Euro crisis
Un nuovo sistema economico è necessario e possibile. Immaginiamo il futuro.
La crisi economica, come vi ho specificato più volte, è semplicemente un atto deliberato e criminale. L’intera economia reale in sostanza vive con un enorme parassita saldamente ancorato sul dorso che lentamente distrugge lavoro e diritti fondamentali (vita compresa). Questo parassita osceno e disprezzabile è l’attuale sistema finanziario. Il mondo oggi appartiene a coloro che guadagnano sul nulla, senza fare nulla e senza rischiare nulla. Queste sono le uniche rendite di posizione davvero catastrofiche per la nostra società.
Gente che guadagna su prodotti finanziari privi di utilità sociale e che drena risorse alla collettività, creando consequenzialmente un livello di disoccupazione drammatico oltre che situazioni di conflitto permanente nei paesi che scientemente si sceglie di sfruttare per biechi interessi economici. Il colonialismo esiste ancora, ha solo mutato forma per risultare meno palese alle masse tenute deliberatamente nell’ignoranza.
Un problema enorme che si determina per una stortura del sistema capitalistico (sistema nella sua essenza comunque non perfetto) verificatasi nel momento stesso in cui i privati sono diventati i sovrani indiscussi della moneta che, va ripetuto sempre, creano letteralmente dal nulla e secondo il proprio arbitrio.
La moneta creata è principalmente telematica e determina gigantesche bolle speculative basate sul nulla, risultando semplicemente la più banale delle truffe. Dunque sono obbligazioni prive di causa giustificatrice ma che hanno un chiaro motivo, svolgere il ruolo di sanguisughe dell’economia reale.
Sarebbe necessaria una moratoria internazionale contro tali crimini che risultano letali almeno quanto le armi batteriologiche, chimiche o quelle nucleari e gettano il mondo in un oscurantismo culturale. Tuttavia arrivare a questo è molto difficile soprattutto per il diritto di veto di cui godono le potenze vincitrici della seconda guerra mondiale in seno alle Nazioni Unite che ad oggi non sono ancora un organo democratico.
Il diritto internazionale non si basa su eguaglianza, pace e giustizia, ma si fonda e si cristallizza sui rapporti di forza, forza sempre più bruta. Purtroppo questi rapporti di forza internazionale oggi pendono in favore di Stati che sono diventati completamente schiavi della finanza di cui eseguono ogni ordine. Basta pensare a cosa sono diventati gli Stati Uniti, paese che ha modificato la propria democrazia rendendola ormai una mera facciata, oppure basta pensare a che cos’è l’UE: una dittatura finanziaria codificata nei Trattati. Grandi Nazioni che sono rapidamente passate da embrioni di democrazie a dittature finanziarie ordoliberiste il cui scopo è il dominio mondiale e l’asservimento dei più deboli. Il medioevo è ancora qui, oggi.
D’altronde pensate davvero che un privato che crea denaro dal nulla abbia difficoltà a prendere il controllo delle Nazioni ed ad imporre loro le politiche più gradite? Vi indottrinano da anni con i peggiori luoghi comuni, ma credo che su una cosa sarete d’accordo: la natura umana non tende al bene, il potere assoluto difficilmente è illuminato ma è autoritario, autoreferenziale e spietato laddove deve preservare se stesso.
Quali sono le politiche più gradite a chi commercia solo moneta ed i prodotti finanziari da essa derivati? La stabilità dei prezzi (prevista espressamente quale obiettivo del sistema europeo delle banche centrali) e la cancellazione delle sovranità nazionali, ormai richieste da tutti i peggiori collaborazionisti che infestano il panorama politico nazionale e mondiale.
Infatti uno Stato sovrano, per ovvie ragioni di pubblico interesse, potrebbe decidere in ogni momento di spezzare il dominio finanziario. Questo rende ad esempio assai antipatico Putin, non ancora un democratico, ma certamente uno che vuole gestire senza ingerenze il proprio potere.
Certo sarebbe bello avere un mondo unito sotto un’unica bandiera e forse un giorno accadrà. Oggi però non è possibile e comunque non si può arrivare ad un “nuovo ordine mondiale” basandolo sulla diseguaglianza e le prevaricazioni del potere di forza rappresentato dal denaro.
Oggi il potere di questi gruppi di capitali creati dal nulla determina la totale sudditanza dei Governi da essi scelti nei vari Stati ex-sovrani (ad esempio Renzi in Italia) e questo anche grazie al totale controllo dei media che ci propinano “balle” su casta, cricca e corruzione h24. I “giornalai” ci fanno notare la pagliuzza che abbiamo nell’occhio ed intanto coprono la finanza ci pianta una trave in parti anatomiche assai poco nobili.
La crisi la spiega bene, anzi benissimo, il Pubblico Ministero Gennaro Varone che vi invito a seguire con attenzione su Facebook. Varone, che dovrebbe diventare un vero esempio per tutti Colleghi ancora addormentati, ha il merito di parlare con una semplicità disarmante: “provate a mettere dieci sassi in una scatola e dopodiché cercate di tirarne fuori undici. Ovviamente è impossibile, salvo che il numero dei sassi aumenti”. E allora chiediamoci chi decide questo numero? Ovviamente sono privati senza alcuno scrupolo e totalmente assenti di legittimazione democratica.
Ecco un esempio incredibilmente banale della realtà in cui viviamo, d’altronde, ancora rammentando Varone, una moneta interamente prestata non può che creare povertà. Sic et simpliciter.
Questa è davvero una matematica talmente elementare, che anche un bambino di 5 anni sarebbe in grado di comprenderla. La moltiplicazione dei pani e dei pesci non rientra tra le competenze umane.
La moneta con cui scambiamo beni e servizi è un prestito reale che ci impone di restituire interessi che nessuno ha mai creato. Ovvero fin quando la finanza ci fa ulteriore credito noi sopravviviamo, quando chiude sovranamente i rubinetti noi moriamo.
Ovvio che tale frode manifesta diventa un’arma di ricatto potentissima che si traduce in imposizioni di scelte politiche, scelte ovviamente dirette al consolidamento del potere finanziario ed al soddisfacimento degli interessi personali di chi lo controlla. La moneta era, e dovrebbe tornare ad essere, semplicemente lo strumento che consente lo scambio di beni e servizi tra privati al fine di renderli più efficaci e più semplici. Privatizzare la moneta dunque equivale a privatizzare, l’acqua o l’aria. E per la verità per l’acqua ci stanno già provando, malgrado i referendum e la Corte Costituzionale. Per l’aria ci arriveremo a breve, statene certi.
Chi commercia in moneta creata dal nulla non può fallire, non ha rischio di impresa. Il fallimento, quando accade, è puramente virtuale, è una necessità pilotata e voluta. Ciò che una banca ci presta oggi non esiste, è un semplice bit su un computer.
Ora obietterete: ma il credito delle banche commerciali, quello diretto a finanziare i consumi e gli investimenti ha determinato lo sviluppo economico e dunque non puoi ipotizzare di cancellarlo. Attenzione questo teorema è vero solo in parte. Cioè, è reale che le banche commerciali all’atto del prestito incrementano la base monetaria, tuttavia tale incremento costa interessi e dunque in definitiva, alla restituzione del prestito, sottrae moneta dall’economia.
Dunque finché le banche commerciali prestano (creano) altra moneta per ripagare i debiti tutto va bene. Il debito privato aumenta e, se lo farà per sempre, i problemi sostanzialmente non esisteranno. Quando però le banche decidono sovranamente che tu lavoratore sei troppo ricco e devi tornare ad assaporare la durezza del vivere (citando un incommentabile trapassato come Padoa Schioppa) chiudono i rubinetti e tu dovrai sottostare ai loro ordini, oppure perdere ogni bene e spesso anche la vita.
Quando questo accade chi può mettere in circolazione la moneta che manca, ovvero la differenza? Può farlo solo lo Stato, o meglio poteva: dal 1992 l’Italia ha ceduto la sovranità monetaria ed economica ad un gruppo di speculatori finanziari privati e dunque non può decidere sovranamente quanta moneta immettere nella propria economia (più un economia è ricca più necessità di moneta e con l’attuale sistema più moneta circola più è alto il debito pubblico, debito divenuto reale perché non comprato obbligatoriamente dalla banca centrale ma finanziato solamente attraverso i mercati).
Dunque, ribadiamo il concetto, le banche commerciali espandono moneta solo finché continuano ad erogare prestiti. Quando smettono accade l’effetto opposto, la moneta circolante si riduce e le insolvenze aumentano.
Il punto centrale pertanto è che la quantità di moneta deve essere decisa dagli Stati nel nome dell’interesse pubblico, sotto la costante vigilanza popolare delle politiche economiche e monetarie, che avverrebbe pienamente se si votasse in maniera legale e non, come accade da dieci anni, con una legge incostituzionale e lesiva dei principi di rappresentanza democratica come ribadito anche dalla sentenza n. 8878/14 della Corte di Cassazione.
In sostanza lo Stato dovrebbe gestire il target degli investimenti di interesse strategico del paese facendo senza problemi deficit e finanziandolo con il proprio Ministero del Tesoro o con la stampa diretta (la diatriba tra signoraggisti e anti-signoraggisti non mi appassiona dato che le due soluzioni sono, nella sostanza, speculari) e contemporaneamente gestire, attraverso una banca pubblica, anche il credito al consumo e agli investimenti produttivi di interesse privato, ovviamente sempre creando per i richiedenti moneta dal nulla al tasso d’interesse meglio ritenuto. Ciò non per lucro ma solo per la migliore gestione della politica monetaria (ergo in deflazione potrebbe essere possibile anche prestare a tassi negativi anche per l’acquisto di beni di consumo creando base monetaria pura). Pare una rivoluzione? Assolutamente no. Si tratta semplicemente, almeno sulla base del nostro ordinamento, di rispettare l’art. 47 Cost. e dunque creare risparmio (possibile solo lasciando nelle tasche dei cittadini più di quanto si preleva con le tasse, ergo occorre spendere più di quanto si tassa) e farlo, sempre come prevede l’art. 47 Cost., disciplinando, coordinando e controllando il credito: ovvero con la sovranità monetaria piena. Con buona pace dell’incostituzionale e liberticida dottrina della banca centrale indipendente, crimine contro la personalità dello Stato codificato nei Trattati UE.
I privati, in questo contesto, potrebbero ancora avere ancora accesso all’attività creditizia? Io sarei per un secco no, negando in toto la possibilità di interessi nei negozi tra privati alla radice. Questa è la mia rivoluzionaria e visionaria idea di un mondo futuro e sono certo che immagino esattamente ciò che sarà. Ma ovviamente potrebbe essere in astratto possibile anche lasciare a detti privati la facoltà di prestare ed ammettere interessi nei negozi privati a patto di cancellare la riserva frazionaria ed obbligare le banche ad utilizzare i profitti sono nell’economia reale. Altro che separazione bancaria, le banche che non esercitano nell’economia reale non dovranno più esistere. Vuoi prestare? Presta ciò che hai! Troppo comodo prestare denaro creandolo dal nulla… E ovviamente prestare denaro creato dal nulla è troppo pericoloso, come abbiamo apprezzato sulla nostra pelle, per lo stesso mantenimento di un sistema democratico. Rotschild lo diceva: “datemi il controllo della moneta e me ne infischio di chi farà le leggi”. Ancora una volta facile da capire addirittura per un bimbo, impossibile da ipotizzare per chi è circuito dalle campane mediatiche.
Oggi appare giunto il momento di andare oltre e rivedere completamente il diritto internazionale, modificare alla radice le Nazioni Unite cancellando diritti di veto palesemente contrari alla democrazia ed ormai fuori dal tempo per aprire le porte ad un “nuovo ordine mondiale” ben diverso da quello immaginato dalla finanza. Il mondo ha solo un limite. Le risorse naturali. Serve uno sviluppo sostenibile che può attuarsi senza problemi con accordi internazionali basati sulla pari dignità di ogni nazione. Serve che il massimo sforzo vada alla ricerca scientifica ed al progresso. Superare i no delle lobby finanziarie e punire chi le ha dirette e controllate. Persone a cui sarebbe già tanto concedere di non passare il resto della vita nelle galere. Ma un nuovo mondo potrebbe anche iniziare con un atto di clemenza a dimostrazione della rottura con un passato liberticida.
Non bisogna quindi commettere l’errore di pensare che la realtà sia immutabile e che per il cambiamento sia sempre necessario che prima ci crolli tutto in testa seppellendoci. La storia ha dimostrato che il divenire è senza soluzione di continuità. Nulla resta uguale, tutto cambia, anche in poche generazioni. Il sistema capitalistico ha cominciato già a cambiare dall’abolizione del primitivo (quasi preistorico) gold standard (gli accordi di Bretton Woods cessarono nel 1971), sostituito dal primato mondiale del dollaro imposto con la forza militare. Tale sistema è anacronistico e non democratico e dunque va cancellato prima possibile. Si rischia altrimenti che sia un conflitto mondiale a chiudere questi tempi. Ovviamente per fare questo serve, come detto, che nessuno eserciti diritti di veto in seno alle Nazioni Unite, così il sistema finanziario sarebbe cancellato al primo voto utile.
Questa è l’unica riforma strutturale necessaria, non all’Italia, ma al mondo intero per una nuova era di pace e cooperazione che forse, dopo generazioni e generazioni che vivranno nel benessere, nella pace e nel progresso scientifico, oggi zoppo in nome del profitto, porterà ad un’unità mondiale ed al superamento di identità nazionali che in quel caso potrebbe diventare una naturale conseguenza del benessere diffuso. Saranno i popoli, ormai fratelli, a chiedere una vera costituente mondiale in cui evolveranno le Nazioni Unite. Un giorno tutto questo sarà possibile, ma saranno le genti a deciderlo e noi un ristretto gruppo di criminali oligarchi.
Occorre essere visionari per progredire e qualsiasi statista deve esserlo. Altrimenti semplicemente non è uno statista. Questi sono i temi da trattare. Roba che Matteo Renzi non può concepire per evidenti limiti strutturali del suo stesso apparato cognitivo che resta fedele ed asservito al potere precostituito, con una visione d’insieme del futuro proiettata, al massimo, ad i prossimi cinque minuti.
Dobbiamo pretendere altro per il nostro futuro. Nessuna barriera lo impedisce, solo la nostra atavica paura dell’ignoto che l’umanità deve finalmente mettersi alle spalle per diventare quella civiltà intellettivamente superiore che ad oggi ancora non siamo.
Questo farei se un giorno dipendesse da me…
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