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Trump rivela un attacco segreto nei caraibi: raid antidroga o inizio di una strategia a “fuoco lento”?

Trump rivela in radio un attacco segreto USA contro una “grande struttura” del narcotraffico, probabilmente in Venezuela. Nessuna conferma ufficiale, ma un’esplosione misteriosa a Zulia coincide con le parole del Presidente.

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Donald Trump, con la sua consueta capacità di sorprendere i media e forse anche i suoi stessi generali, ha rivelato un dettaglio operativo che, se confermato, segnerebbe una svolta nella pressione americana sull’America Latina. Durante un’intervista radiofonica concessa venerdì a John Catsimatidis sull’emittente newyorkese WABC, il Presidente ha dichiarato che gli Stati Uniti hanno colpito e distrutto una “grande struttura” legata al narcotraffico. Sebbene non abbia nominato esplicitamente il paese, il contesto e le indiscrezioni dei funzionari americani puntano dritti verso il Venezuela.

Ecco l’intervista :

La rivelazione in diretta radio

Mentre discuteva della campagna contro i traffici illeciti nei Caraibi, Trump si è lasciato sfuggire un dettaglio che né il Pentagono né la CIA avevano reso noto. Parlando delle navi che trasportano droga verso gli USA, ha affermato:

“Hanno un grande impianto, o una grande struttura da cui provengono le navi. Due notti fa, l’abbiamo messa fuori uso. Quindi li abbiamo colpiti molto duramente”.

Il Presidente ha poi aggiunto, con il suo tipico ottimismo statistico, che grazie a queste operazioni il flusso di droga sarebbe calato di “oltre il 97%”. Una cifra che, al di là della verifica fattuale, serve a giustificare l’intensificarsi delle operazioni militari nell’area.

Il mistero della conferma ufficiale

La dichiarazione ha colto di sorpresa l’establishment. La Casa Bianca non ha rilasciato commenti immediati, e il New York Times ha riportato che, sebbene alcuni funzionari anonimi abbiano confermato che il riferimento era a una struttura in Venezuela, non vi è alcuna nota ufficiale. Nessun governo latinoamericano, incluso quello di Nicolás Maduro, ha denunciato pubblicamente l’attacco.

Se l’azione fosse confermata, ci troveremmo di fronte al primo attacco su terraferma da quando l’amministrazione Trump ha iniziato la campagna di “massima pressione” contro Caracas, finora limitata a sanzioni economiche, blocchi navali e manovre nelle acque internazionali.

Gli indizi sul terreno: l’esplosione a Zulia

Nonostante il silenzio ufficiale, gli analisti hanno iniziato a unire i puntini. Esiste un evento che coincide temporalmente con le parole del Presidente (“due notti fa”, rispetto all’intervista di venerdì):

  • Data: Mercoledì 24 dicembre (secondo la cronologia degli eventi citati).

  • Luogo: Zona industriale del comune di San Francisco, stato di Zulia.

  • Evento: Una forte esplosione riportata dai media locali e dai residenti.

Lo stato di Zulia, situato nel nord-ovest del Venezuela, è un punto strategico vicino alla costa, ideale per la logistica marittima. La coincidenza temporale e geografica rende plausibile che Trump si riferisse proprio a questo evento.

San Francisco Stato della Zuiilia Venezuela

Curiosamente è la stessa zona dve , alcune settimane fa, era stata registrata un’incursione in profondità di caccia americani.

Cambio di strategia: dalla minaccia all’azione mirata?

Questa rivelazione suggerisce un’evoluzione nella dottrina militare USA verso il Venezuela. Non siamo di fronte all’invasione su larga scala in stile “shock and awe” che molti temevano (o auspicavano), ma piuttosto a una guerra a bassa intensità. L’approccio sembra essere quello di:

  • Colpi chirurgici: Attacchi mirati contro infrastrutture logistiche (spesso etichettate come “narco-strutture” per legittimità internazionale).

  • Logoramento: Mantenere una pressione costante senza impegnare truppe di terra.

  • Presenza prolungata: Il rafforzamento del dispositivo militare nei Caraibi non sembra essere una mossa temporanea, ma un assetto destinato a durare.

Resta da vedere se questa strategia del “fuoco lento” porterà al collasso del regime di Maduro o se, come spesso accade con le sanzioni, finirà per consolidare la retorica “anti-imperialista” del governo venezuelano. Di certo, con Trump, la linea tra segreto militare e annuncio radiofonico rimane sottilissima.


Domande e risposte

È confermato che gli USA abbiano bombardato il Venezuela? Ufficialmente no. Né il Pentagono, né la CIA, né il governo venezuelano hanno rilasciato dichiarazioni formali in merito. Tuttavia, Donald Trump ha affermato esplicitamente di aver “messo fuori uso” una grande struttura. Funzionari americani anonimi hanno indicato al New York Times che l’obiettivo era in Venezuela. Inoltre, report locali segnalano un’esplosione sospetta nello stato di Zulia che coincide perfettamente con le tempistiche indicate dal Presidente.

Perché Trump parla di traffico di droga per giustificare un attacco militare? Collegare le operazioni militari alla lotta al narcotraffico offre una copertura legale e politica più solida, sia internamente che internazionalmente, rispetto a un intervento diretto per il cambio di regime. Definire il Venezuela un “narco-stato” permette agli USA di utilizzare la Marina e l’Aviazione per interdire le rotte commerciali e colpire le infrastrutture logistiche, indebolendo le entrate finanziarie del governo di Maduro senza dichiarare formalmente guerra.

Questo significa che è iniziata una guerra aperta tra USA e Venezuela? Non necessariamente una guerra tradizionale con invasione di truppe. L’episodio suggerisce piuttosto l’adozione di una strategia di “guerra asimmetrica” o a bassa intensità. Gli Stati Uniti sembrano preferire attacchi sporadici e mirati contro infrastrutture specifiche (raid aerei o missilistici) combinati con il blocco navale, evitando i rischi politici e umani di un’occupazione terrestre. È una strategia di logoramento, non di conquista immediata.

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