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Una Sandbox per Valute Virtuali ed Security Token, a Campione d’Italia. Una proposta operativa.

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L’innamoramento collettivo per le valute virtuali e la blockchain sta, fortunatamente, sfiorendo, lasciando spazio non più alle chimere, ma a progetti di carattere concreto ed operativo. Nel momento in cui le principali banche, a partire da JP Morgan, stanno iniziando a lavorare su token da utilizzarsi come strumenti limitati, inizialmente, a pagamenti interni, e nascono varie forme di Security Token, che potenzialmente possono rappresentare un insieme infinito di asset, dal finanziario all’immobiliare alle commodity all’agroalimentare, si pone anche per l’Italia il tema di una legislazione che riesca a combinare la certezza del diritto all’efficienza operativa.

La  soluzione però non è per nulla semplice in un mondo che è in perenne evoluzione e dove le innovazioni si susseguono con continuità. In questi casi una legislazione troppo lasca aprirebbe spazi ad attività di carattere speculativo non utili al sistema  economico, ma un invece a maglie troppo rigide o strette avrebbe come effetto solo il trasferimento oltreconfine di attività di servizio che,  per loro natura, sono smaterializzate. Si pone quindi la necessità di definire un ambito normativo limitato dimensionalmente e spazialmente, ma dove poter effettuare le sperimentazioni delle innovazioni finanziarie in modo sicuro sia per il largo pubblico, che ne verrebbe temporaneamente escluso o accettato su base selettiva, sia per gli operatori che verrebbero esentati dall’applicazione delle normative monetarie più ostiche e che pongono maggiori barriere all’entrata per le start-up.

La strada percorribile e già seguita da altre nazioni è quella della Sandbox, cioè di un ambiente giuridicamente definito,  con limiti dimensionali precisi, nel quale, sempre sotto la supervisione di un’autorità, sia possibile per le fintech e le soluzione basate su blockchain sperimentare le proprie soluzioni, con un riscontro limitato da parte della massa del pubblico,  ma esistente, per evidenziare eventuali criticità operative o normative.

Una sandbox potrebbe ,per esempi, prevedere una forte semplificazione dal punto di vista normativo per quanto riguarda la raccolta di capitali fatta con emissione di Security token, purchè avvenga sotto il controllo di una specifica autorità ed entro determinati limiti di raccolta, oppure permettere la creazione di un luogo di scambio alternativo, un exchange, per questi valori purchè l’autorità stessa abbia libero accesso alla piattaforma per controllarne volumi, modalità  operative, eventuali anomalie statistiche e modalità o problemi di compliance da parte degli utenti. In una sandbox potrebbe essere lasciata libera la definizione dei contratti e  smart contract alla base di token rappresentativi di beni fisici, quali ad esempio commodity o anche prodotti Made in Italy degni di tutela, per studiare le modalità di funzionamento che uniscano gli aspetti di carattere finanziario e il necessario tracking del prodotti.

Esperienze di questo genere sono estremamente diffuse ed hanno avuto successo in situazioni ambientali molto diverse, dal Canada al regno Unito alle Filippine. Perfino l’EBA, European Banking Authority, ha emesso un proprio documento guida relativo all’implementazione di queste soluzioni.

Una proposta a mio parere ragionevole porrebbe delle esenzioni e dei limiti. Dato per  scontato che le normative informative di base dovrebbero essere rispettate, nello stesso tempo la sandbox potrebbe sospendere alcune parti delle normative del regolamento n. 11522/98, il TUF, relativo alla sollecitazione la risparmio. Allo stesso modo penso che sia utile che la sandbox non sia delimitata solo dal punto di vista normativo, ma anche dal punto di vista spaziale, e  questo per due motivi:

  • per creare un ambiente culturalmente ed imprenditorialmente uniforme, concentrando in un singolo luogo le iniziative innovative;
  • per facilitare le normative collegate ai security token rappresentativi di merci che potrebbero avere un luogo fisico coerente per l’esecuzione fisica dei contratti.

A questo scopo può essere coerente la scelta di un luogo già eccentrico, dal punto di vista geografico e normativo, come Campione d’Italia, pezzo del nostro Paese incastonato nella Svizzera, che, per il decadimento del proprio Casinò, viene in questo momento ad avere gravi problemi di carattere economico. La sua posizione, vicino all’hub fintech di Lugano, sarebbe anche ottimale per attrarre nuove iniziative che volessero sperimentarsi in un ambiente comunque parte dell’Unione Europea. Una situazione che potrebbe configurarsi come win win, perchè in grado di creare un ambiente di sperimentazione controllato, ma, nello stesso tempo, darebbe una nuova finalità ad un territorio che, in questo momento, sta vivendo una fase complessa della propria esistenza.

 

 


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