Economia
Un pò di chiarezza sull’oro di Bankitalia al popolo italiano

L’emendamento presentato da Fratelli d’Italia in Senato alla legge di Bilancio per ribadire un principio scontato, e cioè che le riserve auree sono di proprietà del popolo italiano, che sta creando da giorni un putiferio necessita forse di qualche spiegazione ulteriore, onde evitare inutili speculazioni e strumentalizzazioni. L’emendamento presentato dal senatore Lucio Malan, capogruppo di Fdi, non mette, infatti, in discussione l’indipendenza della Banca d’Italia, né viola i trattati europei. In questa nota informativa spieghiamo perché si tratta di una norma utile, giusta e compatibile con il quadro normativo dell’Ue. una storica battaglia di Fratelli d`Italia che la portò in Aula nel 2014 e poi nel 2019, per cui non è certo una novità. Quell’oro non è piovuto dal cielo e non è nemmeno un regalo di qualche banca centrale estera, ma è dovuto al duro lavoro degli italiani”. Perchè “Le riserve auree appartengono al popolo italiano e sono gestite in autonomia dalla Banca d`Italia” ha detto in una intervista il senatore di Fdi.
L’emendamento rappresenta, aggiunge ancora il senatore Malan “La nostra è un’affermazione di principio e francamente non capisco tutta questa opposizione a una norma di buonsenso» sottolinea Malan che continua “A me sembra ovvio che casa mia è di mia proprietà, mentre se qualcuno sostiene che non posso dirlo mi viene quasi il sospetto che voglia prendersela… In Italia, ma anche all’estero, ogni metro quadro di terreno, ogni automobile, ogni barca è registrata e intestata al relativo proprietario. Sapere chi è il proprietario degli oltre 250 miliardi di euro di riserve auree custodite da Bankitalia mi sembra piuttosto opportuno”.
In altre parole, l’emendamento proposto da Fratelli d’Italia sarebbe volto a specificare un concetto che dovrebbe essere condiviso da tutti: ovvero che le riserve auree sono di proprietà dei popoli che le hanno accumulate negli anni, e quindi, nel caso di specie del popolo italiano. Si tratta di una previsione che tutti danno per scontata. Eppure non è mai stata codificata nell’ordinamento italiano, a differenza di quanto è avvenuto in altri Stati, anche membri dell’Ue. Affermare che la proprietà delle riserve auree appartenga al popolo non confligge, infatti, in alcun modo con i trattati e i regolamenti europei. Di seguito, facciamo chiarezza su una serie di false affermazioni che sono comparse nel dibattito delle ultime settimane.
La Banca d’Italia è il quarto detentore di riserve auree al mondo1, dopo la Federal Reserve statunitense, la Bundesbank tedesca e il Fondo Monetario Internazionale. A livello di Stati nazionali, quindi, l’Italia, dopo Usa e Germania, è il terzo Paese al mondo per quantità di riserve in oro nella Banca centrale nazionale. Il quantitativo totale di oro della Banca d’Italia è pari a 2.452 tonnellate, costituito prevalentemente da lingotti (95.493) e per una parte minore da monete. Il valore economico è stimato in 280 miliardi di euro. La riserva aurea è aumentata negli anni fino all’avvio della Seconda guerra mondiale, per poi raggiungere il suo minimo alla fine del conflitto.
L’affermazione che questo emendamento andrebbe contro i trattati europei è assolutamente infondata, dal momento che Il TFUE (Trattato sul Funzionamento dell’Unione Europea), uno dei due trattati fondamentali dell’Unione Europea, stabilisce all’articolo 127 comma 2 che il compito della Banca Centrale Nazionale è quello di “detenere e gestire le riserve ufficiali in valuta estera degli Stati membri”, senza entrare nel merito della “proprietà”. Tuttavia nel testo si parla di “riserve ufficiali in valuta estera degli Stati membri”, quindi si prevede implicitamente che la proprietà delle riserve sia in capo agli Stati. L’emendamento di Fratelli d’Italia vuole esplicitare nell’ordinamento italiano questa previsione.
Cosi come è falsa anche l’affermazione secondo cui il nostro paese sarebbe l’unico a voler specificare che l’oro appartiene al popolo. Almeno in quattro dei principali Paesi industrializzati – Francia, Giappone, Regno Unito e Stati Uniti – le riserve auree ufficiali risultano formalmente di proprietà dello Stato e non delle rispettive banche centrali, cui spetta ‘solo’ il compito di gestirle.
Allo stesso modo sarebbe assolutamente falso sostenere, come ha spiegato anche il senatore Malan, che questa mossa sarebbe propedeutica ad un potenziale futura vendita delle riserve auree, anzi. Definire che la proprietà dell’oro detenuto dalla Banca d’Italia è dello Stato proprio servirebbe proprio a proteggere le riserve auree da eventuali speculazioni. L’unico che ventilò l’ipotesi di una vendita delle riserve auree fu un governo di sinistra, quello di Romano Prodi10, che nel 2007 salutava come “positivo” il dibattito sul tema. Ma allora non si verificò questa levata di scudi a cui stiamo assistendo oggi.









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