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UNA SEDUTA DI PSICANALISI COLLETTIVA: L’ASSEMBLEA POPOLARE DI VICENZA

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Ieri, come magari avrete letto, si è tenuta l’assemblea della Banca Popolare di Vicenza per l’approvazione del bilancio ed una serie di adempimenti di contorno, come la ridefinizione delle dimensioni del CdA e la conferma del Consigliere Delegato.

Vi ho preso parte, con delega da parte dell’Associazione “Noi che credevamo alla Bpvi e VB” che tutela gli azionisti. Ora non vorrei trattare gli aspetti tecnici, se non in modo secondario, ai quali dedicherò altri articoli di approfondimento  in modo separato e che comunque dovranno essere seguiti per le vicende della cosiddetta “Capitalizzazione precauzionale” richiesta al tesoro per oltre 3 miliardi. Quello che è vorrei presentarvi è proprio il clima che rispecchia perfettamente l’Italia di oggi.

Nella sala Palladio della Fiera di Vicenza, il parterre era meno folto del solito. Un duecento soci di partenza. Questo è figlio dello scoramento di una parte e dell’accettazione, per stanchezza e per insistenza, del cosiddetto “Ristoro” da parte di altri soci, oltre alla furbizia dei CdA di Atlante che ha fatto svolgere le assemblee di BPVI e VB all stessa ora , lo stesso giorno, impedendo la presenza ad entrambe dei soci, numerosi, con posizioni in entrambe gli istituti. L’assemblea precedente la sala contava almeno il doppio dei presenti. Fuori un picchetto triste e ridotto di sindacalisti al vento, che sperano di salvare un posto di lavoro messo in crisi anche dalle loro scelte.  Una delle diverse immagini che ieri spiegavano l’Italia di oggi: in parte disperata, in parte arrabbiata, in parte in attesa di uno straniero che compri.

Dentro tanta rabbia e tanta mestizia, mescolate. Perchè l’offerta di “Ristoro” del 15% ha avuto il merito di concentrare e determinare i soci – risparmiatori. Si  dovuto scegliere, o di qua o di la, e quelli che han scelto di resistere sono, a questo punto, non pochi (45 mila solo in BPVI) e veramente decisi. Bisogna dire che perfino il CdA era segnato da una vena di tristezza, e ne aveva diverse motivazioni:

  • Una perdita monstre di 1,9 miliardi, superiore all’apporto in corso 2015 di fondo Atlante (1,5 miliardi), tanto che si è dovuto ricorrere al fondo sovrapprezzo azioni (leggasi, ai soldi dei vecchi soci), per coprirlo;
  • La conferma di un Consigliere Delegato contestato per le sue vicende giudiziarie (rinvio a giudizio a Milano per falso nel bilancio MPS), che ha richiesto una conferma pubblica di fiducia da parte di Fondo Atlante;
  • L’ammissione  che si naviga a vista, senza nessun vero piano per il futuro, solo con la speranza che il commissario alla concorrenza non metta i bastoni fra le ruote al bilancio statale.

Perfino il rappresentante del Fondo Atlante, che poteva giocare il proprio ruolo di Dominus totale ed assoluto per l’ultima volta, riusciva a mescolare alla solita arroganza del ruolo una tristezza perchè poteva esercitare il suo ruolo supremo solo per l’ultima volta.

Tutto questo si è tangibilmente toccato in due occasioni :

  • quando alla votazione del bilancio TUTTI i soci presenti hanno votato contro o si sono astenuti, SALVO il rappresentante di fondo Atlante;
  • quando il CdA, a sorpresa per tutti i soci, tranne Atlante, ha fatto votare un’inutile azione di resposnabilità verso l’ultimo CdA (quello di Iorio e Dolcetta, per intenderci) , a cui han votato a favore TUTTI i soci tranne il rappresentante di fondo Atlante, quasi con scherno, come il Belli o il Marchese del Grillo: “Io son Io e voi….”.

Quest’ultima mossa ha poi veramente mostrato la connivenza in tutta la vicenda: si è tentato, inutilmente, di coprire gli errori e gli orrori della gestione Iorio, non meno responsabile di quella Zonin, nella speranza di poter così evitare future chiamate di responsabilità. Una vicenda triste, che non tutela il precedente CdA  in alcun modo, ma semplicemente mostra il grado di coinvolgimento reciproco degli attori di tutta questa vicenda poco edificante storia.

Ora anche Atlante passa. Tutto passa, tranne le ingiustizie subite.

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