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Ucraina, La Geopolitica della “Base”: Putin Accetta il Piano Trump, L’Europa Rischia la Figuraccia del “Falco”

utin apre al piano di pace Trump come “base” per un accordo, ma chiede il ritiro totale ucraino dai territori occupati. La proposta USA prevede $100 miliardi di aiuti russi a Kyiv e lo stop alla NATO. Il negoziato svela la debolezza diplomatica europea.

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L’asse Washington-Mosca torna a muoversi. Il presidente russo Vladimir Putin ha espresso giovedì il suo condizionale via libera al piano di pace proposto dall’amministrazione Trump per porre fine alla guerra in Ucraina, definendolo una possibile “base” per futuri accordi. Un segnale di apertura che, pur ribadendo le massime pretese russe, sposta l’asse negoziale e mette in luce le posizioni rigide, quasi “guerrafondaie”, di parte della diplomazia europea.

Parlando dal Kirghizistan, Putin ha confermato di aver ricevuto una nuova versione della proposta, emersa dopo i colloqui di Ginevra che hanno visto, a sorpresa, anche un accordo sui “termini centrali” da parte del Presidente ucraino Volodymyr Zelensky. Il piano iniziale, noto per essere particolarmente favorevole a Mosca, è stato suddiviso da 28 punti in quattro componenti, che il Cremlino si è detto pronto a discutere seriamente. Addirittura nella notte la NBC ha parlato chiaramente di un Putin pronto a “Seri colloqui di pace“, aprendo la strada a una nuova fase dei colloqui più costruttivi. 

I Punti Centrali del Piano (e le Condizioni di Mosca)

La proposta americana, definita da Trump come una misura “ben calibrata” e accettabile da entrambe le parti, è un complesso do ut des che bilancia concessioni territoriali con impegni finanziari.

I termini chiave del negoziato includono:

  • Cessioni territoriali: L’Ucraina dovrebbe cedere porzioni della regione del Donbas alla Russia e accettare un ridimensionamento delle sue capacità militari.

  • Aiuti per la ricostruzione: In un’ottica da New Deal post-bellico, Mosca dovrebbe fornire 100 miliardi di dollari in assistenza all’Ucraina per la ricostruzione. Questo aspetto, pur essendo un costo per la Russia, si inserisce nel dibattito sulla spesa pubblica in disavanzo necessaria per la ripresa economica, un tema caro alla dottrina keynesiana.

  • Neutralità di Kyiv: L’Ucraina dovrebbe rinunciare ai suoi piani di adesione alla NATO, eliminando un casus belli storico per la Russia.

Tuttavia, l’apertura russa rimane ancorata a un assioma fondamentale: “Le forze ucraine dovranno lasciare i territori che attualmente occupano, e poi i combattimenti cesseranno,” ha specificato Putin. In assenza di ciò, l’obiettivo sarà raggiunto per via militare. Una posizione che conferma come l’apertura ai negoziati sia, per Mosca, una leva per cristallizzare i guadagni strategici attuali, anzi per incrementarli leggermente, magari tramite uno scambio territoriale.

Putin in Kighizistan con il presidente kirghizo

La Diplomazia Sotto Accusa e il Ruolo di Witkoff

Il dibattito è stato acceso anche dalla controversia sull’inviato speciale statunitense Steve Witkoff, il quale sarebbe stato intercettato mentre consigliava a un assistente russo (Yuri Ushakov) di lusingare il Presidente Trump per il successo di un accordo separato (tra Israele e Hamas).

Questo episodio, definito da alcuni repubblicani a Washington come un “favore ai russi”, è stato difeso da Trump come una “normale negoziazione”. La realtà è che l’approccio transactional di Trump, slegato dalle tradizionali rigidità diplomatiche, ha creato il canale diretto con Mosca che l’Europa, legata a logiche di principio, non è riuscita a costruire.

La trattativa si annuncia lunga e difficile. La mossa di Putin, accettando di discutere il piano, espone paradossalmente l’Europa al rischio di apparire come la parte “guerrafondaia” a ogni costo, vincolata a posizioni preconcette che potrebbero ritardare la fine del conflitto, a tutto svantaggio della stabilità geopolitica ed economica del continente. Il Cremlino sta già accusando l’Unione Europea di essere il vero problema nella trattative, ponendo consizioni inaccettabili per Mosca e quindi spingendo a un prolungamento del conflitto. Questo mette i politici europei, spesso già in difficoltà di fronte alla pubblica opinione, ancora più in difficoltà.

Domande e risposte

Quali sono le concessioni territoriali richieste alla base del piano Trump? Il piano iniziale, elaborato con la partecipazione di funzionari russi e statunitensi, prevedeva che Kyiv cedesse porzioni della regione del Donbas e accettasse il non ingresso nella NATO. Alcuni resoconti suggeriscono che Mosca aspiri all’abbandono da parte ucraina di tutti i territori che attualmente controlla all’interno delle province annesse, come Donetsk e Luhansk, oltre a limitazioni significative alla dimensione del suo esercito. Queste richieste rappresentano il principale ostacolo per Kyiv, poiché equivalgono a una ratifica di fatto delle conquiste russe.

Perché l’inviato speciale Steve Witkoff è stato criticato a Washington?

Witkoff, legato all’amministrazione Trump, è stato oggetto di critiche per una conversazione trapelata con un consigliere del Cremlino. L’accusa mossa da alcuni esponenti repubblicani è di aver consigliato i russi su come gestire le relazioni e la comunicazione con Trump, in particolare suggerendo a Putin di congratularsi con il Presidente USA per un accordo separato. I detrattori sostengono che questo atteggiamento dimostri un’eccessiva accondiscendenza verso Mosca, compromettendone l’imparzialità nei negoziati di pace. Nello stesso tempo proprio il mostrare vicinanza permette di aprire le trattative.

Qual è la principale implicazione economica del piano e quale l’onere per la Russia?

L’implicazione economica più rilevante è la clausola che richiederebbe al Cremlino di stanziare 100 miliardi di dollari per la ricostruzione dell’Ucraina post-bellica. Questa somma, pur rientrando nell’ottica di un “pacchetto” negoziato, rappresenta un onere finanziario significativo per la Russia e verrebbe considerata come un “risarcimento indiretto” per i danni di guerra. Si tratta di un elemento cruciale che, nell’analisi economica, va bilanciato rispetto ai benefici geopolitici e territoriali che Mosca otterrebbe dal cessate il fuoco.

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