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Analisi e studi

Un mese di governo M5S-Lega. Finalmente un’inversione di tendenza rispetto al passato (di Giuseppe PALMA)

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Sin da quando la “sinistra” post-comunista è andata al potere in Italia per la prima volta, era il 1996, mai si era visto un esecutivo che – in appena trenta giorni – imprimesse in modo così forte la rotta da seguire. In questo caso il perseguimento dell’interesse nazionale.

Il 1° giugno Conte e ministri giuravano nelle mani del Capo dello Stato con la formula di rito, cioè quella di fare l’interesse esclusivo della Nazione.

In appena un mese tanto è stato fatto in tal senso.

Si poteva fare di più? Non credo, infatti il governo in carica ha tutte (sottolineo TUTTE) le televisioni contro, più tutti (fatta eccezione per un paio di quotidiani) i giornaloni avversi. Situazione mai verificatasi nella storia della repubblica che un governo appena nato non fosse sostenuto da nessuno dei mezzi di comunicazione. E già solo questo dovrebbe dimostrare come l’esecutivo Conte sia sulla strada giusta.

In un clima di attacco continuo non è facile, ma quello che è stato fatto finora ci rincuora parecchio.

Si parta dall’immigrazione: il documento firmato al Consiglio europeo nella nottata tra giovedì e venerdì è certamente un compromesso a 28, quindi difficile da raggiungere, ma chiarisce alcuni punti per noi fondamentali: se ci lasciano da soli prenderemo la decisione più giusta per l’interesse degli italiani, tant’è che il ministro Salvini ha confermato il blocco dei nostri porti alle Ong, cioè quelle organizzazioni-non-governative che fanno business sulla pelle dei migranti. Hai detto niente! E tutto in appena un mese, tant’è che sin dalle prime settimane successive all’insediamento del Governo (che ha ottenuto la fiducia in Parlamento il 5 e 6 giugno), navi Ong sulle coste italiane non ne sono più sbarcate. Una inversione di tendenza tra le più difficili da imprimere. In Europa, dopo aver giustamente minacciato il veto, abbiamo ottenuto – in linea di massima – un impegno da parte degli altri Stati a condividere con l’Italia il problema immigrazione. Se tale condivisione ci sarà, bene, altrimenti il Governo ha già detto che farà da sè, perseguendo l’interesse del popolo italiano. Anche se, a dirla tutta, quel documento firmato al Consiglio europeo altro non è che un modo per dire: l’Ue non è ancora morta (e non potevano di certo certificare il contrario), ma se l’Italia continua a restare da sola, stavolta il colpo per la sovrastruttura EU potrebbe essere mortale. Il senso è tutto qui. Chi parla dunque di fallimento del governo Conte, non sa quel che dice.

Tema economia: prima del vertice europeo del 28 e 29 giugno il Governo si è presentato alle Camere e – per bocca del Presidente del Consiglio e del ministro Savona – ha affermato due principi fondamentali che sono poi stati inseriti nelle risoluzioni approvate dal Parlamento: 1) NO al Fondo Monetario Europeo; 2) SI ad una riforma della Bce in veste di prestatrice illimitata di ultima istanza. Un cambio di passo, quantomeno nelle intenzioni, a dir poco epocale. Il documento firmato in Europa, per quelli che fanno i furbi, prevede soltanto che il MES (Meccanismo Europeo di Stabilità) sia rafforzato in aiuto degli Istituti di Credito, mentre nulla dice (vista l’opposizione italiana) sul Fondo Monetario Europeo, rinviando la questione a fine anno. Insomma, un bel calcio in tribuna ad una pallone bollente. Visto come ci avevano abituati Monti, Letta, Renzi e Gentiloni – che accettavano e firmavano tutto quello che proponeva l’asse franco-tedesco – io da italiano mi ritengo oggi soddisfatto dell’attuale Governo e della maggioranza che lo sostiene. Avere Claudio Borghi e Alberto Bagnai come presidenti delle commissioni Bilancio alla Camera e Finanze al Senato non è cosa da poco. Vedere poi Paolo Savona e Luciano Barra Caracciolo, rispettivamente ministro e sottosegretario agli affari europei, non può che renderci tranquilli sull’operato del governo verso la tutela dei diritti fondamentali sanciti in Costituzione.

Ora immaginate cosa sarebbe successo se al Governo, invece di Conte-Salvini-Di Maio, avessimo avuto Cottarelli. In primis le Ong avrebbero continuato a sbarcare senza opposizione alcuna, ma fatto ancor più rilevante oggi ci ritroveremmo con un documento del Consiglio europeo nel quale vi sarebbe inserito sia il Fondo Monetario Europeo che il ministro unico delle finanze a livello comunitario. Un bel cappotto di cemento da parte di un governo che avrebbe avuto ZERO voti in Parlamento. Per fortuna che il popolo quella sera del 27 maggio inondò di protesta il web. La prima rivoluzione, ha detto Claudio Borghi, non fatta nelle piazze ma sulla rete. E’ proprio in quel momento che l’establishment fa un passo indietro. Per carità, tra qualche mese saremo di nuovo sotto attacco dei poteri sovranazionali ben appoggiati al nostro interno, ma il popolo – per la seconda volta in pochi mesi – farà sentire nuovamente la sua voce.

L’alternativa a questo governo era dunque un governo Cottarelli fino a settembre, privo non solo di legittimazione democratica, ma addirittura senza neppure un solo voto in Parlamento. Fino a settembre significa che Cottarelli – il 28 e 29 giugno – avrebbe accettato in sede europea sia il Fondo Monetario Europeo che il ministro unico delle finanze. Sapete cosa vuol dire questo? Leggete questo articolo a firma mia e di Paolo Becchi su Libero del 20 giugno (i nostri consigli al ministro Tria che sono stati ascoltati e accolti: https://scenarieconomici.it/eurogruppo-del-21-6-tria-deve-dire-no-al-fme-e-al-ministro-unico-delle-finanze-deve-invece-proporre-bce-prestatrice-illimitata-di-ultima-istanza-dipendente-dal-parlamento-ue-di-giuseppe-palma-e-pao/)

L’abbiamo scampata bella. Cottarelli (che avrebbe assunto le vesti di una specie di Monti-bis) è stato davvero ad un passo dal formare il governo. Ma, fatto davvero strano, alcuni “sovranisti”  attaccano ugualmente il governo Conte come se questo possa essere paragonato ai quattro che l’hanno preceduto. Davvero pazzesco. Tanto livore per cosa? Tanto astio per quale obiettivo? Qui è in gioco l’interesse nazionale, non minuscole diatribe tra visioni differenti di sovranismo.

Tanto è stato fatto, quantomeno nell’approccio ai problemi, in questi primi trenta giorni. E nelle prossime settimane arriverà in Consiglio dei ministri il cosiddetto decreto dignità voluto da Di Maio, che tra le altre cose prevede l’abolizione degli studi di settore, del redditometro e dello spesometro, tutti strumenti fortificati e resi ancor più invasivi dai governi precedenti, da Monti a Gentiloni. Ma cosa ancor più importante sarà il ripristino dell’onere della prova in materia tributaria a carico dell’ente accertatore, dopo che il Governo Monti l’aveva a sua volta invertito a carico del cittadino contribuente. Una lesione dei principi costituzionali che all’epoca nessuno dei “grandi pensatori” ha mai denunciato. Pensate che provvedimenti di questo tipo, come ad esempio l’abolizione degli studi di settore, sarebbero stati sul tavolo del governo Cottarelli?

Cerchiamo dunque di costruire e non di distruggere. In nome dell’interesse ESCLUSIVO della Nazione, esattamente come recita la formula del giuramento del Presidente del Consiglio e dei ministri.

Avv. Giuseppe PALMA

 

 


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