Economia
Valutazioni CSM: la grande promozione. Perché il 99% dei magistrati è “positivo” (e la riforma punta al sorteggio)
Pagelle CSM, promossi tutti: il 99% dei giudici è “positivo”. Il trucco? Si può sbagliare due volte su tre. Ecco come la riforma vuole usare il sorteggio per fermare il potere delle correnti.

Nel sistema giudiziario italiano, quasi tutti i magistrati sono eccellenti. Non è un’opinione di parte, ma il risultato quasi plebiscitario delle valutazioni di professionalità quadriennali operate dal Consiglio Superiore della Magistratura e riportate da Libero Quotidiano. Una situazione che, dati alla mano, appare più come un meccanismo automatico di promozione che come una seria analisi del merito.
Questa “auto-assoluzione” di massa, che umilia le toghe meritevoli equiparandole a chi lavora meno o peggio, non è solo una curiosità statistica: è il cuore del potere delle correnti giudiziarie. Ed è esattamente il meccanismo che la prossima riforma costituzionale, su cui si voterà tramite referendum, intende scardinare.
I dati eccezionali delle pagelle
I numeri, forniti recentemente dal Ministro della Giustizia Carlo Nordio in risposta a un’interrogazione parlamentare, sono costanti nel tempo e, per chi crede nella meritocrazia, piuttosto sconfortanti. Mostrano una tendenza bulgara alla promozione.
Ecco una sintesi delle valutazioni di carriera dei magistrati negli ultimi anni:
| Anno | Valutazioni totali | Valutazioni POSITIVE | % Positive | Valutazioni NON POSITIVE | Valutazioni NEGATIVE |
| 2021 | 2.103 | 2.092 | 99,47% | 4 | 7 |
| 2023 | 2.210 | 2.197 | 99,41% | 3 | 10 |
| 2024 | 1.658 | 1.639 | 98,85% | 6 | 13 |
| 2025 (al 21/10) | 1.222 | 1.206 | 98,69% | 6 | 10 |
Nota: I dati 2022, pur confermando il trend (99,23% positive), presentavano un’anomalia statistica nelle fonti ministeriali.
Come si vede, la percentuale di bocciati o “non positivi” è costantemente vicina allo zero. Poco o nulla è cambiato negli anni. Ma come è possibile?
La regola dei “due terzi”
La risposta non risiede in un’improvvisa esplosione di eccellenza giudiziaria, ma, più prosaicamente, nei criteri fissati dallo stesso CSM. La “Circolare sui nuovi criteri di valutazione di professionalità”, approvata all’unanimità, stabilisce un principio piuttosto generoso.
Per ottenere un giudizio positivo è sufficiente l’«assenza di gravi anomalie».
Il punto chiave, con un pizzico di ironia burocratica, sta nella definizione di “grave” o “significativo”:
- Per i magistrati giudicanti (i giudici), l’annullamento o la riforma delle loro sentenze nei gradi superiori non deve avere un “carattere significativo”.
- Per i pubblici ministeri, il rigetto delle loro richieste da parte dei giudici non deve assumere un “carattere significativo”.
E quando un errore diventa “significativo”? La circolare stessa lo spiega: solo quando «oltre due terzi dei provvedimenti o delle richieste (…) risultano annullate, riformate o rigettate».
Tradotto dal burocratese: un magistrato può vedersi smentito (o “sbagliare”) due volte su tre – il 66% del suo operato – e ricevere comunque una valutazione “positiva”. Questo spiega facilmente le percentuali vicine al 99% di cui sopra.
Il vero potere: le correnti
Questa valutazione non è un semplice pezzo di carta. Condiziona l’intera carriera del magistrato e da essa dipendono:
- Trasferimenti ad altra sede.
- Conferimento di funzioni (anche in Cassazione).
- Nomina a ruoli direttivi (Presidente di tribunale, Procuratore capo, ecc.).
- Autorizzazioni a incarichi esterni.
Il problema è evidente: se tutti i magistrati sono valutati come “bravissimi”, la meritocrazia scompare. La scelta su chi promuovere ai vertici degli uffici giudiziari (i ruoli che contano davvero) diventa puramente discrezionale.
Qui entrano in gioco le correnti della magistratura. Controllando il CSM, che gestisce le valutazioni, le correnti possono distribuire incarichi e potere non in base alla capacità, ma in base all’affiliazione. Il magistrato meno capace, ma sostenuto dalla corrente giusta, può tranquillamente superare il collega più capace ma indipendente. Questo è un discreto problema.
La riforma e l’arma del sorteggio
È per spezzare questo legame che la riforma costituzionale, oltre alla separazione delle carriere, introduce un elemento dirompente: il sorteggio.
La proposta prevede l’estrazione a sorte di due terzi dei componenti togati del Consiglio Superiore della Magistratura (sia giudicante che requirente) e di nove giudici su quindici dell’Alta Corte (che gestirà il disciplinare).
Il sorteggio è visto come l’unica arma in grado di “far saltare la camarilla delle correnti”, togliendo loro la certezza di piazzare i propri uomini nei posti chiave della valutazione. Non è un caso che l’Associazione Nazionale Magistrati (ANM) e le correnti stesse siano i principali oppositori della riforma: essa toglierebbe loro il controllo sul meccanismo che, dati alla mano, garantisce il controllo sulle carriere.
Quello che comunque manca completamente è una valutazione che colleghi crimini e insicurezza alla valutazione delle performace. Il fatto che i cittadini siano sempre più insicuri dovrebbe avere anche una ricaduta su chi, questa sicurezza, dovrebbe garantirla.
Domande e risposte
Perché il CSM promuove quasi tutti i magistrati?
Perché i criteri di valutazione sono estremamente permissivi. La circolare del CSM, approvata all’unanimità, stabilisce che per un giudizio positivo basta l'”assenza di gravi anomalie”. Un’anomalia è considerata “grave” solo se più di due terzi dei provvedimenti di un magistrato (sentenze o richieste d’accusa) vengono annullati o rigettati. Di conseguenza, sbagliare il 66% delle volte non impedisce di ricevere una valutazione “positiva”.
Cosa succede se tutti i magistrati hanno un giudizio positivo?
La meritocrazia viene di fatto annullata. Poiché la valutazione (necessaria per trasferimenti, promozioni e nomine a ruoli direttivi) è positiva per quasi tutti, la scelta su chi far avanzare in carriera diventa discrezionale. Questo rafforza enormemente il potere delle “correnti” della magistratura, che possono così favorire i propri affiliati indipendentemente dalle loro reali capacità, basando le nomine sulla lealtà associativa anziché sul merito.
In che modo la riforma costituzionale intende risolvere questo problema?
La riforma punta a spezzare il controllo delle correnti sul CSM, l’organo che effettua le valutazioni. L’arma principale è l’introduzione del sorteggio per i due terzi dei membri togati (giudici e PM) del CSM. Togliendo alle correnti la garanzia di poter eleggere i propri rappresentanti nel Consiglio, si mira a rendere le valutazioni e le nomine più oggettive e meno legate a logiche di scambio e appartenenza.








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