Energia
USA: Stop ai nuovi Data Center se la rete non regge. L’allarme del maggior gestore del mercato PJM
Il Garante del mercato PJM chiede alla FERC di bloccare le nuove connessioni senza energia garantita. A rischio la stabilità della rete e costi extra per 16 miliardi. Da ora in poi Data Center solo se c’è energia sul mercato

L’entusiasmo per l’intelligenza artificiale e la digitalizzazione globale si scontra, come spesso accade, con la dura realtà della fisica e delle infrastrutture. La notizia arriva direttamente dagli Stati Uniti, dove il PJM Interconnection – il più grande gestore della rete elettrica americana, che serve 65 milioni di persone tra il Mid-Atlantic e il Midwest – è finito nel mirino del suo stesso organo di controllo.
Il richiamo alla realtà: niente energia, niente connessione
La questione è semplice, quasi banale, ma in un mondo di finanza creativa ed espansione digitale a debito sembra rivoluzionaria: non si possono aggiungere nuovi, enormi carichi alla rete se non si è in grado di servirli in modo affidabile. Niente Data Center senza generazione.
Questa è la sintesi del reclamo depositato martedì presso la FERC (Federal Energy Regulatory Commission) da Monitoring Analytics, il “Market Monitor” indipendente del PJM. L’ente di controllo ha chiesto esplicitamente ai regolatori federali di imporre al gestore di rete uno stop alle connessioni dei nuovi grandi Data Center, a meno che non vi sia la certezza tecnica di poter fornire energia senza causare blackout.
La critica mossa è feroce: pare che il PJM stia valutando di autorizzare nuovi carichi (leggi: server farm energivore) pur sapendo di non poterli servire con l’attuale capacità, accettando implicitamente il rischio di interruzioni programmate o instabilità per tutti gli altri clienti. Per il Monitor, questo approccio “non è giusto né ragionevole”.
Un problema di autorità e infrastrutture
Il nocciolo della disputa è tecnico e legale. Il PJM ha l’autorità di dire “no” o “aspetta”?
La posizione del Monitor: Il PJM ha l’obbligo di mantenere la rete affidabile. Di conseguenza, ha il dovere di mettere in coda i nuovi grandi Data Center finché non vi è generazione e trasmissione adeguata.
La posizione del PJM e degli Stakeholder: Durante le discussioni autunnali, lo staff del PJM e molti operatori si sono mostrati riluttanti ad ammettere di avere tale autorità, fallendo nel trovare un accordo quadro per la gestione dei nuovi carichi.
La proposta del Monitor è di stampo classico: vuoi connettere un Data Center? Bene, ma devi avere una fornitura di nuova energia corrispondente (“matching”) pronta all’uso. Senza investimenti reali nell’offerta (generazione), non si può aumentare indefinitamente la domanda. Questo pone automaticamente un limite alla diffusione della AI senza nuoi investimenti energetici.
L’impatto economico: 16 miliardi di dollari
Come sempre, i nodi vengono al pettine quando si parla di soldi. L’aggiunta indiscriminata di questi carichi sta facendo esplodere i costi, creando distorsioni di mercato che pagano, alla fine, gli utenti.
Ecco i dati rilevanti evidenziati da Monitoring Analytics:
I costi di trasmissione stanno aumentando rapidamente.
I prezzi dell’energia e della capacità sono sotto pressione.
L’impatto dei Data Center (esistenti e previsti) ha gonfiato i ricavi delle aste di capacità del PJM di ben 16,6 miliardi di dollari nelle ultime due sessioni.
La cifra è destinata a crescere se non si affronta il problema strutturale. Il consiglio di amministrazione del PJM prevede di presentare una proposta alla FERC, ma il Monitor avverte: serve un chiarimento immediato sull’autorità del gestore, prima che la situazione diventi ingestibile. Non si può fare politica energetica sperando che la capacità appaia per magia.
Domande e risposte
Perché il PJM non vuole bloccare i nuovi Data Center?
Il PJM si trova in una posizione delicata. Da un lato ha l’obbligo tecnico della stabilità, dall’altro subisce le pressioni del mercato e degli stakeholder che vogliono cavalcare il boom dell’Intelligenza Artificiale e dei servizi cloud. Ammettere di dover bloccare le connessioni significherebbe frenare investimenti miliardari. Inoltre, c’è incertezza legale sul fatto che il gestore abbia l’autorità formale di negare l’accesso in base alla sola disponibilità futura di generazione, senza un quadro normativo esplicito della FERC.
Quali sono le conseguenze concrete per i cittadini americani?
Se non viene regolata l’immissione di nuovi carichi massivi, i cittadini rischiano su due fronti. Il primo è quello della sicurezza energetica: possibili blackout o razionamenti dell’energia nei momenti di picco. Il secondo è economico: l’aumento della domanda senza un corrispondente aumento dell’offerta fa lievitare i prezzi all’ingrosso (come dimostrano i 16,6 miliardi extra nelle aste di capacità), costi che inevitabilmente verranno scaricati sulle bollette finali di famiglie e imprese “tradizionali”.
Qual è la soluzione proposta dal “Market Monitor”?
La soluzione proposta da Monitoring Analytics è molto pragmatica: subordinare l’interconnessione dei nuovi grandi Data Center alla presenza di nuova capacità di generazione dedicata o comunque sufficiente (“matching new power supplies”). In pratica, chi vuole consumare enormi quantità di energia deve assicurarsi che questa energia venga prodotta, senza cannibalizzare la capacità esistente necessaria per il funzionamento affidabile della rete attuale. È un richiamo alla pianificazione infrastrutturale contro la speculazione pura.









You must be logged in to post a comment Login