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Trump va a comizio nel hyper-Dem Minnesota, sembra folle… Forse non lo è: che sia un’elezione stile 1972?

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Il Minnesota è uno stato super-Dem, da anni: neanche Reagan riuscì ad accaparrarselo, solo Nixon nel 1972 poté ma a pegno di un impeachment poco tempo dopo.

Ora Trump, a sorpresa, spende tempo prezioso per un comizio pre-elettorale a poche ore dal voto per andare proprio in Minnesota, un fortino o anche il vero ed unico fortino Dem, più di California e New York.
“Mission impossible” voi direte. No, studiando la storia si riesce a capire il perchè. E dimostra anche che possiamo davvero attenderci sorprese domani notte.
Si, il Minnesota è vero che è uno stato Dem ma è anche uno stato dove il livello cultural-politico dei votanti è decisamente alto. Questo non significa che “chi sa” vota Dem, perfettamente il contrario direi: infatti in tale fortino Dem ci fu un famoso governatore, l’ex lottatore di wrestling Jesse Ventura, che anni fa (18) riuscì nell’intento di battere sia i Dem che i Rep nella nomina di governatore. Fu poi “abbattuto” grazie ad un accordo bipartisan tra i principali partiti.

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Questo fu il primo vero esempio di antipartitismo USA (di cui Trump ha sempre fatto parte), lo stesso antipartitismo che permise a Bill Clinton di diventare presidente grazie allo schieramento indipendente di Ross Perot ossia togliendo voti a Bush nel 1992 ed a Dole nel 1996.
Ma il messaggio di Ross Perot, di Jesse Ventura e dell’archetipo politico del movimento dell’antipolitica Pat Buchanan poi confluito nei Repubblicani come The Donald, tutti critici del sistema politico USA, non è morto anzi è oggi vivo e vegeto. E potrebbe finalmente avere successo.
Anche perchè se la gente crederà davvero nel cambiamento – e dunque in Trump – anche un’elezione “rigged”, truccata, verrebbe giocoforza evitata in quanto porterebbe al caos, pericolosissimo in un paese dove ci sono quasi più armi che mammiferi…

In questo contesto gli scandali del sistema Clinton ormai pubblicamente esposti certamente aiutano l’antipartitismo. Anche il doppio dietrofront di Comey aiuta, si sappia che dai tempi di Al Capone l’FBI è l’equivalente della polizia politica negli USA, quando non riesci ad abbattere qualcuno con l’ordinario lo fa l’FBI (successe appunto ad Al Capone, il principale competitor ai tempi del proibizionismo del padre dell’ex presidente John Fitzgerald Kennedy, che però a differenza del nostro oriundo sposò la figlia di un famoso politico Dem, Fitzgerald, di Boston e dunque ebbe l’FBI dalla sua parte – FBI nata con uno specifico compito, abbattere Scarface –, il resto è storia).

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Si sappia che Trump, secondo la biografia ufficiale di George Bush padre, fu anche in predicato di diventare vice presidente repubblicano sotto il suo mandato (poi venne scelto Dan Quayle); ossia il tycoon newyorkese conosce bene dal di dentro i meccanismi della politica. Leggasi anche The Donald, amico di Jesse Ventura, estimatore di Ross Perot e quasi vice presidente USA sotto un mandato Repubblicano, ha capito che da indipendente non si vince contro le macchine organizzative dei grandi partiti. Se volete è molto simile a quanto ha fatto Matteo Renzi, sebbene lato italico senza un minimo né di carisma né di successi pregressi nell’imprenditoria.

Tutto questo ci fa capire come il viaggio in Minnesota di Trump, apparentemente inutile, in realtà nasconda qualcosa di molto più grande: forse la gente non lo dice o forse i media lo nascondono ma potrebbe essere che gli USA siano davvero pronti per il grande cambiamento e nel segreto dell’urna la gente decida di votare in massa per Donald J. Trump! Non c’è altra spiegazione.

Appunto, spendere ore preziose in uno stato tecnicamente imprendibile, ore che potrebbero essere ben impiegate in Wisconsin o in New Hampshire quali stati veramente in bilico, non è che nascondano una realtà molto più rivoluzionaria di quello che l’establishment ed i media cooptati possano anche solo lontanamente immaginare?

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Anche perchè Trump è sì parte dei Rep ma non ha fatto promesse a nessuno all’interno del partito, forse solo a Chris Christie – filo italiano – che si è schierato con lui dal primo momento. Ed anzi continua a vestirsi di antipolitica anche attraverso la sua impressionante abilità a gestire i media, vedremo poi i risultati ma a giudicare dal suo programma presidenziale scritto nero su bianco e reso pubblico al mondo i presupposti per fare bene ci sono tutti, eccome! [programma assolutamente da leggere, ndr]

Anche perchè dall’altra parte la scelta sarebbe quella di votare Hillary Clinton, auguri, con tutto quello che è emerso negli scorsi giorni c’è davvero da sperare che non capiti (opinione personale).
Ecco perchè mi associo alla visione del sempre ben informato Bisignani secondo cui l”FBI che conferma l’approccio dello scorso luglio, ossia di non vopera procedere, nasconde magari un accordo segreto, le dimissioni di Hillary pre elezioni o post vittoria per evitare l’impeachment. E magari solo perchè oggi all’establishment Rep+Dem serve evitare che vinca un Trump ossia evitare che cambino davvero le cose negli States e dunque nel mondo [cvd, le oligarchie economico-finanziarie globali sono tutte o quasi contro Trump, ndr].

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Ecco perchè ci sono tutti gli ingredienti affinché ci si possa ragionevolmente attendere la sorpresa, un nuovo 1972. Vedasi la mappa del prenditutto Nixon vs. McGovern. Ve la ripropongo casomai ve la foste persa…. Speriamo solo, nel caso, che un Congresso a maggioranza Rep + Dem non voglia ribaltare le cose come nel Watergate, anche Nixon fu un presidente troppo rivoluzionario per i tempi (fermò la guerra in Vietnam, aprì alla Cina comunista e bloccò la convertibilità aurea del dollaro prima di essere abbattuto da uno scandalo tutto sommato molto meno pesante rispetto a quanto oggi emerge sul clan Clinton).

Mitt Dolcino


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