Politica
Trump designa Antifa come “organizzazione terroristica”. Cosa cambia ora?
La mossa di Trump contro Antifa non è solo simbolica. L’ordine esecutivo apre a sorveglianza speciale, pene più severe e al tracciamento dei finanziamenti. Ecco cosa significa e perché la questione della violenza politica ci riguarda da vicino.
La mossa era già preannunciata, ma che ora, dopo i tragici fatti che hanno portato all’assassinio dell’attivista politico Charlie Kirk, è diventata ufficiale. Il Presidente Donald Trump ha firmato un ordine esecutivo che designa il movimento Antifa come “organizzazione terroristica domestica”. Un atto non puramente simbolico, ma una decisione con profonde e immediate conseguenze legali e operative per chiunque operi sotto questa sigla o la sostenga.
La Casa Bianca, tramite il suo account X di “Rapid Response”, ha confermato la notizia, pubblicando il testo di un ordine che promette di cambiare le regole del gioco nella lotta all’estremismo politico violento negli Stati Uniti.
🚨 NEW: President Donald J. Trump just signed an order officially designating Antifa as a domestic terrorist organization.
Here is the text of the order:
Section 1. Antifa as a Terrorist Threat. Antifa is amilitarist, anarchist enterprise that explicitly calls for the…
— Rapid Response 47 (@RapidResponse47) September 22, 2025
Il Testo dell’Ordine Esecutivo: Cosa Dice Davvero
L’ordine esecutivo di Trump è breve ma denso di significato. Traduciamo e analizziamo i punti salienti per capire la portata del provvedimento.
Sezione 1. Antifa come Minaccia Terroristica.
Antifa è un’impresa militarista e anarchica che invoca esplicitamente il rovesciamento del Governo degli Stati Uniti, delle forze dell’ordine e del nostro sistema legale. Utilizza mezzi illegali per organizzare ed eseguire una campagna di violenza e terrorismo a livello nazionale per raggiungere questi obiettivi. Questa campagna include sforzi coordinati per ostacolare l’applicazione delle leggi federali attraverso scontri armati con le forze dell’ordine, rivolte organizzate, aggressioni violente contro l’Immigration and Customs Enforcement (ICE) e altri agenti, e la sistematica pubblicazione di dati personali (doxing) e altre minacce contro figure politiche e attivisti. Antifa recluta, addestra e radicalizza giovani americani per impegnarsi in questa violenza e soppressione dell’attività politica, impiegando poi elaborati mezzi e meccanismi per proteggere le identità dei suoi operativi, nascondere le sue fonti di finanziamento e le sue operazioni nel tentativo di frustrare le forze dell’ordine e reclutare ulteriori membri. […] Questo sforzo organizzato, progettato per raggiungere obiettivi politici tramite coercizione e intimidazione, è terrorismo domestico.
Sezione 2. Designazione come Organizzazione Terroristica Domestica.
A causa del suddetto schema di violenza politica progettato per sopprimere la legittima attività politica e ostacolare lo stato di diritto, con la presente designo Antifa come “organizzazione terroristica domestica”. Tutti i dipartimenti e le agenzie esecutive competenti utilizzeranno tutte le autorità applicabili per investigare, disgregare e smantellare ogni e qualsiasi operazione illegale — specialmente quelle che coinvolgono azioni terroristiche — condotta da Antifa o da qualsiasi persona che affermi di agire per conto di Antifa.
In parole semplici, l’amministrazione Trump ha ufficialmente dichiarato che le tattiche di Antifa non sono più considerate semplice “protesta” o “disordini”, ma rientrano a pieno titolo nella definizione di terrorismo interno. Questo solleva il problema ad un livello completamente diverso e apre la strada a indagini interne e internazionali verso coordinatori e finanziatori del movimento, che verranno trattati, teoricamente, come i supporter e finanziatori di Al Quaeda o dell’ISIS.
— Dragon Fire (@Dragon_Fire530) September 22, 2025
Le conseguenze pratiche: pesanti e oggettive
Cosa significa concretamente questa designazione? Non si tratta solo di un’etichetta. Le implicazioni sono profonde e toccano diversi livelli: sorveglianza, procedimenti giudiziari e, soprattutto, finanziamenti.
- Sorveglianza Potenziata: La designazione consente a agenzie come l’FBI e il Dipartimento della Sicurezza Interna (DHS) di intensificare le indagini utilizzando gli statuti sul terrorismo. Questo potrebbe significare l’applicazione di strumenti di sorveglianza previsti dal Patriot Act contro le reti di comunicazione del gruppo, che notoriamente si appoggiano a piattaforme crittografate come Signal e Discord.
- Pene più Severe: Se un membro di Antifa commette un crimine violento che soddisfa la definizione federale di terrorismo (cioè l’uso della forza per influenzare il governo o intimidire la popolazione), i procuratori potranno chiedere sentenze molto più lunghe. Un deterrente non da poco per chi per anni ha agito sentendosi relativamente impunito.
- Guerra ai Finanziamenti (Follow the Money): Questo è forse il punto più cruciale. La designazione classifica qualsiasi contributo, sia finanziario che logistico (dall’acquisto di maschere antigas e martelli all’affitto di furgoni), come “sostegno materiale al terrorismo”. Ciò conferisce alle autorità federali il potere di:
- Tracciare i flussi di denaro: Banche e piattaforme di pagamento saranno obbligate a segnalare transazioni sospette, permettendo di mappare la rete di finanziatori: donatori privati, ONG, gruppi internazionali e persino attori statali.
- Perseguire i finanziatori: Chiunque fornisca fondi, anche indirettamente (ad esempio tramite fondi per la cauzione), potrà essere perseguito penalmente.
Le voci degli esperti: tra Connessioni Internazionali e “Deep State”
Secondo Jason Curtis Anderson, esperto di terrorismo civile di One City Rising, la mossa è un passo importante. Anderson sottolinea le origini tedesche del movimento come precedente significativo e fa notare le connessioni internazionali, citando un recente forum antifascista a Mosca a cui hanno partecipato membri dell'”American Communist Party”. Aggiunge inoltre che i “Democratic Socialists of America” (l’ala di Alexandria Ocasio-Cortez e Rashida Tlaib) hanno votato nel 2019 per istituire gruppi di lavoro Antifa come braccio ufficiale della loro organizzazione. Quindi eventuali indagini federali si potranno allargare fino alla valutazione dei legami finanziari che intercorrono fra questi fue movimenti politici.
Ancora più tagliente l’analisi di Mike Benz, che parla di un “brutto matrimonio con il Deep State”. Secondo Benz, le azioni della rete globale di Antifa (dalla Germania contro l’AfD alla Francia contro Le Pen, fino alla Siria contro Assad) si sono allineate in modo sospetto con gli obiettivi di politica estera del Dipartimento di Stato, della CIA e del Pentagono durante la precedente amministrazione democratica. Benz arriva a chiedere un’indagine interna a tutte le principali agenzie federali per portare alla luce ogni “fibra di tessuto connettivo” tra queste istituzioni e le reti cosiddette “antifasciste”.
E da noi?
Mentre in America si stringe la vite su un movimento che usa la violenza come strumento politico, è inevitabile guardare alla situazione italiana. Con la scusa delle manifestazioni pro-Palestina, abbiamo assistito a scene di guerriglia urbana, occupazioni e scontri che mostrano tattiche e obiettivi non dissimili. La domanda sorge spontanea: quando la protesta smette di essere un diritto e diventa un attacco organizzato alle istituzioni e alla convivenza civile? L’America ha dato una risposta. L’Europa, e l’Italia, sembrano ancora balbettare.
Domande e Risposte
1. Questa designazione di Antifa come “organizzazione terroristica” crea nuovi reati? No, tecnicamente non crea nuovi reati da zero. Tuttavia, permette al Dipartimento di Giustizia di applicare leggi federali esistenti sul terrorismo a crimini già previsti dal codice, come aggressione, distruzione di proprietà o cospirazione. Questo “aggravante” di terrorismo comporta pene detentive molto più lunghe e obbligatorie, agendo come un forte deterrente. Inoltre, sblocca poteri investigativi speciali, come la sorveglianza elettronica, che normalmente non sarebbero applicabili a reati comuni. È un cambio di paradigma legale più che un’aggiunta di nuove leggi.
2. Quindi anche una persona che dona piccole somme a un gruppo legato ad Antifa rischia di essere perseguita? Sì, potenzialmente. La legge sul “sostegno materiale al terrorismo” è molto ampia. Qualsiasi tipo di supporto – finanziario, logistico (come fornire un passaggio in auto o ospitare qualcuno), o di altro tipo – a un’organizzazione designata come terroristica può essere perseguito. Anche se l’intento non era quello di finanziare un atto specifico di violenza, il semplice fatto di sostenere un gruppo classificato come terrorista espone al rischio di un’indagine e di un’incriminazione. Questo è l’aspetto che più mira a prosciugare le risorse finanziarie di questi movimenti.
3. Perché alcuni commentatori collegano Antifa al “Deep State” e alla CIA? Non è un’esagerazione? Il collegamento proposto da analisti come Mike Benz si basa su un’osservazione geopolitica. L’argomento è che le azioni violente di gruppi “antifascisti” in varie parti del mondo (Europa, Medio Oriente) si sono spesso allineate con gli obiettivi della politica estera americana, come destabilizzare governi non allineati o sopprimere movimenti politici sovranisti. L’ipotesi non è che la CIA dia ordini diretti, ma che possa esistere una convergenza di interessi, con le agenzie che potrebbero tollerare, finanziare indirettamente tramite ONG, o sfruttare le attività di questi gruppi per i propri scopi. È un’accusa pesante che richiederebbe prove concrete, ma evidenzia la complessità delle dinamiche di potere globali.
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