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VENEZUELA: 54 ORE DI BLACK OUT. NON PUO’ FINIRE BENE

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54 ore di blackout sono un tempo lunghissimo senza tecnologia. Dopo 54  ore i cellulari si scaricano, le reti mobili pure, anche i server saltano, i generatori smettono di funzionare, gli ospedali piombano del XIX secolo.

Si calcola che negli ospedali siano morte 15 persone, nella maggior parte bambini, per la mancanza di energia elettrica. le unità di dialisi sono in gravissima crisi  con il 95% del apese senza luce elettrica 10.200 Venezuelani rischiano la vita.

Ora il Venezuela è chiaramente distinguibile sulle fotografie satellitari notturne:

Chi è il responsabile di questa incredibilee, vergognosa, situazione per un paese che fino a meno di 10 anni fa esportava energia ai propri vicini? Maduro accusa un attacco cibernetico USA, elemento che sembra improbabile, mentre più probabile potrebbe essere un sabotaggio interno unito alla vetustà della rete. Guaidò afferma che Maduro sia il responsabile diretto del blackout, realizzato per terrorizzare la popolazione, impedirne il coordinamento e permettere una repressione nel silenzio da parte della guardia nazionale e dei famigerati Colectivos.

Ci sono state manifestazioni contrapposte:

Maduro si rivela più colpevole: se il blackout è una scelta volontaria è un criminale colpevole di crimini contro l’umanità e c’è da augurarsi che presto ne paghi le conseguenze di fronte al tribunale internazionale. Se è una situazione subita comunque rivela l’incapacità e la superficialità del suo regime che, nonostante la militarizzazione del servizio elettrico non riesce ad assicurare i servizi minimi.   Ci sono degli scontri che, purtroppo, non riescono a trapelare a causa del Blackout:

Se fosse Guaidò responsabile si rivelerebbe veramente pronto a tutto, cioè a troppo per il potere.

La situazione drammatica sembra creata ad hoc per giustificare un intervento esterno.  Comunque in questo momento sono i venezuelani che stanno pagando, sulla loro pelle, la lotta politica e questo dovrebbe essere ben ricordato anche in Italia.


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