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Tungsteno e Oro: la Spagna accelera sulla miniera strategica di El Moto. L’Europa cerca di affrancarsi dalla Cina

La miniera spagnola che sfida la Cina: il progetto El Moto a Ciudad Real promette di coprire il 25% del fabbisogno UE di tungsteno e oro. Un investimento da 160 milioni per l’indipendenza strategica europea.

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Il progetto di Ciudad Real promette di coprire un quarto della domanda europea di un metallo ormai critico per l’industria e la difesa. Mentre Bruxelles si sveglia dal letargo geologico, i capitali privati si muovono.

In un’Europa che per anni ha preferito delocalizzare l’inquinamento e la produzione, dimenticandosi che la ricchezza reale parte dalle materie prime, qualcosa si sta muovendo. E si muove nel sottosuolo spagnolo, precisamente ad Abenójar, nella provincia di Ciudad Real. Qui, il progetto minerario “El Moto” sta per passare dalla carta alla roccia, con l’obiettivo di estrarre due metalli che fanno gola a molti: tungsteno e oro.

La notizia, che potrebbe sembrare di nicchia, è in realtà un tassello fondamentale nel mosaico della (tanto agognata e poco praticata) autonomia strategica europea. La società spagnola PMC (Promotora de Minas de Carbón) sta finalizzando una complessa operazione finanziaria per avviare i lavori, con l’obiettivo di iniziare a commercializzare il prezioso output nel 2027.

I Dettagli Finanziari: Caccia a 160 Milioni

Non si scava gratis, e PMC lo sa bene. Per trasformare i permessi in gallerie operative, l’azienda sta cercando di raccogliere circa 160 milioni di euro. L’operazione è stata affidata a nomi pesanti della finanza e della consulenza legale: la banca d’affari Arcano Partners e lo studio Herbert Smith Freehills Kramer.

La struttura del deal è classica ma solida, pensata per attrarre sia chi cerca rendimento da debito, sia chi vuole scommettere sul capitale di rischio in un settore “hard asset”:

  • Debito (60-70%): Tra i 96 e i 112 milioni di euro arriveranno da finanziamenti bancari.

  • Equity (30-40%): Tra i 48 e i 64 milioni di euro saranno capitale proprio.

La vera novità è che PMC è disposta ad aprire le porte di casa: cederà fino al 49% del capitale della controllata Abenójar Tungsten a nuovi soci di minoranza. La famiglia García San Miguel, che guida il gruppo dal 2005, manterrà comunque il controllo e la gestione operativa. Non è un’operazione per speculatori mordi e fuggi: la concessione mineraria dura 90 anni. È un investimento industriale vero, di quelli che piacciono a chi guarda ai fondamentali.

I numeri previsionali, del resto, sono di tutto rispetto:

  • Fatturato annuo stimato: 100 milioni di euro.

  • EBITDA: 40 milioni di euro.

  • TIR (Tasso Interno di Rendimento): 22,92%.

Penetratori in lega di Tungsteno per proiettili

Il Tungsteno: Tallone d’Achille dell’Occidente

Perché tanto interesse per il tungsteno? Perché, come abbiamo spesso sottolineato su queste pagine (vedi l’approfondimento: Tungsteno: il tallone d’Achille dell’Occidente), l’Occidente si è reso conto troppo tardi di essere disarmato.

Il tungsteno non è un metallo qualsiasi. Con un punto di fusione a 3.422 gradi Celsius (il più alto tra tutti i metalli) e una durezza estrema, è insostituibile. Senza tungsteno non si fanno:

  • Leghe d’acciaio ad alta resistenza.

  • Strumenti di taglio industriale (le punte dei trapani e delle frese che costruiscono tutto il resto).

  • Armamenti: dalla corazzatura dei carri armati ai proiettili perforanti.

  • Elettronica avanzata e filamenti.

Attualmente, la catena di approvvigionamento è pericolosamente sbilanciata verso la Cina, che controlla gran parte dell’estrazione e della raffinazione globale. Pechino ha dimostrato di saper usare le materie prime come leva geopolitica, “chiudendo i rubinetti” quando necessario. Il prezzo del tungsteno è raddoppiato nell’ultimo anno, un segnale inequivocabile che la scarsità inizia a mordere.

L’Unione Europea, nel suo Critical Raw Materials Act, ha finalmente inserito il tungsteno nella lista dei materiali critici, ponendosi l’obiettivo di estrarre almeno il 10% del fabbisogno entro i confini comunitari entro il 2030.

El Moto: Un Unicum in Europa

È qui che entra in gioco “El Moto”. Il progetto non è solo una buca nel terreno, ma è stato dichiarato strategico dalla Commissione Europea. Le stime geologiche sono impressionanti:

  • 91 milioni di tonnellate di minerale di tungsteno.

  • 1,2 milioni di once d’oro (un “prodotto secondario” che renderà i bilanci decisamente più lucenti).

Secondo i promotori, la miniera potrà coprire da sola il 25% della domanda europea di tungsteno. Attualmente, la Spagna ha solo una miniera attiva di questo tipo (a Barruecopardo, Salamanca), ma El Moto promette volumi decisamente superiori.

C’è anche un certo interesse istituzionale: il progetto si trova nella città natale del Ministro dell’Edilizia Abitativa spagnolo, Isabel Rodríguez, e gode del sostegno delle amministrazioni locali. Fondi internazionali come il francese InfraVia stanno già guardando il dossier, attirati anche dal supporto che il governo di Parigi offre ai veicoli di investimento in materie prime strategiche.

In sintesi, mentre la finanza creativa spesso produce bolle, qui si torna ai fondamentali: scavare, estrarre, produrre. L’Europa ha disperatamente bisogno di progetti come questo per non restare ostaggio delle superpotenze asiatiche. Se il 2027 sembra lontano, per i tempi minerari è domani mattina.

Minerale di Tungsteno

Domande e Risposte

Perché il tungsteno è considerato così strategico per l’Europa?

Il tungsteno è fondamentale per la sua resistenza al calore estremo e la sua durezza. È insostituibile nell’industria pesante (utensili da taglio), nell’elettronica e soprattutto nel settore militare (corazzature e proiettili). Attualmente l’Europa dipende quasi totalmente dalle importazioni, prevalentemente dalla Cina, il che rappresenta un grave rischio geopolitico e di sicurezza industriale, specialmente in un contesto di prezzi raddoppiati e tensioni internazionali.

Che ruolo avrà la miniera “El Moto” nel mercato europeo?

Il progetto “El Moto” è destinato a diventare un pilastro dell’autonomia europea. Con una riserva di 91 milioni di tonnellate di minerale, si stima che potrà soddisfare fino al 25% dell’intera domanda di tungsteno dell’Unione Europea. Questo contribuirebbe significativamente all’obiettivo UE di estrarre internamente almeno il 10% delle materie prime critiche entro il 2030, riducendo la dipendenza estera.

L’operazione è finanziariamente sostenibile per gli investitori?

I dati preliminari indicano un’alta sostenibilità. Il progetto prevede un fatturato annuo di 100 milioni di euro e un EBITDA di 40 milioni, con un Tasso Interno di Rendimento (TIR) del 22,92%, molto attraente per il settore. Inoltre, la presenza di 1,2 milioni di once d’oro nel giacimento funge da “ammortizzatore” finanziario, garantendo entrate aggiuntive oltre al core business del tungsteno. La concessione a 90 anni offre prospettive di lungo termine.

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