Attualità
Truffati dalle banche del nord-est si preparano allo scontro finale?
l’Truffati dalle banche del Nord Est si preparano allo scontro finale?
Siamo alla resa finale dopo che, recuperato il 30% delle perdite rimangono ancora 563 milioni di fondi da distribuire ai risparmiatori traditi?
È questo che comincia a delinearsi sull’orizzonte del confronto fra associazioni dei risparmiatori e Governo o, per meglio dire, il MEF: Ecco perché.
Cronaca della recente assemblea dell’associazione, Noi che credevamo nella BPVI
Dopo i convenevoli di rito e l’introduzione degli ospiti, tra cui numerosi deputati e i noti consulenti tecnici e legali si entra subito nel vivo.
Vendono innanzitutto illustrate le motivazioni delle condanne.
Esse ricalcano di fatto le testimonianze emerse nel processo e le intercettazioni telefoniche effettuate dagli inquirenti.
Zonin è stato ritenuto pienamente responsabile e addirittura ha avuto un ruolo “predominante” e “Leader indiscusso” all’interno del consiglio della BPVI.
Totale assenza di dibattito all’interno del consiglio di amministrazione della Pop di Vicenza.
Tra le testimonianze a processo e le intercettazioni: “Nulla avveniva senza che Zonin non sapesse”, “Era il monarca assoluto”, “Il Presidente Zonin è intervenuto per dire di convincere i soci a non vendere le azioni”, “Se i clienti hanno bisogno di liquidità finanziateli senza fargli vendere le azioni della banca”.
Dalle indagini quindi è emersa, la volontà e l’intenzione dolosa di Zonin come primo e principale attore delle strategie della Banca.
Condanne dimezzate
Benché gli imputati siano passati in giudicato e le condanne siano state dimezzate a motivo di numerosi fattori, tra i quali la disponibilità a collaborare di alcuni di essi, le condanne sono definitive.
Ma la sentenza definitiva che più premeva agli associati di “Noi che credevamo” è quella che scagiona completamente i risparmiatori dall’infame etichetta di speculatori.
I risparmiatori sono passati dall’essere ritenuti degli speculatori a essere riconosciuti vittime.
Inoltre le condanne, pur con l’intervento possibile della prescrizione, rendono possibile il ricorso in sede civile per il risarcimento danni, cosa che, se non fosse stato celebrato il processo, non sarebbe più possibile.
Altri aspetti importanti che emergono sono:
– I revisori dei conti sono stati multati per 300 mila euro. Risultato ottenuto perché l’associazione ha fatto loro causa.
– Emergono nuove conclamate opacità nel lavoro dei commissari liquidatori. Lacunosità della stampa nella narrazione e nella pubblicazione delle notizie.
FIR
Gli ESCLUSI DAL FIR (cioè dalla ripartizione dei fondi tra le vittime) per aver sbagliato a compilare le domande si sono configurati poiché le domande non accolte, dopo essere state dal TAR riaccolte alla suddivisione dei fondi da ripartire tra i risparmiatori, sono state cassate dal Consiglio di Stato in quanto in numero elevato.
Il MEF ha infatti impugnato la sentenza del TAR di fronte al Consiglio di Stato, il quale ha ribaltato la sentenza del TAR, perché la legge non prevede che il TAR possa riammettere gli esclusi.
Secondo gli avvocati dell’Associazione il ribaltamento non è equo e giustificato, ma dato che il Consiglio di Stato rappresenta l’ultima istanza possibile, rende difficili (ma non impossibili ndr) ulteriori ricorsi, poiché la procedura per il ricorso all’indennizzo era una sola per tutti, e chi ha sbagliato a compilare la domanda era in buona fede poiché non avrebbe potuto ottenere alcun vantaggio da una errata compilazione della domanda.
Quindi dal punto di vista giudiziale è improbo andare contro la sentenza del Consiglio di Stato. Tuttavia gli esclusi hanno diritto al risarcimento. L’associazione si appella alla politica, affinché un intervento politico, a livello legislativo, modifichi il destino delle migliaia di risparmiatori esclusi dal FIR.
Secondo il prof. Aldo Dolmetta invece, la sentenza della Corte di Stato non è un granché e i risparmiatori dovrebbero chiedere il riesame riformulando il ricorso aggiungendo le motivazioni a supporto della richiesta. Insomma, secondo Dolmetta c’è ancora la possibilità di rifare la procedura.
Restano ancora circa 500 milioni del fondo da ripartire appunto tra gli esclusi, oltre che a chi è già stato indennizzato per la quota residua spettante a ciascun risparmiatore truffato.
Governo e opposizioni a favore dell’accoglimento dei ricorsi dei risparmiatori, mentre il MEF…
Una dato interessante fa riferimento al reale valore della BPVI e smentisce il regalo a 1€ fatto a Banca Intesa.
Il reale valore della BPVI è stato stabilito da perizie che hanno stabilito fosse il 50% e non ZERO, rispetto alla valutazione dei Zonin & C.
Il valore complessivo teorico delle due banche venete si aggira quindi tra i 3,6 e i 3,8 miliardi; cioè oltre al doppio rispetto i 1,5 miliardi del FIR.
Tutto valore gestito attualmente dai commissari liquidatori di cui sopra. Ricchezza che, stando a documentazioni di bilancio mostrate durante l’assemblea, i commissari liquidatori stanno cedendo a terzi senza renderne conto. Da qui l’opacità a cui accenniamo più sopra.
Quindi è equo e sacrosanto che i 563 milioni tornino ai risparmiatori.
L’emendamento fatto entrare nella legge di bilancio ’22 serviva a esercitare lo sblocco immediato dei fondi. L’emendamento è stato poi ritirato dalla maggioranza di Governo per questioni di opportunità.
Ecco perché ’emendamento è stato inserito nel Milleproroghe – approvato – perché è servito a mantenere vivo l’organismo del FIR. Senza, i 563 milioni sarebbero andati persi; da qui il motivo del ritiro dell’emendamento di cui sopra.
A oggi la volontà politica dei vari partiti è quella di dare seguito alla ripartizione del tesoro residuo, ma c’è l’organismo dei funzionari del MEF (un organo tecnico, extra governativo, e teoricamente non politico) che fin tanto che è stato sotto la guida di Alessandro Rivera, per anni si è messo di traverso.
Oggi il MEF ha cambiato guida e l’Associazione, Noi che credevamo della BPVI, non mollerà la presa sull’indennizzo che resta da ripartire.
Il punto cruciale è che il FIR potrebbe già iniziare a ripartire i 563 milioni, oltre il 30% già erogato, perché imposto dalla norma sugli indennizzi.
L’Associazione, intende scoraggiare l’azione ostracismo del MEF, perché la volontà del MEF è di spendere quei 563 milioni (regalandoli all’Ucraina? ndr) invece che redistribuirla ai risparmiatori truffati.
Ecco che l’Associazione diffiderà al MEF: “Guardati dal distrarre questi soldi e tieni presente che se entro il 30 giugno non verranno distribuiti i soldi, andremo in causa contro il MEF, scavalcando le vie politiche”.
L’Associazione chiede ai propri associati di fare la stessa diffida al MEF attraverso questo link: https://noichecredevamo.com/diffida/ oppure dando il consenso/delega all’Associazione.
Se il MEF continuerà la sua opera di ostracismo per portare a scadenza il FIR senza operare la suddivisione, i cittadini lo citeranno in giudizio.
Chi combatte può perdere, ma chi non combatte ha già perso in partenza. A Vicenza si è già percorsa la terza via.
Come recita la citazione a tutto schermo: “Se non troveremo una strada, ne costruiremo una”, da queste parti non si è perso tempo.
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