Attualità
Trentuno fumate nere prima della nomina dei tre nuovi Giudici della Corte Costituzionale
E’ uno scandalo senza precedenti.
Dopo la serie di spallate, più o meno coraggiose della Corte Costituzionale, a molti degli assurdi provvedimenti legislativi votati da Monti in poi, ecco che la sfida per la nomina dei nuovi Giudici della Corte Costituzionale è diventata a dir poco furiosa. Trenta votazioni non sono state sufficienti ad eleggere i nuovi Giudici, a riprova che la lotta sulle nomine è ormai un fatto apertamente politico. Si vuole eleggere chi non metterà i bastoni tra le ruote al Governo e non dei giuristi di chiara e provata fama. Solo un’accordo dell’ultima ora tra PD e MS5 ha consentito di nominare i tre nuovi Magistrati.
Mattarella, come correttamente evidenziato dall’amico ed esimio Professore Paolo Becchi, avrebbe dovuti sciogliere le Camere innanzi a questo vergognoso tentativo di ledere l’imparzialità della Corte Costituzionale. Ma ovviamente ha taciuto. Dico ovviamente perché dopo le dichiarazioni di Cernobbio (clicca qui per l’articolo) non ci sono dubbi circa il fatto che il Presidente della Repubblica sia apertamente al fianco della finanza speculativa.
La Corte, nei prossimi mesi, avrà sentenze fondamentali da esaminare. Dovrà, valutare tra l’altro, la legittimità dei tributi indiretti, ovvero di quelle imposte, come quelle sulla casa, regressive e che colpiscono i cittadini a prescindere dal reddito (clicca qui per un articolo sul tema), e certamente la legittimità dell’italicum, ovvero della legge elettorale che destituisce ancora una volta il popolo della sua sovranità, creando un Parlamento diretto unicamente a ratificare le scelte dell’esecutivo.
La tenuta della democrazia è dunque in bilico e questo spiega benissimo il perché di queste trentuno “fumate nere” prima delle nomine.
Spero che i giuristi che hanno a cuore la difesa della Costituzione del 1948 non stiano a guardare e comincino ad aprire gli occhi smettendo di venerare la Corte Costituzionale a priori, ed iniziando una critica sulle sue sentenze che renda più difficile la perdita della sua imparzialità.
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