i principali rivali geopolitici degli USA. Un’offerta che qualunque amministrazione, sulla carta, considererebbe irrinunciabile. Eppure, Trump ha rispedito l’offerta al mittente.

La controproposta del Nobel per la Pace

Perché rifiutare un accordo così vantaggioso? La risposta ha un nome e un volto: María Corina Machado, leader dell’opposizione e, guarda caso, freschissima vincitrice del Premio Nobel per la Pace, assegnatole venerdì dal comitato di Oslo per aver “tenuto accesa la fiamma della democrazia”.

A quanto pare, la linea dura del Segretario di Stato Marco Rubio ha prevalso, e l’amministrazione americana è molto più allettata dalla proposta economica avanzata proprio dalla Machado. La sua tesi è semplice ma efficace: Maduro, anche se volesse, non potrebbe garantire la stabilità necessaria per gli investimenti. Un accordo con lui sarebbe precario, basato sul terrore e non sullo stato di diritto.

La squadra della Machado, invece, promette un piatto molto più ricco:

  • Un’apertura totale all’economia internazionale basata su democrazia e certezza del diritto.
  • Un potenziale economico per le aziende americane stimato in $1.700 miliardi nei prossimi 15 anni.

Come ha dichiarato al Times Sary Levy, consigliera economica della Machado, “Quello che Maduro offre agli investitori non è stabilità, è controllo, un controllo mantenuto attraverso il terrore”. Secondo Levy, l’amministrazione Trump ha dimostrato di non voler cadere nella trappola di “soluzioni facili”.

Resta la curiosa coincidenza di un Premio Nobel per la Pace assegnato proprio alla figura su cui gli Stati Uniti sembrano puntare per un cambio di regime, in un contesto di massima tensione militare. Un premio che, secondo il comitato norvegese, celebra la pace, ma che nei fatti potrebbe spianare la strada a un’operazione che di pacifico rischia di avere ben poco. Tempi interessanti, non c’è che dire.

Trump e la Machogo

Domande e Risposte per i Lettori

1) Perché Maduro sarebbe arrivato a offrire un controllo così vasto delle risorse venezuelane agli Stati Uniti?

L’offerta, per quanto estrema, può essere interpretata come un atto di disperazione. Il Venezuela è strangolato da anni di sanzioni economiche statunitensi che hanno paralizzato la sua industria petrolifera e causato una crisi umanitaria. Di fronte a una massiccia presenza militare americana e alla minaccia concreta di un’invasione o di un colpo di stato, Maduro potrebbe aver visto la cessione della sovranità economica come l’unica, ultima carta da giocare per salvare il proprio potere politico ed evitare un conflitto aperto, le cui conseguenze per il paese sarebbero devastanti.

2) Se l’offerta di Maduro era così vantaggiosa, per quale motivo l’amministrazione Trump l’avrebbe rifiutata?

Il rifiuto può essere spiegato da una combinazione di fattori. In primo luogo, la totale mancanza di fiducia nei confronti di Maduro, considerato un leader inaffidabile e illegittimo. In secondo luogo, l’influenza della corrente “falco” nell’amministrazione, che punta a una rimozione completa del chavismo. Infine, la proposta dell’opposizione guidata da Machado è vista come strategicamente superiore: non offre solo risorse, ma un riallineamento totale del Venezuela all’Occidente, basato su un sistema politico-economico stabile e prevedibile (democrazia e stato di diritto), che a lungo termine garantirebbe profitti ancora maggiori e più sicuri.

3) Che ruolo gioca il Premio Nobel per la Pace assegnato a María Corina Machado in questo scenario?

Il tempismo dell’assegnazione è politicamente molto significativo. Il Premio Nobel conferisce a María Corina Machado un’enorme legittimità internazionale e la consacra come l’unica alternativa credibile a Maduro agli occhi del mondo. Questo riconoscimento indebolisce la posizione di Maduro, rendendo più difficile per lui dipingere l’opposizione come un semplice gruppo di “golpisti” manovrati dagli USA. Di fatto, il Nobel agisce come un potente strumento di soft power, preparando il terreno diplomatico e mediatico per un eventuale cambio di regime, presentandolo non come un’ingerenza, ma come il sostegno a una campionessa della democrazia.

E tu cosa ne pensi?

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