EconomiaFinanzaUSA
USA: tornano gli “scarafaggi” del credito. Due banche regionali crollano per prestiti fraudolenti
“Scarafaggi del credito”: Banche regionali USA in caduta libera. Prestiti fraudolenti e vecchi scheletri minacciano la stabilità.

Proprio mentre il mercato iniziava, con un certo ritardo, a digerire le recenti e problematiche bancarotte di Tricolor e First Brands, la tensione sul settore del credito americano è improvvisamente salita a nuovi livelli.
Due banche regionali statunitensi sono crollate in borsa giovedì mattina, dopo aver entrambe rivelato gravi problemi legati a prestiti che implicano accuse di frode. Questo alimenta il timore, recentemente espresso anche da Jamie Dimon (JPMorgan), che stiano emergendo altri “scarafaggi” del credito (i credit cockroaches, ovvero i problemi nascosti destinati a venire alla luce uno dopo l’altro) nella valutazione della solvibilità dei debitori.
Nel dettaglio, le azioni di Zions Bancorp sono precipitate del 10% dopo che la banca ha comunicato una svalutazione (charge-off) da 50 milioni di dollari per un prestito sottoscritto dalla sua controllata, California Bank & Trust, a San Diego.
Contemporaneamente, Western Alliance Bancorp (WAL) è crollata fino all’11% dopo aver dichiarato di avere a che fare con un debitore che non ha fornito “garanzie reali in prima posizione”. In termini semplici, la garanzia che doveva coprire il prestito non era valida, primafila o, peggio, inesistente. Una situazione che puzza di frode, molto simile a quanto già visto nel caso First Brands.
Il contesto si aggrava
Come se non bastasse, Western Alliance ha anche ammesso di avere un’esposizione diretta nel collasso del fornitore di ricambi auto First Brands Group, per il quale pratiche creditizie fraudolente hanno creato un buco da almeno 10 miliardi con una facilità agghiacciante.
Tuttavia, la banca ha dichiarato (con un ottimismo che, evidentemente, il mercato non condivide affatto) di non aspettarsi che questo problema modifichi le sue previsioni per il 2025. Come no, i soldi crescono sugli alberi.
Sarebbe profondamente ironico se WAL, sopravvissuta a malapena alla crisi bancaria del 2023, venisse ora messa in ginocchio per non aver condotto un’adeguata due diligence (l’analisi preventiva dei rischi) sui propri clienti pochi anni dopo.
La notizia giunge all’indomani di un acceso dibattito tra Jamie Dimon di JPM e diversi fondi di private credit (credito privato non bancario), in cui entrambe le parti si sono accusate a vicenda di nascondere proprio questi “scarafaggi” nei loro bilanci.
“Ci sono stati diversi eventi di credito ‘una tantum’ che alcune banche hanno anticipato prima di questo trimestre”, ha detto Terry McEvoy, analista di Stephens Inc., “E non sono passati inosservati agli investitori”.
L’impatto sul mercato
Questi eventi, sebbene presentati come “isolati”, stanno diventando pericolosamente frequenti e l’impatto si sta allargando:
- Il contagio: Dopo la bancarotta del prestatore sub-prime auto Tricolor Holdings il mese scorso, JPMorgan ha dovuto svalutare 170 milioni di dollari e Fifth Third Bancorp fino a 200 milioni.
- L’indice di settore: La notizia ha colpito l’intero indice delle banche regionali (come il KRE ETF), che è sceso bruscamente.
- I player coinvolti: Nel frattempo, Jefferies, la banca d’investimento al centro dell’intera saga di First Brands, continua a perdere terreno e al momento segna un -8%.
Domande e Risposte (FAQ)
Ecco tre domande che un lettore potrebbe porsi, con relative risposte.
1. Perché queste banche crollano per prestiti fraudolenti? Non dovrebbero controllare prima? In teoria, sì. Il problema emerge quando le garanzie (collaterali) date in cambio del prestito si rivelano false o sopravvalutate. Nel caso di Western Alliance, il debitore non ha fornito una “garanzia di primo grado”, il che significa che la banca non è la prima a essere rimborsata in caso di fallimento. Questi “errori” di due diligence (verifica) costringono la banca a svalutare immediatamente il prestito (charge-off), causando perdite. Il mercato reagisce vendendo il titolo, perché teme che non sia un caso isolato ma un problema di gestione del rischio diffuso.
2. Cosa c’entra Jamie Dimon che accusa il “Private Credit”? Il “private credit” (credito privato) è un mercato enorme e poco regolamentato dove fondi specializzati, e non le banche, prestano soldi alle aziende. Dimon (capo di JPMorgan, una banca tradizionale) teme che questo settore “ombra” nasconda rischi enormi (gli “scarafaggi”). I fondi rispondono accusando le banche di fare lo stesso. Le difficoltà di Tricolor e First Brands, finanziate da entrambi i mondi, dimostrano che i rischi sono reali e interconnessi. Queste nuove frodi nelle banche regionali gettano benzina sul fuoco di questo dibattito sulla stabilità finanziaria.
3. Sopravvivere alla crisi del 2023 per poi fallire su una frode: è possibile? È un paradosso ironico, ma possibile. La crisi del 2023 (innescata da SVB) fu una crisi di liquidità e di mismatch dei tassi di interesse: le banche avevano investito in asset a lungo termine (titoli di stato) che perdevano valore mentre i tassi salivano. Quella attuale è una crisi di qualità del credito: le banche hanno concesso prestiti a debitori che ora, con l’economia in rallentamento, si rivelano insolventi o, peggio, fraudolenti. Western Alliance è sopravvissuta alla prima ondata, ma ora mostra debolezze sulla valutazione base del rischio di credito.

You must be logged in to post a comment Login