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Trump tuona: “La Spagna fuori dalla NATO!”, ma Madrid fa orecchie da mercante.
Trump contro la Spagna: “Fuori dalla NATO!”. Ma Madrid non ci sta. L’ex presidente USA attacca la Spagna per le scarse spese militari e minaccia l’espulsione dall’Alleanza. La replica spagnola non si fa attendere, mentre l’Europa si interroga sul futuro della difesa comune.

Donald Trump, con il suo stile inconfondibile, torna a scuotere le fondamenta della NATO. Il 9 ottobre, durante un incontro con il presidente finlandese Alexander Stubb, ha suggerito senza troppi giri di parole che la Spagna potrebbe essere espulsa dall’alleanza. Il motivo? Madrid non si è allineata alla richiesta di aumentare le spese per la difesa al 5% del PIL, un obiettivo caldeggiato da Trump per riequilibrare i conti dell’Alleanza Atlantica. Il presidente ha affermato, in un intervento:
“Beh, dovevamo farlo, e voi siete stati fantastici”, ha detto Trump a Stubb, riferendosi all’aumento delle spese. “La Spagna no. La Spagna è l’unica che non l’ha fatto. E quindi, penso che dovrete iniziare a parlare con la Spagna. L’unico paese della NATO che non l’ha fatto è la Spagna, e capirete di cosa si tratta, giusto?”. E poi l’affondo finale: “Avevamo un ritardatario. Era la Spagna, la Spagna. Dovete chiamarli e scoprire perché sono dei ritardatari, e stanno anche andando bene. Non hanno scuse per non farlo, ma va bene così. Forse dovreste buttarli fuori dalla NATO, francamente”.
Parole che suonano come un ultimatum, o forse come il solito show del tycoon americano. Fatto sta che la Spagna, per ora, non sembra scomporsi più di tanto. La ministra della Difesa, Margarita Robles, ha riaffermato l’impegno del suo paese verso l’alleanza, sottolineando che Madrid mantiene i suoi patti. “Queste dichiarazioni sono state fatte in un contesto specifico, ma so per certo che le forze armate statunitensi sono ben consapevoli dell’impegno della Spagna”, ha dichiarato la Robles.
Il nodo del 5%
Ma da dove nasce questa richiesta del 5%? Al summit dell’Aia del 25 giugno, i leader dei 32 paesi membri della NATO hanno approvato questo nuovo obiettivo di spesa, più del doppio del precedente 2% fissato nel 2014. Una mossa fortemente voluta da Trump per correggere uno squilibrio storico: secondo i dati della stessa NATO, i paesi alleati non statunitensi, pur avendo una ricchezza complessiva (misurata in PIL) quasi pari a quella degli Stati Uniti, spendono in difesa meno della metà. Un “privilegio” che Trump non è più disposto a concedere.
Tuttavia, il primo ministro spagnolo Pedro Sánchez aveva già messo le mani avanti, annunciando un accordo con la NATO per escludere il suo paese dal nuovo obiettivo. “La Spagna, quindi, non spenderà il 5% del suo PIL per la difesa, ma la sua partecipazione, il suo peso e la sua legittimità nella NATO rimangono intatti”, aveva dichiarato Sánchez in un discorso televisivo il 22 giugno. “Rispettiamo pienamente il legittimo desiderio di altri paesi di aumentare i loro investimenti nella difesa, ma noi non lo faremo”. Secondo Sánchez, la Spagna può adempiere a tutti i suoi impegni con una spesa del 2,1% del PIL.
I “virtuosi” e i “ritardatari”
Le stime più recenti della NATO, risalenti a giugno, confermano che la Spagna è uno dei paesi che spende meno per la difesa, raggiungendo a malapena il 2% del PIL. In testa alla classifica dei “virtuosi” troviamo:
- Polonia (4,48%)
- Lituania (4%)
- Lettonia (3,73%)
- Estonia (3,38%)
- Norvegia (3,35%)
- Stati Uniti (3,22%)
- Danimarca (3,22%)
Alla domanda di un giornalista su come garantire che l’impegno del 5% non diventi una promessa vuota, data l’eccezione spagnola, il segretario generale della NATO Mark Rutte aveva risposto in modo piuttosto sibillino: “Alludendo alla Spagna, la NATO non ha opt-out e la NATO non fa accordi secondari”. Ha poi aggiunto che i paesi membri “hanno il diritto sovrano, e anche la flessibilità, di determinare i loro percorsi per adempiere agli impegni della NATO”. Una risposta che, a conti fatti, sembra lasciare a ciascun paese un certo margine di manovra, ma la Spagna
La partita, insomma, è ancora tutta da giocare. Resta da vedere se la sparata di Trump avrà conseguenze concrete o se, come spesso accade, si rivelerà una tempesta in un bicchier d’acqua.
Domande e Risposte
1. Perché Trump vuole che i paesi della NATO spendano il 5% del loro PIL in difesa?
Trump sostiene che ci sia un forte squilibrio all’interno della NATO: gli Stati Uniti spendono molto di più per la difesa rispetto agli altri paesi membri, nonostante la loro ricchezza complessiva sia simile. A suo avviso, gli alleati europei approfittano della protezione militare americana senza contribuire in modo equo. L’obiettivo del 5% servirebbe a riequilibrare questa situazione, spingendo tutti i paesi a “pagare la loro giusta quota” per la sicurezza collettiva.
2. La Spagna rischia davvero di essere espulsa dalla NATO?
Al momento, un’espulsione della Spagna appare improbabile. Le dichiarazioni di Trump hanno un forte valore politico e mediatico, ma non si traducono automaticamente in azioni concrete. La Spagna è un membro storico e strategico dell’alleanza, e la sua uscita creerebbe un precedente pericoloso. Inoltre, come ha sottolineato il segretario generale della NATO, i paesi membri hanno una certa “flessibilità” nel raggiungere gli obiettivi di spesa. La questione, quindi, si giocherà più sul piano diplomatico che su quello di un’espulsione vera e propria.
3. Qual è la posizione ufficiale dell’Italia sulla questione del 5%?
L’Italia, come altri paesi, si trova in una posizione delicata. Pur avendo aumentato le spese per la difesa negli ultimi anni, è ancora lontana dall’obiettivo del 5%. Il governo italiano ha sempre ribadito il suo impegno verso l’Alleanza Atlantica, ma deve anche fare i conti con un bilancio pubblico sotto pressione. La linea ufficiale è quella di un aumento graduale e sostenibile delle spese militari, in linea con gli impegni presi in sede NATO, ma senza stravolgere i conti dello Stato.

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