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“ Una mattina mi son svegliato …” di Raffaele SALOMONE-MEGNA

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Una mattina mi son svegliato, non ho trovato l’invasore ma molto, molto di peggio.

Magari avessi visto una popolazione controllata con mezzi corazzati agli angoli delle strade o truppe straniere in marcia per le città, ostentando le loro bandiere alloctone, per reprimere qualsiasi tentativo di rivolta!!!

Per fortuna, direte voi che leggete, no.

Eppure, ribadisco, ho trovato molto, molto di peggio.

Ma cosa ci può essere di peggio di un’occupazione “manu militari”?

Essere servi e non saperlo oppure essere schiavi ed amare le proprie catene, quello che Etienne de la Boetiè mirabilmente tratteggiava nella sua “ de servitude voluntaria”.

Infatti, ho trovato un Paese in cui :

-l’etica è sostituita con il “politicamente corretto”;

-la verità è sostituita da narrazioni compiacenti;

-i patrioti sono definiti ipso facto “populisti”;

-gli intellettuali sono al servizio ed al soldo della classe economica dominante;

-la Carta Costituzionale c’è, ma i suoi dettami è come se non esistessero;

-i cittadini sono diventati “consumatori” e come tali vengono considerati;

-Il Presidente della Repubblica interviene per difendere i “risparmiatori” e non gli interessi della Nazione;

-l’internazionalismo è diventato cosmopolitismo ( con buona pace di Carlo Marx);

-la sovranità non appartiene più al popolo, bue brutto, sporco e cattivo, ma ai detentori del debito pubblico (questi ultimi per alcuni sono di gran lunga migliori e più illuminati);

-la società è diventata liquida e non costituita da comunità con un proprio weltansciauung, di cui la famiglia è la pietra fondante, ma da tante monadi nomadi, che vivono in un continuo presente.

Si potrebbe dire che io stia vivendo un incubo, che stia ancora dormendo o che non mi sia ancora svegliato del tutto.

E invece no, purtroppo sono sveglio e mi trovo in Italia, anno domini 2018.

Come un novello Ulisse, che dopo anni ritorna nella sua Itaca e trova la propria dimora infestata dai Proci, che con protervia e sicumera dispongono dei beni domestici, in attesa che Penelope si conceda in moglie ad uno di essi, così io, destatomi dal mio torpore lungo e profondo, ho trovato una patria fiaccata dalla menzogna e da politiche laide e corrotte, che hanno dilapidato un enorme patrimonio di ricchezze e conoscenze a vantaggio del capitale imbelle e rapace nostrano, nonché di quello straniero, la qual cosa non fa differenza, e la tragedia di Genova ne è l’esempio più eclatante.

La mia vergogna è tanta, perché il sonno mio e quello di molti altri italiani come me ha determinato questo sacco dei beni comuni, che non ha pari nella storia italiana e secondo in Europa solamente a quello compiuto in danno dei cittadini della DDR.

Tutto ciò ipoteca così, inevitabilmente e pesantemente, il futuro dei nostri giovani.

L’Italia è oggi un paese in declino morale, culturale, economico e demografico.

Quando mio padre, che ha combattuto per la liberazione del suolo patrio dall’invasore tedesco, è morto nel 1973 non era così.

L’Italia era il paese del record della crescita e non solo.

C’era la speranza nel futuro e nel fatto che ai figli veniva data la possibilità di vivere una vita migliore dei propri padri.

Come sia stato possibile che una nazione, prima al mondo a costruire una centrale nucleare per usi civili, prima in Europa a mettere in orbita un satellite per telecomunicazioni, prima a concepire una macchina elettrocontabile e ad ideare il personal computer, oggi non costruisca più neppure una radiolina? E’ inconcepibile.

Ma come si è arrivati a tanto ? Quando l’oblio ci ha colti?

Stabilire un momento preciso è difficile, ma sicuramente tutto si è avviato negli anni ‘80 con un processo lungo e sotterraneo, che ha coinvolto tutti i campi della nostra società, nessuno escluso, anzi è stato attuato con la compiacenza della classe dirigente dell’epoca.

E in proposito potremmo anche indicare alcuni fatti e persone che sicuramente corrispondono ad eventi storici o a scelte politiche che hanno accelerato il processo di cambiamento, ma tutto nasce da un pensiero strisciante e pernicioso che si è insinuato nelle menti delle classi dirigenti.

Un pensiero debole ed ambiguo nel contempo ed è quello che , per farcela e restare tra i primi, l’Italia avesse bisogno di meno stato e più mercato e che ,essendo una piccola nazione rispetto ai grandi colossi mondiali, avesse bisogno anche del sostegno europeo.

Non è così e non è mai stato così.

Ma ce lo hanno fatto credere.

Ci siamo addormentati su queste certezze che tali non erano.

Andreatta, Ciampi, Prodi, Amato, Napolitano, D’Alema come Orfeo ci hanno anestetizzati.

Ma alla fine mi sono svegliato. Ho preso contezza della realtà.

Sono diventato un antieuropeista, non potendo accettare che i trattati di Maastricht e di Lisbona abbiano trasformato l’Europa, continente della meraviglia e dello stupore, nella gabbia dei popoli afflitti dall’austerità come una piaga biblica.

Tanti altri Italiani si stanno svegliando ed il risultato delle elezioni politiche non è venuto a caso.

Ma questo però non basta.

Qualcuno potrà obiettare che le condizioni cambiano comunque, ma di certo le cose non cambiano da sole…

Dobbiamo avviare un nuovo Risorgimento.

E per fare questo abbiamo bisogno di una nuova “ lotta di classe”, però su paradigmi più attuali.

Le posizioni politiche della destra e della sinistra storicamente non esistono più.

La prima è stata sconfitta con la seconda guerra mondiale, la seconda è scomparsa con la caduta del muro di Berlino.

Chi si ostina a sostenere il contrario, in realtà, aiuta l’unico vincitore, il liberalismo atlantico globalizzatore e talassocratico.

Non fascisti contro comunisti, ma globalisti contro patrioti.

Non operai contro borghesi ed imprenditori , ma operai con borghesi ed imprenditori ormai proletarizzati contro l’élite atlantista.

Non omosessuali contro eterosessuali, ma omosessuali poveri contro omosessuali ricchi.

Questa è la nuova lotta di classe.

Da dove si parte?

Dobbiamo partire necessariamente dal nostro “dasein”, dal concetto di stato nazionale, di patria, di famiglia, di religione e, aggiungo, anche di identità sessuale.

I globalizzatori vogliono invece creare stati sovranazionali più utili per i loro commerci e la loro economia iperfinanziaria.

Molto chiaro è, a tal proposito, il pensiero di Adam Smith quando asserisce che il mercante non ha una patria, perché la sua vera patria è là dove ottiene i più lauti guadagni.

Quindi per massimizzare il free trade non devono esistere frontiere, non devono esistere gli stati nazionali.

Non devono esistere neanche le religioni poiché è il mercato stesso che si è fatto Dio.

La verità è, invece, che le frontiere non limitano, ma delimitano e in esse trovano applicazione le relative Costituzioni, gli usi, i costumi e le tradizioni dei popoli.

Inoltre la nuova lotta di classe non può esimersi dal combattere l’immigrazione incontrollata, che altro non è che uno schiavismo 2.0.

E non può esimersi dal chiedere l’attuazione integrale della Carta Costituzionale, poiché se anche uno solo dei suoi principi viene tralasciato allora non ci può essere vera democrazia in Italia.

Una mattina ci siamo svegliati …

Raffaele SALOMONE-MEGNA


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