Attualità
Una élite senza popolo e un popolo senza élite di Pietro De Sarlo.
Negli ultimi 25 anni in Italia c’è stata una separazione lenta e inesorabile tra il popolo e la sua élite economica e intellettuale.
Dalla seconda metà degli anni novanta le politiche economiche dei governi che si sono succeduti hanno inseguito il rispetto dei parametri di convergenza, richiesti dalla moneta unica, tagliando spese per pensioni e welfare e svendendo le grandi aziende e il patrimonio pubblico invece di riformare burocrazia, giustizia e fare le infrastrutture, specialmente al Sud.
La conseguenza è stata nel deterioramento del welfare e delle aspettative pensionistiche, la precarizzazione della società, il raddoppio dei poveri e le difficoltà del ceto medio di mantenere posizioni economiche e di prestigio.
In aggiunta ad ogni sacrificio richiesto si ripeteva il mantra “ce lo chiede l’Europa”, facendo così attribuire all’Europa ogni ristrettezza economica e la difficoltà nel mantenere lo stato di benessere faticosamente raggiunto.
Dal canto suo l’Europa non faceva nulla di suo per apparire agli italiani come la nuova grande Patria, dove trovare fraternità e reciproco rispetto tra i popoli. Questi sono ingredienti indispensabili specialmente se si vuole mantenere unita una alleanza senza avere tutti gli strumenti utili che ha un governo nazionale.
Shauble e Dijssembloem, nel luglio 2015, dichiaravano in pubbliche riunioni che dopo Atene sarebbe toccato a Roma e a Parigi. Prima ci sono stati i sorrisetti di compatimento della Merkel e di Sarkozy, ora Juncker che dice la Francia è la Francia, Moscovici, che in modo sempre più pretestuoso alza sempre di più l’asticella per evitare la procedura di infrazione mentre consente tutto alla Francia di Macron, i giornali tedeschi un giorno sì e l’altro pure offendono gli italiani e via così.
Basta dare una occhiata rapida ai dati Eurostat per rendersi conto che le politiche economiche portate avanti invece che far convergere tutti i popoli europei verso un maggiore benessere fanno aumentare le divergenze tra le economie. Da un lato i paesi del Mediterraneo, nerbo centrale dell’Europa occidentale, Grecia, Italia, Francia e Spagna fanno sempre maggiore fatica mentre i paesi del Nord Europa diventano sempre più ricchi.
Anche all’interno dei singoli paesi le divergenze aumentano. La ricchezza si concentra sempre più in poche mani e i poveri e le persone in difficoltà e senza futuro aumentano.
Così mentre l’élite trova sempre maggiori compensazioni e convenienze nell’adesione ai principi liberali i poveri vedono sempre più l’ansia predatrice dei nordeuropei e si sentono sempre più traditi anche dalle proprie élite intellettuali.
Ecco quindi che in Italia c’è una isterica campagna contro questo governo da parte degli organi di stampa e da parte dell’élite intellettuale economiche e tecnocratiche che sembra non rendersi conto del fatto elementare che la responsabilità del baratro economico in cui si trova il Paese e l’abbandono del Sud è solo colpa sua e non certo di un governo in carica da pochi mesi.
Ciò non di meno questi signori si ritengono defraudati dalla gestione del potere e sconsideratamente cercano in tutti i modi di denigrare l’attuale governo.
Troppi sono i segnali che spingono a ritenere che ci sia in corso in Italia un tentativo politico di dare vita nel breve ad un governo alternativo e ad un partito tecnocratico che scalzi l’attuale legittimo governo.
Se così è si spera che lor signori non trovino sponda nel Colle perché questo spingerebbe il Paese in un baratro da cui difficilmente si potrà poi uscire in tempi brevi.
Le rivolte in corso in Francia, in Italia hanno trovato uno sbocco democratico nel voto alla Lega e al M5S. Far fallire questo governo ci porta nelle zone buie e oscure che la Storia ci consegna quando l’élite si separa dal popolo: l’assalto al Palazzo d’Inverno o la presa della Bastiglia oppure, in Italia, un ritorno all’epoca tragica delle BR e dei tentativi di colpo di stato degli anni settanta.
Una élite che non è più in grado di interpretare le esigenze del popolo e di guidarlo avendo bene in mente il valore della sostenibilità sociale dell’economia è una élite irresponsabile e pericolosa.
Pietro De Sarlo
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