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Vectis: La Skunk Works di Lockheed non si arrende e lancia il suo drone da combattimento “Premium” e “Stealth”

Lockheed, dopo l’esclusione, rilancia con Vectis: un drone stealth “premium” che promette di cambiare le regole del combattimento aereo, agendo come scudiero robotico dell’F-35.

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Dopo un boccone amaro, Lockheed Martin mette le carte in tavola. La sua celebre divisione per i progetti avanzati, la mitica Skunk Works, ha tolto i veli a Vectis, un nuovo drone da combattimento stealth di fascia alta. Si tratta di un velivolo senza pilota (CCA – Collaborative Combat Aircraft) progettato per essere altamente adattabile, letale e, soprattutto, riutilizzabile. Una mossa strategica che arriva dopo che la proposta “gold-plated”, ovvero placcata d’oro, della stessa Skunk Works era stata scartata dalla U.S. Air Force per la prima fase del suo programma CCA, forse perché ritenuta troppo sofisticata (e costosa).

Con Vectis, che in latino significa “leva”, Lockheed intende offrire una leva strategica ai suoi clienti, americani e internazionali, puntando su un equilibrio tra furtività, capacità e costi. L’obiettivo è chiaro: rientrare dalla finestra dopo essere usciti dalla porta, proponendo un prodotto che, a differenza dei concorrenti più “economici”, pone un’enfasi maggiore sulla sopravvivenza in ambienti ostili.

L’Agile Drone Framework: più software che hardware

Come ha spiegato O.J. Sanchez, Vice Presidente e General Manager della Skunk Works, a TWZ, Vectis non è solo un aereo, ma l’incarnazione di una nuova filosofia di sviluppo chiamata Agile Drone Framework. L’idea di fondo è dare priorità a:

  • Modularità: la capacità di adattare e aggiornare rapidamente il drone.
  • Sistemi di missione aperti: per integrare facilmente sensori, armi e software di terze parti.
  • Interoperabilità: la capacità di comunicare e operare senza soluzione di continuità con altri sistemi, sia statunitensi che alleati.

In pratica, Lockheed Martin sta scommettendo su una piattaforma flessibile, dove il software e l’architettura aperta contano quasi più della cellula stessa. Un approccio pensato per evitare di rimanere ingessati in una singola configurazione hardware, offrendo un prodotto che può evolvere con le minacce future. Questo è importante per permettere al mezzo di entrare in collaborazione con una pluralità di mezzi, dagli F-22 al F-35 alle ultime versioni degli F-16. Qualcosa che è necessario se si vuole avere successo commerciale.

Caption da Lockheed – TWZ

Come si presenta il Vectis?

Le immagini e i video rilasciati mostrano un design decisamente votato alla bassa osservabilità (stealth). Le caratteristiche principali sono:

CaratteristicaDescrizioneVantaggio Stealth
ConfigurazioneTutt’ala senza coda, con un’ala a “lambda”.Riduce la traccia radar complessiva.
Presa d’ariaDorsale, montata sopra la fusoliera.Nasconde le pale del motore dalle onde radar frontali e da terra
Condotto di aspirazioneA forma di “S”.Impedisce la riflessione diretta delle onde radar sulle componenti interne del motore.
ScaricoSchermato.Riduce la segnatura infrarossa, rendendo più difficile l’aggancio da parte di missili a ricerca di calore.
LineeSpigoli pronunciati (chine) e forme affusolate.Deviano le onde radar lontano dalla fonte di emissione.

Sanchez ha specificato che il Vectis è più piccolo di un caccia F-16 ma più grande dei droni-missile della famiglia CMMT, un range dimensionale piuttosto ampio. Attualmente dipende da una pista per decollo e atterraggio, ma è progettato per operare anche da basi austere, in linea con la dottrina dell’Agile Combat Employment (ACE) dell’USAF.

Missione: il gregario robotico dell’F-35

Il Vectis non è pensato per volare da solo, ma per essere un “gregario” robotico al fianco di caccia di quinta e sesta generazione come l’F-22 e l’F-35. La sua flessibilità gli consente di svolgere una vasta gamma di missioni:

  • Aria-Aria: può utilizzare i propri sensori (radar compatti, sistemi IRST) per individuare e tracciare minacce aeree, per poi ingaggiarle con missili lanciati da stive interne.
  • Aria-Superficie: può colpire difese aeree nemiche o altri bersagli a terra.
  • ISR (Intelligence, Surveillance, Reconnaissance): può fungere da sensore avanzato, raccogliendo dati preziosi e trasmettendoli al pilota umano o ad altri centri di comando.

La velocità non sembra essere una priorità: Sanchez ha lasciato intendere che il drone sarà subsonico, ritenendo la velocità supersonica non essenziale per questo tipo di ruolo. L’autonomia, invece, è descritta come “compatibile” con i teatri operativi dell’Indo-Pacifico, dell’Europa e del Medio Oriente.

Una scommessa sul futuro (e sugli alleati)

La vera partita che Lockheed Martin sta giocando non è solo per la commessa dell’USAF (la “Increment 2” del programma CCA, per la quale Vectis potrebbe essere un ottimo candidato), ma per il mercato globale. L’architettura aperta è un chiaro messaggio agli alleati: potrete integrare i vostri sistemi, personalizzare i carichi utili e operare insieme a noi senza problemi.

L’azienda sta già lavorando con partner internazionali, come la britannica BAE Systems, e ha dimostrato la capacità di condividere dati classificati in modo sicuro con gli operatori stranieri dell’F-35. Il sistema di controllo, basato sulla piattaforma MDCX già fornita alla U.S. Navy, permette di comandare i droni non solo dalla cabina di un caccia, ma anche da una nave o da un centro di comando a terra.

Mentre concorrenti come General Atomics e Anduril si sono aggiudicati la prima fase del programma USAF con droni forse più “sacrificabili”, Lockheed scommette su un futuro in cui spendere 15-20 milioni di dollari per un drone che ha l’80% di probabilità di non tornare a casa potrebbe non essere una proposta finanziariamente sostenibile per una nazione.

La Skunk Works ha ordinato le parti per il prototipo e prevede di farlo volare entro i prossimi due anni. Il messaggio è forte e chiaro: nel futuro affollato dei droni da combattimento, c’è spazio per un’opzione “premium”, un investimento sulla sopravvivenza e sulla flessibilità. Una “leva”, appunto, per cambiare le sorti del combattimento aereo.

Intanto Pechino ha presentato i suoi prototipi durante la propria sfilata per la vittoria

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Rendering delle ipotesi di CCA di Airbus

Domande e Risposte

1. Perché Lockheed Martin ha sviluppato Vectis se la sua precedente proposta era stata respinta dall’Air Force perché “troppo costosa”?

La mossa di Lockheed Martin è strategica. La prima proposta è stata respinta per l’Incremento 1 del programma CCA, che privilegiava soluzioni a costo più contenuto. Tuttavia, l’Air Force ha un secondo bando in programma (Incremento 2) e le esigenze potrebbero cambiare. Vectis si posiziona come una soluzione più “survivable” (con maggiori capacità di sopravvivenza). Lockheed scommette che, di fronte alla prospettiva di perdere un gran numero di droni economici in un conflitto reale, il Pentagono e gli alleati potrebbero rivalutare l’importanza di un velivolo più robusto e riutilizzabile, giustificandone un costo unitario potenzialmente superiore.

2. Che vantaggi potrebbe portare un drone come Vectis a un’aviazione alleata come quella italiana, che opera con gli F-35?

Per un operatore di F-35 come l’Italia, un drone come Vectis offrirebbe vantaggi enormi. Grazie all’architettura aperta e all’interoperabilità, potrebbe agire come un moltiplicatore di forza: un F-35 potrebbe controllare una squadra di Vectis, usandoli come sensori avanzati per mappare le difese nemiche senza esporsi, o come “vettori di armi” aggiuntivi per lanciare missili. Questo aumenterebbe la letalità e la sopravvivenza del pilota e del suo costoso caccia. La modularità permetterebbe inoltre di integrare sensori o armamenti di produzione nazionale, rafforzando l’industria della difesa locale.

3. Cosa significa il nome “Vectis” e perché è stato scelto?

“Vectis” è la parola latina per “leva”. La Skunk Works ha scelto questo nome per riflettere la filosofia dietro al drone: offrire una “leva” strategica e tattica sul campo di battaglia. L’idea è che l’integrazione di questi droni con i caccia pilotati fornisca un vantaggio sproporzionato, permettendo di ottenere risultati molto maggiori rispetto alla semplice somma delle singole parti. È un nome che evoca l’idea di un moltiplicatore di forza, uno strumento che permette di superare ostacoli altrimenti insormontabili con uno sforzo relativamente minore.

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