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Una sinistra ben ‘addestrata’

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Landini, il nuovo segretario della CGIL, ha inaugurato il suo mandato nel CARA (il Centro Accoglienza Richiedenti Asilo) di Mineo. Qualche giorno fa Pierluigi Bersani, in un contraddittorio con Matteo Salvini, ha di nuovo toccato il tasto dei migranti provando a spiegare al leader leghista perché costoro hanno bisogno di noi e perché l’Italia ha bisogno di loro. In particolare, l’ex segretario Dem ha tirato fuori il solito esempio dei lavori umili che gli italiani non vogliono più fare. I due episodi ci raccontano tantissimo sul declino, storico e irreversibile, della sinistra italiana, ma ancor di più ci spiegano perché essa si sia trasformata nel contrario di ciò che vorrebbe essere. Un insieme di partiti, di sindacati, di associazioni, di movimenti – una costellazione di forze, insomma – oggettivamente di destra, come direbbe un marxista duro e puro. E quando parlo di “destra” impiego il termine per riferirmi agli agenti della conservazione dello status quo. La destra intesa come agglomerato dei “conservatori” del sistema economico-finanziario-sociale oggi dominante: l’ordoliberismo in tutte le sue forme e manifestazioni. C’è più di qualche indizio a confermare tale tesi.
 
Innanzitutto, l’ossessione per tutto ciò che non è italiano e nazionale, quindi lo sradicamento della “Sinistra destrorsa” italiana dalle esigenze, dai bisogni, dalle speranze, dai desideri, dalle necessità, dalle aspettative della popolazione italiana. Quando, nel dibattito di cui sopra, Salvini dice a Bersani di essere, prima di tutto, preoccupato dello stato di indigenza di sei milioni di connazionali, Bersani assume un’espressione tra lo stupefatto e l’ironico. Un’espressione che coincide con l’impressione suscitata in noi dal nuovo segretario della CGIL che va al Cara di Mineo per festeggiare la sua nomina. Segretario della CGIL, capite? Confederazione Generale Italiana (non “Internazionale”) del Lavoro. Ecco, la sinistra odierna ha questa perversa, innaturale, illogica devozione per il melting pot culturale e non si rende conto che tale crogiuolo non è frutto di una libera scelta di masse gaudenti e liberate, ma il precipitato storico dello sfruttamento. Anzi, dell’applicazione, a livello mondiale, di spietati fattori di iniquità sociale su masse sterminate di persone.
 
In altri, termini, non solo la sinistra italiana ha dimenticato i cittadini italiani; ha dimenticato, soprattutto, i poveri italiani. Diciamo che è stata ben “addestrata”, in tutti i sensi possibili. I poveri le piacciono solo se stranieri. E nonostante abbia davanti agli occhi le cause della loro presenza sul nostro territorio (spesso coincidenti con le cause per cui centinaia di migliaia di nostri giovani emigrano) non le vede proprio. I suoi leader si curano, con slancio samaritano, di pochi forestieri e ignorano – con sprezzante alterigia – i tantissimi connazionali bisognosi: vecchi, donne, bambini, disagiati di ogni genere ed età non sono abbastanza “migranti” per meritare ascolto. Nello stesso tempo, e per supremo paradosso, anziché impegnarsi per costruire un mondo dove le persone non siano più costrette a lasciare le loro terre per farsi sfruttare altrove, si industriano per agevolare il definitivo approdo a una società dove tutti, indigeni e foresti, possano essere sfruttati alla grande. Ovunque.
 
Francesco Carraro
www.francescocarraro.com

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