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Ucraina: La caduta dell’eminenza grigia Yermak. Zelensky è il prossimo se non accetta la Pace di Trump?

Il capo staff di Zelensky travolto da un’inchiesta condotta da agenzie vicine agli USA. Un chiaro segnale di Washington: o si accetta il piano di pace di Trump o il prossimo obiettivo dell’anticorruzione sarà il Presidente stesso.

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Lo scandalo corruzione che ha travolto il capo dello staff di Zelensky potrebbe non essere un semplice caso di malaffare, ma un preciso messaggio politico inviato da Washington. Il “falco” Yermak è fuori dai giochi: ora il Presidente ucraino deve scegliere tra il piano di pace USA o la fine politica.

In un colpo di scena che i media mainstream faticano a decifrare nella sua interezza, l’Ucraina si trova al centro di un terremoto politico che potrebbe ridisegnare gli equilibri del conflitto con la Russia. Andriy Yermak, l’eminenza grigia di Kiev, il braccio destro (e talvolta la mente) del Presidente Zelensky, ha rassegnato le dimissioni. O meglio, è stato costretto a farsi da parte.

La causa ufficiale? Un raid nel suo appartamento nell’ambito di una maxi-indagine su una presunta corruzione energetica da 100 milioni di dollari. Tuttavia, chi conosce le dinamiche di potere tra Kiev e Washington sa che in politica, e specialmente in guerra, le coincidenze non esistono. L’Ambasciatore russo Rodion Miroshnik ha suggerito che il sacrificio di Yermak serva a proteggere Zelensky mentre il cerchio si stringe. Ma c’è una lettura più sottile e, se vogliamo, più cinica: secondo Andrew Korybko la testa di Yermak era il prezzo da pagare per non aver ascoltato i consigli d’oltreoceano.

Il braccio di ferro con Washington

 Trump (e il “Deep State” americano che si sta riallineando alle nuove direttive) sta spingendo per una chiusura del fronte ucraino. Era già stato ipotizzato che uno scandalo di corruzione mirato potesse essere la chiave di volta per “ammorbidire” la leadership ucraina.

Yermak, noto per la sua linea intransigente, rappresentava il collante di un’alleanza eterogenea e fragile che teneva Zelensky al potere:

  • Forze Armate;

  • Oligarchi;

  • Servizi segreti (SBU);

  • Parlamento (Rada).

Finché Yermak gestiva questi fili, Zelensky poteva permettersi di rifiutare le bozze di accordo americane, arrivando a dichiarare, tramite il suo stesso capo staff, che l’Ucraina non avrebbe ceduto “nemmeno un metro di territorio”. Una posizione nobile, forse, ma strategicamente insostenibile per i piani di Washington.

L’intervento delle agenzie “Made in USA”

Non è un mistero che le agenzie anticorruzione ucraine, la NABU (National Anti-Corruption Bureau of Ukraine) e la SAPO (Special Anti-Corruption Prosecutor’s Office), siano creature finanziate e supportate dagli Stati Uniti. Quando Yermak ha suggerito a Zelensky di giocare duro con Trump e respingere il quadro di pace proposto – che includeva amnistie e concessioni territoriali di fatto sul Donbass – la protezione americana su di lui è svanita.

Il tempismo è stato chirurgico. Se Zelensky avesse accettato il punto 26 del framework di pace (amnistia per le parti coinvolte), Yermak avrebbe potuto ritirarsi a vita privata. Invece, l’ostinazione ha portato al via libera per i raid. Il messaggio è chiaro: la corruzione in Ucraina è un “problema” che gli USA possono scegliere di ignorare o di usare come clava a seconda della docilità politica del governo di Kiev.

Lo scenario: Zelensky è il prossimo?

Ora che il “Cardinale Grigio” è caduto, Zelensky è politicamente nudo. Senza il suo uomo di fiducia a gestire le leve del potere interno, il Presidente è vulnerabile come mai prima d’ora. La tesi che circola negli ambienti diplomatici è che, se Zelensky non si piegherà rapidamente alle richieste di pace di Trump, potrebbe essere lui il prossimo a finire formalmente sotto inchiesta.

Ecco come potrebbe svilupparsi il meccanismo di pressione, o di “regime change morbido”, orchestrato da Washington:

  1. Pressione sugli Oligarchi: Gli USA potrebbero minacciare i magnati ucraini di includerli nelle indagini anticorruzione se non attiveranno i loro riferimenti in Parlamento per scaricare l’attuale leadership.

  2. Sgretolamento della Rada: Incoraggiare defezioni dal partito di governo (“Servitore del Popolo”), facendo perdere a Zelensky il controllo legislativo.

  3. Gestione del Dissenso: Ordinare ai servizi segreti di non reprimere eventuali proteste dell’opposizione, lasciando che la piazza faccia il suo corso.

  4. Il ruolo dell’Esercito: Le Forze Armate, se Zelensky ordinasse di reprimere le proteste, potrebbero limitarsi a disobbedire.

In questo scacchiere, la figura di Valery Zaluzhny, l’ex capo delle forze armate molto amato dai soldati e dalla popolazione (e meno compromesso politicamente), aleggia come possibile successore gradito sia all’Occidente che a una parte dell’elettorato stanco della guerra.

L’avvertimento di Trump

L’estate scorsa, Zelensky aveva tentato di subordinare NABU e SAPO al controllo governativo diretto, intuendo il pericolo. Quel tentativo è fallito. Ora quelle stesse agenzie sono lo strumento di coercizione per arrivare alla pace.

Le parole di Donald Trump risuonano non più come un’osservazione, ma come una sentenza: “L’Ucraina ha dei problemi difficili… Hanno una situazione di corruzione in corso, che non è utile. Ma c’è una buona possibilità che possiamo fare un accordo”.

Tradotto dal “trampese”: la corruzione è il problema che useremo per costringervi all’accordo. Yermak è stato l’esempio. Zelensky ha ora poco tempo per decidere se vuole essere il firmatario della pace o il prossimo capitolo dell’inchiesta.

Domande e risposte

Perché la caduta di Yermak è così importante per gli equilibri interni dell’Ucraina? Andriy Yermak non era solo un capo staff, ma il vero gestore del potere politico a Kiev. Fungeva da snodo cruciale tra il Presidente, gli oligarchi, i servizi di sicurezza e il Parlamento. La sua rimozione smantella la rete di protezione che ha permesso a Zelensky di mantenere una posizione rigida e centralizzata. Senza di lui, il Presidente perde la capacità operativa di controllare le varie fazioni interne, rendendo il governo estremamente fragile e suscettibile a pressioni esterne.

Che ruolo hanno le agenzie anticorruzione NABU e SAPO in questa vicenda? NABU e SAPO sono organismi istituiti con un forte sostegno finanziario e politico degli Stati Uniti per combattere la corruzione endemica in Ucraina. Essendo di fatto indipendenti dall’influenza diretta di Zelensky (e protette da Washington), fungono da leva di pressione. Gli USA possono “attivare” o “frenare” le loro indagini a seconda della necessità geopolitica. In questo caso, sono state utilizzate per colpire il cerchio magico di Zelensky nel momento in cui questi si opponeva ai piani di pace americani.

Qual è l’alternativa per Zelensky se non accetta le condizioni di pace? Se Zelensky dovesse continuare a rifiutare le condizioni del piano di pace proposto dall’amministrazione Trump (che probabilmente implica cessioni territoriali), rischia di essere coinvolto direttamente nello scandalo corruzione. Questo porterebbe a un isolamento politico, alla perdita del sostegno parlamentare e, in ultima analisi, a un cambio di regime “pilotato”, magari favorendo l’ascesa di figure militari come Zaluzhny, considerate più pragmatiche o comunque utili per gestire la transizione post-bellica.

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