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Euro crisis

Ma la Troika la conosce la legge di Okun? (di Antonio M. Rinaldi)

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Sempre più spesso ci si domanda se le ricette economiche messe in atto dalle Istituzioni europee (anche se continueremo a chiamarli in seguito con il termine giornalistico di Troika), siano frutto di corrette valutazioni scientifiche o seguano logiche diverse ad esclusivo uso e consumo di ben definiti interessi.

Ebbene dopo il mea culpa del FMI avvenuto nel dicembre del 2013, dove ha pubblicamente ammesso di aver sbagliato nell’aver sottovalutato enormemente l’effetto del moltiplicatore fiscale sull’impatto nell’economia greca e dei cori di proteste provenienti ormai da ogni angolo d’Europa sulla testardaggine nel proseguire con le politiche di austerity, fra Bruxelles e Francoforte si continua imperterriti cocciutamente a non modificare di un solo millimetro la linea fino ad ora perseguita anche in sfregio alle più elementari regole universalmente conosciute dalla letteratura economica.

 

Non mi riferisco ad esempio alla Curva di Phillips, che mette in correlazione inversa il tasso d’inflazione con il tasso di disoccupazione, che già il suo solo rispetto basterebbe a far ripudiare le politiche deflazionistiche fino ad ora adottate e che hanno avuto come unico effetto quello di far sprofondare molti paesi europei membri (ad iniziare dal nostro) verso tassi d’inflazione negativi e conseguentemente far esplodere la disoccupazione reale a tassi assimilabili a quelli da “tempi di guerra”, ma alla meno conosciuta Legge di Okun.

Nel 1962 l’economista statunitense Arthur Melvin Okun propose una legge economica empirica che dimostrava come ad ogni punto aggiuntivo di disoccupazione ciclica (differenza fra tasso di disoccupazione naturale e disoccupazione totale) corrispondevano 2 punti percentuali di potenziale PIL perso.

Pertanto viceversa, per far incrementare l’occupazione, è necessario aumentare la produzione di una percentuale ben precisa e se tale aumento si ritiene realizzabile principalmente con il contributo della domanda di beni e servizi attivata dalla Pubblica Amministrazione a tutti i livelli, sia centrale che periferica, la disoccupazione la si può combattere in modo efficace solo con l’aumento della spesa pubblica e incentivando quella privata.

Esattamente il contrario rispetto alle ricette del modello neoliberista/ordoliberista che sta perseguendo fedelmente la Troika adottando il modello economico tanto caro all’ortodossia tedesca che prevede invece la stabilità dei prezzi, cioè il contenimento ossessivo dell’inflazione e il rigore esasperato dei conti pubblici, ad iniziare dal taglio lineare della spesa pubblica, come unico presupposto per la crescita.

Quanto tempo ancora dovremmo aspettare affinché l’esercito di economisti, giuristi, analisti, consulenti e quant’altro di cui si avvale la Troika, comprendano che se non convinceranno alla svelta i loro vertici su queste ovvie considerazioni economiche, presto rimarranno senza lavoro anche loro?

Antonio M. Rinaldi

 


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