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Economia

Naufraga il megaprogetto UK-Marocco: Stop alla cattedrale ‘Green’ da 34 miliardi nel deserto

Il governo britannico stacca la spina all’ambizioso cavo sottomarino di 3.800 km che doveva portare energia dal Sahara. Prevalgono i dubbi su costi, dipendenze geopolitiche e la pura e semplice fattibilità. Finisce così un altro sogno della demagogia verde, definito senza mezzi termini “un’ennesima cattedrale nel deserto”.

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In una mossa dalle significative implicazioni per il commercio energetico transcontinentale, il governo britannico ha ufficialmente ritirato il sostegno al progetto Morocco-UK Power Project da 34,4 miliardi di dollari, un ambizioso piano di energie rinnovabili che avrebbe fornito elettricità solare ed eolica tramite un cavo sottomarino di 3.800 km dal deserto del Sahara al Devon, secondo quanto riportato da Reuters.

Il progetto, guidato dalla società britannica Xlinks e supportato da TAQA, Octopus Energy e TotalEnergies, mirava a coprire l’8% del fabbisogno elettrico del Regno Unito, sufficiente per oltre 7 milioni di case, con energia a zero emissioni.

Tuttavia, il Ministro dell’Energia Michael Shanks ha dichiarato mercoledì in Parlamento che la nuova strategia di sicurezza energetica del Regno Unito dà priorità alle “rinnovabili domestiche con maggiore valore economico e di integrazione nella rete”.

Linea elettrica Marocco Regno Unito

Il progetto Morocco-UK sarebbe stato uno degli sforzi di trasmissione sottomarina più lunghi e ambiziosi al mondo. Prevedeva di sfruttare fino a 10,5 gigawatt di energia solare ed eolica dalla regione di Guelmim Oued Noun in Marocco, fornendo 3,6 gigawatt di potenza di base costante al Regno Unito. Il percorso del cavo avrebbe attraversato le acque territoriali di Spagna e Portogallo, richiedendo un coordinamento multi-giurisdizionale. Xlinks aveva ottenuto i permessi ambientali iniziali e puntava a iniziare la costruzione entro il 2027, in attesa delle decisioni finali di investimento.

Nonostante anni di studi di fattibilità e oltre 100 milioni di sterline di investimenti preliminari, il cambio di rotta del governo riflette crescenti preoccupazioni su dipendenze geopolitiche, esposizione ai costi e la praticità di una trasmissione a lunghissima distanza. I critici hanno anche sollevato dubbi sulla supervisione regolamentare di un sistema energetico che attraversa il Marocco, un mercato non europeo. Alla fine sarebbe stato solo l’ennesimo progetto demagogico di energia green, senza pratcamente nessun fondamento pratico. L’ennesima cattedrale nel deserto in nome delle emissioni zero.

Il presidente di Xlinks, Dave Lewis, ex CEO di Tesco, ha definito la decisione “un ostacolo all’innovazione”, ma ha confermato che la società sta cercando percorsi di finanziamento alternativi per rilanciare il progetto.

La decisione arriva in un anno record per la spesa globale in energia pulita. Secondo l’IEA, nel 2025 verranno investiti 3.300 miliardi di dollari in infrastrutture a basse emissioni di carbonio a livello mondiale, di cui due terzi in rinnovabili, reti, nucleare e stoccaggio. Tuttavia, la scelta del Regno Unito segnala una nuova cautela verso i mega-progetti di esportazione, privilegiando sistemi domestici resilienti e distribuiti rispetto alla dipendenza transfrontaliera.


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