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Trump all’attacco delle ONG di Soros? Il “deep state” progressista nel mirino

Dopo due settimane di attentati contro personalità conservatrici e perfino contro enti federali americani, forse siamo alla vigilia di uan dura reazione di Trump. Stando a recenti indiscrezioni riportate dal New York Times, l’amministrazione Trump si starebbe preparando a lanciare un’offensiva su larga scala contro le organizzazioni non governative (ONG) finanziate tramite i cosiddetti “dark money“, fondi di provenienza non trasparente. Nel mirino ci sarebbe soprattutto quel vasto arcipelago di fondazioni e non-profit che, secondo l’accusa, costituirebbe un vero e proprio “complesso industriale della protesta”, finanziato da miliardari progressisti.
Per anni, questa rete di entità ha condotto una campagna sistematica contro l’ex Presidente Trump e la sua base elettorale, alimentando movimenti di protesta che in più occasioni sono sfociati in disordini e violenze. L’obiettivo, secondo i critici, non sarebbe solo politico, ma mirerebbe a erodere le fondamenta del capitalismo e della società occidentale attraverso l’imposizione di agende come la DEI (Diversity, Equity, and Inclusion) e riforme della giustizia che hanno mostrato risultati, a dir poco, controversi.
La novità, riportata dal NYT, è che un alto funzionario del Dipartimento di Giustizia avrebbe incaricato almeno sei uffici di procuratori federali di preparare piani investigativi. L’obiettivo primario? La Open Society Foundations (OSF), l’impero filantropico del magnate George Soros, oggi guidato dal figlio Alex.
Le parole del giornare progressista sono molto chiare:
Questa mossa non arriva dal nulla. A gettare benzina sul fuoco è stato un recente report del Capital Research Center, un think tank conservatore, secondo cui la OSF avrebbe elargito circa $80 milioni a gruppi definiti “pro-terrorismo”.
Le crepe nel sistema
Le prime crepe in questo sistema erano già emerse quando la Fondazione Gates ha interrotto i suoi legami con la rete Arabella Advisors, un altro gigante dei “dark money” progressisti. Una mossa interpretata da molti come un tentativo di prendere le distanze da un mondo sempre più esposto mediaticamente e politicamente, proprio mentre Trump iniziava a puntare il dito pubblicamente contro Soros, arrivando a chiederne l’incriminazione secondo la legge RICO (Racketeer Influenced and Corrupt Organizations Act) per il suo presunto sostegno a proteste violente.
L’escalation della militanza di estrema sinistra, con episodi come l’attacco a una sede dell’ICE in Texas o altri atti violenti, avrebbe semplicemente accelerato la reazione dell’amministrazione, spingendola a dichiarare guerra a quella che viene percepita come una minaccia alla sicurezza nazionale.
Una piccola nota a margine: fra i finanziatori di Arabella vi è anche uno straniero, un miliardario svizzero, Hansjörg Wyss, che ha donato 2,5 milioni ad Arabella, ma con il suo Berger Action Fund finanza tutti i gruppi di sinistra con cifre importanti, si parla di 63 milioni di dollari. Chissà se qualcuno a Berna penserà a collegare queste figure ai dazi elevatissimi imposti alla Federazione….
🚨 RIOT INC. EXPOSED: HOW ARABELLA DARK MONEY FUNDS THE PROTEST INDUSTRIAL COMPLEX
(And Use Taxpayer Dollars as a Force Multiplier) 🧵👇🏻 pic.twitter.com/4eQemyRQyS— Seamus Bruner (@seamusbruner) June 13, 2025
Un ecosistema rivoluzionario
L’esperto di terrorismo civile Jason Curtis Anderson descrive il fenomeno come “accelerazionismo nichilista”, sostenendo che l’estremismo di sinistra sia un ecosistema complesso e interconnesso che comprende:
- ONG progressiste con budget miliardari.
- Reti anarchiche e organizzazioni politiche.
- Operazioni di influenza straniera (come la rete legata al miliardario Roy Singham, con base in Cina, che cerca di spargere l’influenza cinese ovunque, anche in India).
- Piattaforme online, server Discord e thread su Reddit.
- Organizzazioni per i diritti civili che forniscono supporto legale ai movimenti.
L’obiettivo finale di questa galassia, secondo Anderson, sarebbe una guerra senza quartiere contro l’Occidente fino al suo collasso.
Where did Charlie Kirk's murderer learn to call conservatives "fascists"?
"Do you think Donald Trump is a fascist?"
Kamala Harris: "Yes, I do. YES, I DO!" pic.twitter.com/RxDjgOYjKY
— RNC Research (@RNCResearch) September 12, 2025
L’indagine, quindi, difficilmente si fermerà a Soros. Altri nomi sono già sul tavolo dei legislatori, che premono sul Tesoro per congelare i beni di ONG legate a figure controverse. L’amministrazione sembra decisa a neutralizzare quella che considera la fonte finanziaria del caos. La resa dei conti, a quanto pare, è in arrivo.
Domande e Risposte
1) Cosa si intende per “dark money” e perché queste ONG sono nel mirino?
Con “dark money” (denaro oscuro) ci si riferisce a fondi destinati a influenzare la politica la cui fonte non è pubblicamente divulgata. Le ONG in questione sono nel mirino perché, secondo le accuse, utilizzerebbero questi finanziamenti non trasparenti, provenienti da miliardari e fondazioni progressiste come la Open Society di Soros, per orchestrare e sostenere proteste di massa, movimenti di opinione e disordini sociali. L’obiettivo finale sarebbe quello di promuovere un’agenda politica radicale, destabilizzare l’amministrazione avversaria e, in ultima analisi, indebolire le strutture economiche e sociali del paese.
2) Quali eventi specifici hanno portato a questa presunta indagine da parte dell’amministrazione Trump?
La decisione di avviare un’indagine sembra essere il culmine di una serie di fattori. In primo luogo, la pubblicazione di rapporti, come quello del Capital Research Center, che collegano direttamente i fondi di queste ONG a gruppi estremisti. In secondo luogo, una recente escalation di violenza e atti militanti attribuiti a gruppi di estrema sinistra. Infine, le dichiarazioni pubbliche dello stesso Trump, che ha più volte accusato Soros di finanziare il caos. La combinazione di questi elementi avrebbe creato la pressione politica e la giustificazione di sicurezza nazionale per un’azione legale coordinata.
3) Quali potrebbero essere le conseguenze di un’indagine su vasta scala contro queste potenti organizzazioni?
Le conseguenze sarebbero enormi. Sul piano politico, si scatenerebbe uno scontro frontale tra l’amministrazione e uno dei pilastri finanziari del mondo progressista, polarizzando ulteriormente il paese. Legalmente, potrebbero emergere complesse battaglie giudiziarie con accuse di abuso di potere da una parte e di cospirazione dall’altra. A livello sociale, un’azione del genere potrebbe delegittimare una parte significativa del settore non-profit, ma anche, in reazione, rinvigorire la mobilitazione della base progressista, che vedrebbe l’indagine come un attacco politico alla libertà di espressione e di associazione.

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