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USA: il consumatore è depresso (-30%), la sanità esplode, ma la Borsa festeggia. I rischi nascosti tra Private Credit e mattone canadese
Mentre Wall Street festeggia i record dell’AI, le famiglie americane tagliano i consumi. Prezzi, dazi e timori sulla disoccupazione affossano il sentiment al livello più basso dell’anno, creando una pericolosa divergenza tra finanza e realtà.

Mentre i mercati finanziari continuano la loro danza, apparentemente incuranti della gravità, l’economia reale americana invia segnali che definire preoccupanti sarebbe un eufemismo e che vengono ripresi da Bloomberg. I dati rilasciati il 20 dicembre 2025 dalla UMich ci restituiscono la fotografia di un Paese profondamente diviso: da una parte l’euforia di Wall Street, sostenuta dall’intelligenza artificiale e dalla speculazione, dall’altra le famiglie americane, schiacciate da un costo della vita sempre più insostenibile.
Ecco i punti salienti che emergono dalle ultime rilevazioni, analizzati senza i soliti filtri dell’ottimismo di facciata.
Il crollo della fiducia: l’economia reale soffre
La “buona notizia”, se così vogliamo chiamarla, è che il sentiment dei consumatori è salito leggermente a dicembre. La cattiva, anzi pessima notizia, è che è salito meno del previsto e rimane sotto di quasi il 30% rispetto al dicembre 2024.
Joanne Hsu, direttrice del sondaggio, ha sintetizzato la situazione con brutale onestà: “Le questioni legate al portafoglio continuano a dominare la visione dell’economia da parte dei consumatori”. Nonostante la politica cerchi di dare un’immagine diversa, quello che arriva ai consumatori è l’impressione che i prezzi stiano aumentando piuttosto rapidamente.
Il distacco tra Borsa e Realtà
Mentre le famiglie americane fanno i conti con la spesa, i mercati sembrano vivere in un universo parallelo. Le azioni sono salite, trainate ancora una volta dal settore tecnologico e dalle scommesse sull’intelligenza artificiale.
- Nvidia ha guidato i guadagni tra le mega-capitalizzazioni.
- Oracle ha registrato un’impennata del 7%.
- L’S&P 500 ha recuperato le perdite settimanali grazie a questo rally tecnico.

È il trionfo della finanza sulla realtà: i trader si preoccupano della scadenza delle opzioni, mentre i cittadini si preoccupano del prezzo del latte e delle auto.
I dolori del consumatore: prezzi e dazi
L’insoddisfazione è palpabile e strutturale. Circa il 47% dei consumatori ha menzionato spontaneamente i prezzi elevati come un fattore che deprime le proprie finanze personali. Questo dato è invariato rispetto a novembre, ma nettamente superiore al 35% registrato un anno fa.
Le condizioni di acquisto per i beni durevoli sono peggiorate del 6% rispetto al mese precedente e sono crollate di oltre il 40% rispetto all’anno scorso. Anche per i veicoli la situazione è critica, con le condizioni di acquisto ai minimi storici. I colpevoli? Prezzi alti e l’impatto dei dazi.
Ecco un quadro riassuntivo delle preoccupazioni principali:
| Indicatore | Variazione / Stato Attuale | Causa Citata |
| Sentiment Generale | -30% vs Dicembre 2024 | Costo della vita |
| Beni Durevoli | -40% vs Dicembre 2024 | Prezzi e Tariffe |
| Preoccupazione Prezzi | 47% degli intervistati | Inflazione persistente |
Come sottolineato dalla Hsu, l’escalation dei dazi in primavera ha scatenato timori di un’inflazione catastrofica. Sebbene tali timori si siano attenuati con l’allentamento della politica tariffaria, i consumatori si aspettano che l’inflazione rimanga elevata nel prossimo futuro, diluendo inesorabilmente il loro potere d’acquisto. Eppure l’inflazione USA appare, negli indici ufficiali, perfettamente sotto controllo, perfino in calo:
Mercato del lavoro: nubi all’orizzonte
L’ultimo tassello di questo quadro poco rassicurante riguarda il lavoro. Per tutto il 2025, i consumatori hanno anticipato un deterioramento del mercato occupazionale. A dicembre, circa il 63% dei consumatori prevede un peggioramento della disoccupazione nel prossimo anno, un balzo notevole rispetto al 40% di un anno fa.
Le aspettative sui redditi rimangono deboli e, sebbene la paura di perdere il proprio posto di lavoro sia migliorata leggermente rispetto a novembre, resta molto più alta rispetto allo scorso dicembre. In sintesi, il consumatore americano è stanco, preoccupato e con meno soldi in tasca, ma Wall Street preferisce guardare l’intelligenza artificiale piuttosto che l’intelligenza del buon padre di famiglia. Bisogna dire che questi indici non sono scritti nella pietra: proprio come “Sentiment” sono indicatori dell’umore, non dei dati reali. Però sono anche numeri di cui un politico, anche il Presidente degli USA, deve tenerne conto.
Domande e risposte
Perché le borse salgono se i consumatori sono così pessimisti?
Esiste spesso una disconnessione temporale e strutturale tra mercati finanziari ed economia reale.1 Le borse, in particolare indici come l’S&P 500, sono pesate su grandi multinazionali tecnologiche (come Nvidia o Oracle) che beneficiano di trend globali come l’intelligenza artificiale, indipendentemente dalla capacità di spesa immediata del cittadino medio americano. Inoltre, i mercati spesso reagiscono a flussi di liquidità e scadenze tecniche (opzioni), ignorando nel breve termine i fondamentali macroeconomici negativi come il calo della domanda interna.
Qual è il ruolo dei dazi in questo calo di fiducia?
I dazi giocano un ruolo cruciale nella percezione dell’inflazione futura. Secondo il sondaggio dell’Università del Michigan, i consumatori associano direttamente i dazi a prezzi più alti per beni durevoli e veicoli. Anche se le politiche tariffarie possono essersi allentate recentemente, lo shock psicologico della primavera 2025 ha lasciato il segno: i consumatori temono che i costi rimarranno strutturalmente elevati, riducendo il loro potere d’acquisto reale. Non è solo un problema di prezzi attuali, ma di aspettative inflattive consolidate.
Le previsioni sulla disoccupazione sono affidabili?
Le aspettative dei consumatori sulla disoccupazione sono un indicatore “sentimentale” ma spesso anticipatore. Il fatto che il 63% degli intervistati preveda un peggioramento (contro il 40% dell’anno precedente) indica una percezione di fragilità nel mercato del lavoro che le statistiche ufficiali potrebbero non aver ancora catturato appieno. Quando i consumatori temono per il proprio posto di lavoro, tendono a contrarre i consumi precauzionalmente, il che può innescare una profezia che si autoavvera, rallentando l’economia e portando effettivamente a un aumento della disoccupazione.









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