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Analisi e studi

USA: indicatori previsiona PMI in calo, ma ancora positivi. Crollo in Canada

I PMI manifatturieri di USA e Canada stanno segnando sensibili cadute, con il Canada che indica contrazione, come consguenza dei dazi imposti da Trump e che saranno effettivi da oggi

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Il mix di dazi imposti a mezzo mondo, soprattutto a paesi che da decenni confidano sul libero scambio con gli USA, sta causando una certa confusione nel mondo imprenditoriale Nord Americano e questo si riflette sugli indici previsionali.

Il PMI manifatturiero ISM USA è sceso a 50,3 nel febbraio 2025 da 50,9 in gennaio, al di sotto delle previsioni di 50,5.

La lettura ha indicato un rallentamento della crescita del settore manifatturiero, in quanto “la domanda si è attenuata, la produzione si è stabilizzata e la riduzione del personale è continuata mentre le aziende sperimentavano il primo shock operativo della politica tariffaria della nuova amministrazione”.

La crescita dei prezzi ha subito un’accelerazione a causa delle tariffe, causando arretrati nell’acquisizione di nuovi ordini, interruzioni delle consegne da parte dei fornitori e impatti sulle scorte di produzione”, ha dichiarato Timothy Fiore, presidente dell’ISM.

I nuovi ordini hanno registrato il calo maggiore dal marzo 2022 (48,6 vs 55,1). Anche l’occupazione (47,6 vs 50,3) è scesa in territorio di contrazione e la produzione ha subito un forte rallentamento (50,7 vs 52,5).

Inoltre, la pressione sui prezzi ha subito un’accelerazione, raggiungendo i massimi da giugno 2022 (62,4 vs 54,9). Nel frattempo, le scorte sono rimaste sostanzialmente stabili (49,9 vs 45,9) e il portafoglio ordini ha subito una contrazione minore (46,8 vs 44,9), mentre le consegne dei fornitori (54,5 vs 50,9) hanno indicato un ulteriore rallentamento delle consegne.

Ecco il relativo grafico:

Veniamo al Canada, recente obiettivo dei dazi di Trump, per vedere come se le cose non vanno bene per il maggior “Cliente” nord americano, vannomolto peggio per chi vedeva il 25% del suo export muoversi verso gli USA.

Il PMI manifatturiero di S&P Global Canada è sceso a 47,8 nel febbraio 2025 da 51,6 del mese precedente, in netto contrasto con le aspettative del mercato di 51,9.

Il risultato ha evidenziato il primo calo dell’attività industriale dall’agosto dell’anno scorso e il più forte dal dicembre 2023, pressato dalla contrazione sia della produzione che dei nuovi ordini.

Le aziende hanno notato che i clienti hanno adottato un approccio cauto a causa dell’incertezza sulle politiche commerciali tra Canada e Stati Uniti, facendo calare i nuovi ordini di esportazione al massimo da settembre.

La mancanza di nuovo lavoro ha reso le fabbriche riluttanti a rimpiazzare gli esuberi e i livelli occupazionali sono scesi per la prima volta da agosto. Sul fronte dei prezzi, l’inflazione dei costi dei fattori produttivi ha registrato l’accelerazione maggiore degli ultimi due anni, in un contesto di pressione sul dollaro canadese.

Di conseguenza, per la seconda volta negli utlimi 12 mesi, le aziende hanno segnalato un forte pessimismo per gli affari futuri.

Ed ecco il Canada

Appare evidente che la politica di dazi sull’import statunitense, che avrò delle conseguenze anche sull’export , viene ad avere delle conseguenze sui paesi che, con il NAFTA prima e con il Patto di libera circolazione poi, avevano contato su un mondo senza dazi e avevano specializzato il proprio sistema industriale in cooperazione con quello USA.

Ora questi strettissimi legami vengono ad essere messi a rischio e questo pone dei problemi previsionali agli imprenditori, soprattutto quelli che prima esportavano negli USA e che ora si vedono cancellate le opportunità di esportazione. Costruire nuove catene logistiche verso l’Europa o l’Asia non è così semplice, prima di tutti per motivazioni di carattere geografico, ma non solo: come si può avere un libero commercio con paesi che tendono tutti ad avere surplus commerciali?


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