Attualità
Un’ottima proposta a costo zero per facilitare l’apertura di attività commerciali di Mario Scali.
L’atavica ed irrisolta questione della “burocrazia”, che infligge ai cittadini, che vogliono intraprendere un’attività produttiva pretestuosi oneri procedurali e gravosi oneri finanziari, appare ciclicamente sui media con tutto il solito carico di riprovazione verbale e di esemplificazioni tragicamente esilaranti.
Una approfondirà ricerca della CNA di recente pubblicazione, consente, finalmente, una pacata riflessione di merito basata su oggettivi dati opportunamente aggregati.
La ricerca evidenzia innanzi tutto l’esistenza di un groviglio normativo di diverso ordine e grado che rende disomogeneo (anche in termini territoriali) il quadro di riferimento procedurale basato sull’introduzione di una serie di autorizzazioni preventive di legittimità con inevitabili marcati spazi di discrezionalità propri di ciascuna fase provvedimentale.
Da questo primo dato discende l’indeterminatezza (non solo) temporale del risultato finale e anche di ciascuna fase. E tutto ciò vanifica anche lo sforzo di razionalizzazione introdotto con lo sportello unico sulle attività produttive.
In questo quadro non basta più cavarsela chiamando in causa la “burocrazia” senza provare a verificare se esistono strade alternative semplici e a costo zero.
Appare necessario provare ad immaginare di tutelare pienamente l’autonomia organizzativa e gestionale delle attività di necessaria verifica propria delle pubbliche amministrazioni a tutela del bene comune incrementandone l’efficacia e contestualmente offrire al cittadino imprenditore il necessario quadro di certezze procedimentali, temporali e di costi indispensabili all’esercizio della propria attività.
Proviamo a fare qualche esempio in grado di tenere insieme queste due esigenze senza stravolgere il quadro organizzativo e funzionale delle amministrazioni interessate.
Supponiamo che tizio desideroso di gestire una propria gelateria, inviasse allo sportello unico per le attività produttive (o al Comune nel caso di inesistenza dello sportello unico) una regolare domanda di autorizzazione con carico all’Ente ricevente di condividere la domanda con tutte le altre amministrazioni interessate. (Un onere già previsto dalla normativa vigente ma purtroppo largamente ignorato).
Che alla domanda sia allegata la documentazione progettuale di massima e quella personale non già in possesso di una delle pubbliche amministrazioni interessate.
Che l’istante dichiarasse, altresì, che nel termine di 45 giorni, dalla notifica provvederà a trasmettere alla medesima amministrazione una certificazione di fine lavori prodotta da tecnico abilitato attestante che l’opificio è conforme alle norme e regolamenti vigenti. Che, pertanto, a conoscenza delle responsabilità per il caso di dichiarazione mendace, inizierà la propria attività produttiva nel termine dei successivi quindici giorni nelle more dell’autorizzazione. In questo caso le amministrazioni interessate avrebbero a disposizione ben 60 giorni per effettuare tutte le verifiche di competenza e concedere la necessaria autorizzazione.
Nel caso in cui, per qualsivoglia ragione, nel termine suindicato l’amministrazione non le avesse rilasciate o non si fosse avvalsa della facoltà di richiedere una proroga non superiore a quindici giorni, l’imprenditore resterebbe facoltato ad iniziare l’attività ferma restando il potere di verifica e controllo successivo.
In questo caso, senza comprimere o limitare in alcun modo le competenze della pubblica amministrazione, si sarebbe consentito al cittadino di esercitare la propria attività in tempi e costi certi pur assumendo su di se la responsabilità del rispetto delle regole comuni e con eventuale carico di sanzioni più severe.
La complessità del quadro organizzativo della nostra pubblica amministrazione non può essere una scusante per inefficienze e ritardi perché l’evoluzione della tecnologia, annullando le distanze e rendendo tutto disponibile in tempo reale, costituisce occasione e strumento ineludibile per la modernizzazione dei processi.
A volte la modernizzazione dei processi evolutivi delle pubbliche amministrazioni sono resi più lenti o meno efficaci proprio da un quadro normativo che strizza un’occhio alla conservazione non sempre per consapevolezza intellettuale ma, più spesso, per presunte esigenze di evitare squilibri. Non sarebbe il caso di smettere con i controlli preventivi di legittimità e dedicare uomini e risorse ai controlli di merito contestuali e successivi?
Che senso ha, per esempio, moltiplicare i controlli dì legittimità sui contratti di concessione governativa e delegare al concessionario il compito del controllo di merito e di efficacia?
Il rapporto tra esigenze dei cittadini e rappresentanza della pubblica amministrazione, nel mondo moderno che, correndo velocemente, rende già superata la novità di ieri, postula l’esigenza di rendere i processi compatibili con l’innovazione e gestibili con gli strumenti più moderni disponibili. Se il gap tra bisogno del cittadino obbligato a misurarsi con la competitività globale e la risposta incoerente e tardiva (o sorda) dell’amministrazione si allarga, la nostra economia perderà competitività. Va considerato peraltro che spesso i provvedimenti a costo zero incidono positivamente sia sui processi economici che sull’allargamento del consenso che, a sua volta, rafforza la democrazia.
Mario Scali
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