Energia

Trump suona la carica: “Stop al Petrolio russo!”. Ma la NATO tentenna e si ritira

Trump chiede lo stop totale al petrolio russo, ma mezza NATO si oppone. Ecco chi sono i Paesi che, per non restare al freddo, preferiscono continuare a fare affari con Mosca, svelando le crepe dell’Alleanza.

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Alcuni membri della NATO hanno espresso riluttanza a seguire l’appello del presidente Trump a vietare completamente le importazioni di petrolio russo come mezzo per raggiungere un accordo di pace per l’Ucraina, secondo quanto riportato dal Washington Times.

Il presidente degli Stati Uniti ha lanciato l’appello durante il fine settimana in un post su TruthSocial, affermando: “Sono pronto a imporre sanzioni severe alla Russia quando tutti i paesi della NATO avranno concordato e iniziato a fare lo stesso, e quando tutti i paesi della NATO SMETTERANNO DI ACQUISTARE PETROLIO DALLA RUSSIA.

Come sapete, l’impegno della NATO a VINCERE è stato ben lontano dal 100%, e l’acquisto di petrolio russo da parte di alcuni è stato scioccante! Questo indebolisce notevolmente la vostra posizione negoziale e il vostro potere contrattuale nei confronti della Russia. Comunque, sono pronto a “partire” quando lo sarete voi. Basta che mi diciate quando“.

Trump ha anche chiesto l’imposizione di dazi doganali su India e Cina, compresi tra il 50% e il 100%, per scoraggiare il Paese dall’acquistare greggio russo.

Alcuni membri della NATO, tuttavia, sono tra i principali acquirenti di petrolio e gas russi, in particolare la Turchia, che secondo il think tank finlandese sul cambiamento climatico Centre for Research on Energy and Clean Air ha importato greggio russo per un valore stimato di 80 miliardi di dollari dal febbraio 2022.

In Europa, l‘Ungheria e la Slovacchia sono state le oppositrici più accese a qualsiasi ulteriore restrizione alle importazioni di petrolio russo. I due membri centroeuropei della NATO sostengono che tale restrizione comprometterebbe la loro sicurezza energetica.

“Stanno spingendo per decisioni che mettono slovacchi e ungheresi in una posizione difficile”, ha detto giovedì scorso il ministro degli Esteri ungherese Peter Szijjarto in un post su X. “Senza il petrolio e il gas russi, un approvvigionamento sicuro è impossibile”.

Trump ha anche esortato l’Unione Europea a sospendere tutte le importazioni di energia russa se vuole che Washington aumenti ulteriormente la pressione su Mosca per fare pace con il governo ucraino colpendo le sue entrate derivanti dall’esportazione di energia.

L’oleodotto Druzbha, che ancora porta il petrolio russo verso l’Europa

1) Qual è il nocciolo della proposta di Donald Trump e perché sta creando tensioni all’interno della NATO?

La proposta di Trump consiste in un embargo totale e coordinato da parte di tutti i paesi NATO sulle importazioni di petrolio russo, come condizione per imporre sanzioni più severe da parte degli USA. L’obiettivo è colpire il cuore finanziario della Russia per forzarla a negoziare la pace in Ucraina. Questo crea tensioni perché espone la divergenza di interessi tra i membri dell’alleanza. Paesi come Ungheria, Slovacchia e Turchia dipendono pesantemente dall’energia russa per la loro sicurezza economica e non sono disposti a sacrificare i propri interessi nazionali sull’altare di una strategia unitaria, ma economicamente dolorosa.

2) Perché questa notizia è importante per il contesto geopolitico attuale?

Questa notizia è fondamentale perché rivela le crepe nella facciata di unità della NATO di fronte al conflitto ucraino. Dimostra che, al di là della retorica ufficiale, le sanzioni economiche sono uno strumento complesso il cui peso non è distribuito equamente. L’insistenza di Trump mette in luce il conflitto tra la strategia geopolitica a lungo termine (indebolire la Russia) e le necessità economiche immediate di alcuni Stati membri. Evidenzia inoltre come le dinamiche interne alla NATO potrebbero cambiare drasticamente a seconda degli esiti delle prossime elezioni americane.

3) Quali potrebbero essere le ricadute economiche per l’Europa se la proposta di Trump venisse accettata?

Se la proposta venisse accettata, le ricadute per l’Europa sarebbero immediate e severe. Si assisterebbe a un nuovo shock energetico, con un probabile aumento vertiginoso dei prezzi del petrolio e del gas, data la difficoltà di sostituire le forniture russe nel breve termine. Questo innescherebbe una spinta inflazionistica, mettendo a dura prova famiglie e imprese. Paesi come Ungheria e Slovacchia, privi di accesso al mare e dipendenti dagli oleodotti, affronterebbero una vera e propria crisi di approvvigionamento, con possibili razionamenti e un forte impatto sulla produzione industriale, rischiando una pesante recessione economica.

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