Economia
Accordo UE-India: Trattative accelerate, ma sarà un “Successo” solo per Nuova Delhi? Agricoltura esclusa e dubbi sul CBAM.
Sprint UE-India per un accordo commerciale entro il 2025. Ma l’India esclude settori chiave (latte, riso) e contesta il CBAM. L’UE verso un patto “a perdere” per vantare un successo?

India e Unione Europea stanno accelerando i negoziati per un accordo commerciale da finalizzare entro dicembre 2025, con progressi su circa la metà dei 20 capitoli previsti, tra cui regole di origine e proprietà intellettuale. Lo slancio è cresciuto dopo gli incontri tra il primo ministro indiano Narendra Modi e la presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen a febbraio, seguiti da colloqui tra il ministro del commercio indiano Piyush Goyal e il commissario UE Maroš Šefčovič a Parigi.
Secondo fonti vicine ai negoziati, otto capitoli sono stati concordati, ma questioni sensibili come l’accesso al mercato per auto e alcolici restano in sospeso. L’agricoltura, che occupa quasi la metà della forza lavoro indiana, rimane un tema caldo. L’India, primo produttore mondiale di latte con 211 milioni di tonnellate nel 2024-25, ha escluso i prodotti lattiero-caseari dalle trattative, proteggendo i suoi 15 milioni di piccoli agricoltori. Anche il riso è stato escluso, un sollievo per i produttori indiani, ma una delusione per l’UE, che cerca un accesso al mercato più significativo. Praticamente si discute di quello che vogliono gli indiaani, e non di quello che interessa agli europei.
Questo accordo potrebbe mitigare l’impatto delle tariffe minacciate dal presidente USA Donald Trump, rafforzando i legami economici con la quinta economia mondiale. Tuttavia, la concorrenza di prodotti indiani a basso costo, come cemento, fertilizzanti e acciaio, potrebbe creare problemi per alcuni Paesi UE, specialmente quelli con industrie meno competitive e per i settori energy intensive.
Un altro punto critico è il Carbon Border Adjustment Mechanism (CBAM), il dazio europeo sulle emissioni di carbonio delle importazioni, che entrerà in vigore nel 2026. L’India, che produce gran parte della sua energia da carbone, quindi dal petrolio, considera il CBAM un ostacolo al commercio, soprattutto per le sue industrie pesanti.
Fonti indiane suggeriscono che New Delhi potrebbe spingere per un rinvio o un’esenzione, ma l’UE insiste sulla necessità di un commercio equo e sostenibile. Come conciliare le esigenze climatiche europee con la dipendenza indiana dal carbone resta una sfida aperta.
I negoziati, intensificati con un dodicesimo round previsto per luglio, mirano a un accesso al mercato “economicamente significativo”. L’India ha già concesso tagli tariffari su alcolici, auto e tessili nell’accordo con il Regno Unito, ma l’UE chiede di più. “Le sensibilità politiche su alcuni prodotti devono essere rispettate,” ha detto una fonte indiana, sottolineando la prudenza di New Delhi.
L’esclusione di settori chiave come i latticini e il riso evidenzia la difficoltà di bilanciare gli interessi economici e politici. L’India protegge il suo mercato agricolo con dazi del 30-60%, mentre l’UE cerca di aprire nuove opportunità per le sue imprese. La competizione con i prodotti indiani a basso costo e l’impatto del CBAM potrebbero complicare ulteriormente il percorso verso un accordo equo.
Il rischio , anzi la probabilità, è quella di arrivare ad un accordo monco, in cui i prodotti europei comunque saranno controllati (agricoltura) o sottoposti a dazi, mentre i prodotti di base indiani, che godono di grossi vantaggi dal punto di vista dei costi energetici, avranno libero accesso alla UE, Un disastro per i pasi europei, un grosso vantaggio per l’India, ma la Von De leyen potrà vantare “Un successo”.
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