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Energia

USA: 625 milioni per il carbone. Il ritorno del “buon senso” pragmatico contro la transizione “verde”

Gli USA tornano al carbone: l’Amministrazione Trump lancia un piano da 625 milioni per ammodernare gli impianti, puntando su acciaio, IA e “buon senso” contro la transizione verde.

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Mentre l’Europa dibatte ansiosamente di phase-out e transizioni verdi, spesso dimenticando i costi industriali, l’amministrazione Trump ha annunciato un’iniezione da 625 milioni di dollari per rinvigorire l’industria americana del carbone.

L’obiettivo dichiarato non è ideologico, ma squisitamente pragmatico: mantenere aperte le centrali a carbone esistenti, abbassare i costi dell’energia e, di conseguenza, mantenere la competitività globale degli Stati Uniti.

A presentare il piano è stato il Segretario all’Energia, Christopher Wright, che parlando a “Mornings with Maria” su FOX Business, ha usato termini inequivocabili. Wright ha definito l’industria del carbone “critica per la potenza industriale americana”, sottolineando che gli Stati Uniti dispongono di “imponenti riserve” pronte per un uso produttivo.

L’importanza strategica del carbone

Al di là delle narrazioni politiche, Wright ha fornito dati tecnici. Il carbone, dopo gas naturale e nucleare, è la terza fonte di elettricità negli Stati Uniti. Ma non solo: è anche la “spina dorsale della produzione di acciaio” e un elemento critico per quella del cemento.

Fonti energetiche USA, 1950 -2024

“Il carbone fa girare il mondo”, ha chiosato Wright, lanciando una frecciata neanche troppo velata alle precedenti amministrazioni (Obama e Biden) che, a suo dire, “hanno cercato di strangolarlo”.

Il piano, quindi, non è un semplice sussidio, ma un investimento strategico. I 625 milioni di dollari saranno utilizzati principalmente per ammodernare gli impianti a carbone esistenti, mantenendoli operativi e implementando nuovi controlli sull’inquinamento per garantirne un funzionamento “più pulito e migliore”.

Il Segretario all’Energia ha insistito sul fatto che il carbone ha un lungo futuro, nonostante i desideri di chi vorrebbe vederlo sparire. “È fondamentale per il nostro Paese”, ha dichiarato.

L’amministrazione punta a:

  • Esportare più carbone.
  • Utilizzarlo per l’industria americana, specialmente nel contesto della reindustrializzazione.
  • Continuare a fornire il 15-16% dell’elettricità nazionale.
  • Sostenere la capacità industriale necessaria per “vincere la corsa all’IA”.

Carbone USA, miniera

La suddivisione tecnica dei fondi

L’analisi dei fondi rivela una strategia mirata non solo alla produzione, ma anche alla flessibilità e all’efficienza. La suddivisione del pacchetto da 625 milioni è la seguente:

  • 175 milioni di dollari: Finanzieranno progetti per fornire energia più economica e affidabile alle comunità rurali.
  • 50 milioni di dollari: Saranno usati per aggiornare i sistemi di gestione delle acque reflue, estendendo la vita operativa degli impianti e riducendone i costi.
  • 25 milioni di dollari: Serviranno a implementare la capacità dual fuel, permettendo alle centrali di operare sia a carbone che a gas naturale.
  • 25 milioni di dollari: Supporteranno investimenti per mantenere l’efficienza e l’affidabilità delle caldaie quando queste utilizzano il 100% di gas naturale (massimizzando quindi la flessibilità acquisita).

Wright ha concluso affermando che “il presidente Trump è stato eletto per riportare il buon senso” e che il carbone, essendo “una parte enorme della nostra rete elettrica”, non può essere semplicemente messo in naftalina come deciso dall’amministrazione Biden e da alcuni governatori democratici. Un segnale chiaro.

Segretario al’Energia Chris WrightGli USA tornano al carbone: l’Amministrazione Trump lancia un piano da 625 milioni per ammodernare gli impianti, puntando su acciaio, IA e “buon senso” contro la transizione verde.

Domande e risposte

Perché gli Stati Uniti investono ancora sul carbone nell’era delle rinnovabili? L’amministrazione Trump giustifica questa scelta con ragioni di pragmatismo industriale e sicurezza energetica. A differenza di molte fonti rinnovabili, il carbone (come il nucleare) fornisce un carico di base (baseload) costante e affidabile. Inoltre, è ritenuto indispensabile per settori strategici come l’acciaio e il cemento, fondamentali per qualsiasi piano di reindustrializzazione e per mantenere bassi i costi energetici complessivi, un fattore chiave per la competitività.

Ma questi 625 milioni non aumenteranno l’inquinamento? Il piano presentato dal Segretario Wright specifica che una parte significativa dei fondi è destinata proprio all’ammodernamento degli impianti esistenti. Questo include l’installazione di “nuovi controlli anti-inquinamento” per farli funzionare in modo “più pulito”. L’obiettivo non è solo mantenere operativa la capacità esistente, ma anche migliorarne l’efficienza e l’impatto ambientale, ad esempio attraverso 50 milioni stanziati per la gestione delle acque reflue.

Perché un piano per il carbone finanzia anche l’uso di gas naturale? Questa è una delle parti tecnicamente più interessanti del piano. Vengono stanziati 25 milioni per la capacità dual fuel (carbone/gas) e altri 25 milioni per l’efficienza quando si usa solo gas. Questo indica una strategia di flessibilità: gli impianti saranno in grado di passare da un combustibile all’altro a seconda della disponibilità e dei costi di mercato, garantendo la produzione elettrica in ogni scenario ed evitando interruzioni della fornitura.

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