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Economia

Trump si prepara la lasciare il Trattato di Parigi sul CO2: le conseguenze della sua scelta

Quali sono le conseguenze di Donald Trump relative all’abbandono degli accordi di Parigi sulle emissioni di CO2

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Donald Trump si sta preparando a ritirarsi dall’accordo sul clima di Parigi quando tornerà in carica a gennaio, secondo quanto riportato da diverse fonti fra cui The Telegraph.

Il team del presidente eletto ha già preparato un ordine esecutivo che prevede l’uscita degli Stati Uniti dal trattato internazionale che impegna i Paesi a ridurre le emissioni di gas serra.

Sono stati preparati altri ordini esecutivi che Trump dovrà firmare quando rientrerà alla Casa Bianca e che ridurranno le dimensioni dei monumenti nazionali per consentire un maggior numero di trivellazioni ed estrazioni, come riporta il New York Times.

Si tratta di uno dei primi segnali di come Trump intenda disfare l’eredità di Joe Biden, che ha spesso sbandierato le credenziali verdi della sua amministrazione e ha speso miliardi di dollari in progetti di energia rinnovabile. Alcuni progetti sono stati degli sprechi epocali, come quello nei caricatori per auto EV, dove 7,5 miliardi di investimento hanno prodotto 7 stazioni di ricarica in due anni. Un disastro.

Biden ha firmato l’adesione degli Stati Uniti all’accordo di Parigi nel suo primo giorno di mandato, dopo che Trump se ne era ritirato durante il suo primo mandato nel 2017. L’uscita però era durata solo un anno, quindi non aveva prodotto i risultati sperati. Questa volta durerà quattro anni.

La vittoria elettorale di martedì ha dato a Trump un “mandato per attuare le promesse fatte in campagna elettorale”, ha dichiarato a Reuters Karoline Leavitt, portavoce del team di transizione. Ora deve mantenere le promese, soprattutto con le società petrolifere.

Impianto di Freeport per la produzione del GNL

Fine della pausa sul GNL

In campagna elettorale, Trump ha ripetutamente promesso di liberaralizzare la produzione di petrolio, dicendo alle folle dei comizi che avrebbe “trivellato, baby, trivellato”. Ha affermato che questa politica vedrà i prezzi dell’energia dimezzarsi entro 12 mesi dal suo insediamento.

La sua promessa di benzina e gas a buon prezzo potrebbe realizarsi anche per una congiuntua internazionale che spinge verso una maggiore produzione di idrocarburi, e non solo negli USA.

Trump dovrebbe anche porre fine alla pausa nell’autorizzazione di nuove esportazioni di gas naturale liquefatto (GNL) verso i grandi mercati dell’Asia e dell’Europa e revocare una deroga che consente a Stati come la California di avere standard di inquinamento più severi.

Biden ha sospeso l’approvazione di nuove esportazioni di GNL a gennaio per completare uno studio sul loro impatto ambientale ed economico. Trump riaprirà i progetti sospesi, e questo, in un tempo medio, porterà a un aumento nell’offeta globale di gas naturale liquefatto (GNL). L’effetto dovrebbe essere positivo anche nel Vecchio Continente, anche perché giungono a completamento progetti in altre parti del mondo.

Se invece la UE proseguirà nell’inseguimento rigido delle politiche ambientali diventerà meno attrattiva per le attività produttive energivore, dall’acciaio alla chimica, che si trasferiranno dal Vecchio Continente agli USA, ridando vita a settori che erano precedentemente decandenti negli USA. Un colpo ulteriore alla nostra industria, ma causato dalle nostre scelte.

Gavin Newsom, il governatore della California, ha dichiarato giovedì che si opporrà in tribunale a qualsiasi tentativo del presidente entrante di ridurre le norme ambientali del suo Stato. Il problema è che questa scelta creerà un disincentivo allo sviluppo economicod ella Californai, dove già i prezzi energetici sono fra i più alti degli USA. Se altri stati confinanti, come Arizona e Nevada applicheranno norme più ampie, si ingrandirà il flusso di emigrazione dallo Stato.  A votare saranno comunque i californiani, con i piedi e con le proprie aziende.


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