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TRUMP, REFERENDUM E BREXIT di Nino Galloni

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Non si tratta semplicemente di un’ondata popular-populistica che ha riguardato tutte le tornate elettorali ed i referendum in Eurasia e Americhe, ma di un vero e proprio sganciamento dei cittadini dai diktat dei padroni finanziari.
Questo è molto positivo, ma vi corrisponde un aspetto molto preoccupante: il programma alternativo non è chiaro o, meglio, non c’è. Ci sono generiche richieste riguardanti il lavoro, la centralità dei valori umani, il ripristino della sovranità politica e monetaria, la giustizia sociale, l’etica.
Non si sa veramente cosa farà Trump, cosa proporrà il M5S, se la Brexit andrà avanti, se Renzi abbandona definitivamente un rigore insostenibile per costringere l’Europa in ginocchio ovvero questa Europa a cedere. Con tutte le conseguenze di scenario geopolitiche del caso.
Ma sarebbe ingenuo credere che la grande finanza registri sconfitte e si ritiri in buon ordine. Anzi, essa è pronta e agguerrita per riorganizzarsi a sfruttare qualsiasi cambiamento.
Soprattutto se quest’ultimo sarà generico e generativo di ulteriore confusione. La grande finanza cresce nel conflitto che essa stessa genera e nella confusione che deriva dalla consapevolezza della necessità di un cambiamento senza un piano preciso e realizzabile.
Per questo la priorità è il progetto, il programma, il piano, non le divisioni settarie.
Dopo il referendum del 4 dicembre dove dovrebbe vincere il NO occorrerà riunire le forze democratiche attorno al programma di un nuovo modello economico e sociale sostenibile, responsabile, capace di ridurre le ineguaglianze.
Nino Galloni


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