Attualità
Secondo Tremonti nel 2011 ci fu un colpo di Stato in Italia per motivi economici: analisi credibile, analizziamo le tesi dell’ex Ministro
Questa Pasqua l’ho dedicata agli approfondimenti. Molto interessante è stata la lettura del libro di Tremonti, “Bugie e Verità”, impressionante nel suo essere tagliente e diretto nell’analisi proposta. In poche parole, l’ex Ministro dell’Economia sostiene che i fondi europei per l’intervento nei paesi in crisi (EFSF et al.) furono messi in discussione dall’Italia all’inizio del 2011, ossia la proposta italiana era quella di richiedere una partecipazione dei vari paesi al fondo in proporzione all’esposizione delle proprie banche ai titoli tossici/dei paesi in crisi o alternativamente di accettare la proposta europea come la conosciamo oggi fatta salva l’introduzione successiva degli eurobond con mutualizzazione del debito. In tale contesto secondo Tremonti fu messa in atto una sorta di colpo di stato di matrice franco-tedesca, che da mera difesa della moneta unica contro la proposta italiana evolse in un vero e proprio attacco alla Penisola, fino ad arrivare al tentativo odierno di spartizione della ricchezza italica in termini di risparmio famigliare e patrimonio imprenditoriale ed aziendale (…).
Forte. Messaggio fortissimo. In effetti possiamo constatare dai dati che fino al 2010 l’Italia aveva sopportato meglio degli altri partners europei la crisi post sub prime, molto meglio – vedasi anche le note in calce del testo in oggetto -. Inoltre, possiamo verificare con i dati che l’Italia e la Germania dalla partenza dell’Euro sono sono cresciute in termini di PIL più o meno dello stesso ammontare, anzi l’Italia è cresciuta leggermente di più in termini percentuali, sempre fino al 2010. La stessa produttività italiana è scesa nei primi anni dell’euro anche e soprattutto a causa di un forte incremento della popolazione residente nella Penisola, la Germania vide invece una discesa della propria popolazione causa crisi del proprio sistema nei primi anni duemila (ed una conseguente salita della produttività intesa come prodotto per unità di lavoro). E’ inoltre un dato di fatto che il ventennio berlusconiano in realtà sia stato composto “solo” da 9 anni di governo, il resto fu governo delle sinistre. Economicamente, inoltre, la statistica ci dice che in termini di crescita del PIL aveva retto alla Germania anche con l’euro fino al 2010 nonostante la parità scellerata sulla lira, vedasi oltre. Proprio per questo il governo più “pesante” e ricco di conseguenze per il paese fu certamente quello di Prodi, dal 1997 al 2000: in tale periodo fu decisa la scellerata parità della lira con l’euro e fu deciso di entrare nella moneta unica pur non essendocene i presupposti economici (salvo scoprire recentemente dalla stampa che furono proprio le aziende industriali tedesche a spingere per un’entrata anche se non giustificata del Belpaese nella moneta unica, con lo scopo di neutralizzare le svalutazioni competitive italiche – l’Italia resta ancora oggi, probabilmente per poco, il principale competitor manifatturiero della Germania –).
Dunque, se è vero quanto sostiene Tremonti si tratterebbe di una guerra economica, come per altro asserisce lo stesso ex ministro: oggi l’Italia è in guerra, è sotto attacco straniero. In una guerra bisognerebbe unirsi per combattere contro il nemico, questo è buon senso e pure anche l’insegnamento della storia. Un po’ come successe con l’avvicendamento del generale dal sangue blu Cadorna dopo Caporetto con il generale sudista Armando Diaz: Diaz vinse la guerra mentre Cadorna la stava perdendo ma pochi ricordano oggi tale dettaglio, che dettaglio non è. Cadorna per i milanesi sembra essere ancora un eroe. Ed invece non lo fu, era invece un appartenente all’elite locale, Diaz invece era il generale capace seppur napolitano e pur di origine spagnola (e questo lo si deve vedere anche con gli occhi dei milanesi dell’epoca, che per altro stavano combattendo contro il loro vecchio “padrone”). In breve, la prima guerra mondiale fu vinta dall’Italia grazie alla capacità dei propri uomini migliori, annichilendo le elites intellettualmente corrotte o nella migliore delle ipotesi semplicemente incapaci, con il contributo della ragion di stato ed utilizzando le menti migliori.
Oggi noi invece, in crisi epocale, chiamiamo le elites a risolvere il problema, problema che probabilmente esse stesse hanno contribuito a creare. Ed infatti l’elite del Governo Monti – composta da un numero impressionante di nobili – ha fatto un disastro, vedasi i risultati economici dell’Italia prima e dopo la sua austerity finalizzata a ben altro che risollevare l’Italia. In base a quello che sostiene Tremonti fu vero colpo di Stato, attuato per il tramite di un soggetto della vera elite milanese – Monti -, che magari bisognerebbe defenestrare come si fece con Cadorna (in realtà il generale lombardo fu solo messo da parte per poi impropriamente partecipare agli onori della vittoria finale). E per quale fine il Governo Monti fece tanti errori? Semplice, a vederlo ora il risultato è stato un vantaggio dato a quei paesi europei che stavano vedendo le loro banche crollare nel post sub prime da cui avevano attinto a piene mani, assieme al sogno di egemonia europea. Libro da leggere quello di Tremonti, le analisi sono tanto tecniche quanto dirompenti, oltre che assolutamente credibili.
In soldoni, mentre cento anni fa ci fu una reazione oggi non c’è nulla, non si riconosce nemmeno il nemico e quindi non lo si riesce a combattere: noi preferiamo dare la colpa a noi stessi, arrivando con Fubini (vedasi oltre) a criminalizzare addirittura le svalutazioni competitive degli anni pre-euro come simbolo di un’incapacità di fare evolvere lo Stato, senza capire che le svalutazioni della moneta sono la linfa della competizione tra i vari paesi. E pensare che prima dell’omicidio di Aldo Moro – esso stesso probabilmente ordito dall’estero, secondo quanto asserito dal giudice Priore in Intrigo Internazionale – l’Italia stava superando la Gran Bretagna come PIL nonostante una svalutazione progressiva della lira, o forse proprio per quello. O arrivando – sempre Fubini – a criminalizzare l’accumulo di debito pubblico anche prima degli anni ottanta, constatazione non vera nella sostanza in quanto l’Italia aveva un debito gestibile, lo scopo di un paese non è avere un debito zero ma averlo in misura gestibile. O dimenticando di dire che l’accumulo italiano di debito degli anni ottanta fu innescato da un indirizzo americano-reaganiano – il vero dominus dell’Italia dalla fine della seconda guerra mondiale, a cui l’Italia si allineò – finalizzato a dare la spallata finale al comunismo (come poi fece) per il tramite di una rivitalizzazione del modello capitalista in quel periodo in forte crisi, modello che venne “ricapitalizzato” con il debito (in buona sostanza, Craxi fece quello che gli dissero di fare ossia fare crescita a tutti i costi, anche utilizzando la leva del debito). O arrivando all’apoteosi affermando che l’Italia brilla nel differenziale di ricchezza tra la popolazione, quando è proprio la Germania ad avere oggi le differenze più marcate nell’eurozona tra ricchi e poveri (anzi, no, l’apoteosi di Fubini fu quella di scagliarsi contro le elites senza guarda caso riconoscere la stessa natura nel Governo Monti, l’elite permettetemi peggiore in quanto non industriale – che non crea occupazione – ma finanziaria: più facile scagliarsi contro “impropri” dividendi che gli imprenitori “si sono verrsati” dalle proprie aziende aumentando il debito nei primi anni dell’euro, ragionamento che rasenta il comunismo più becero da piani quinquennali, che dite…?). Naturalmente, pur citando i dati statistici, non si cita assolutamente la tesi – plausibile – secondo cui la vera crisi dell’Italia parte dalla fissazione della parità con l’euro, ovvero che l’industria del Belpaese ereditò sotto Prodi una parità iniziale chiaramente sballata e questa fu una delle cause principali della mancanza di spunto a partire dal 1999. Quando si dice che la sinistra non sa fare crescita ma sa ben fare disinformazione, pur non esimendosi di adattarsi ai comportamenti più deleteri del capitalismo rampante, memento Pino Greganti (il Compagno G)…
E pensare che le prove per comprendere dove sta il vero problema ci sono tutte: ripeto, se è vero quanto sostiene Tremonti, detto colpo di Stato del 2011 doveva prima di tutto creare un problema economico che in realtà non c’era – ed infatti lo spread era un problema tutto sommato inventato se è vero che oggi dopo le misure di austerity la situazione economica italiana è molto ma molto peggiore dell’inizio del 2011 a parità di differenziale BTP/Bund– ma soprattutto era necessario fiaccare a termine la popolazione per impedire una reazione – ciò spiegherebbe l’altrimenti incomprensibile esempio del provvedimento sugli esodati di Madame Fornero, provvedimento che ha tolto certezza nel diritto e nei diritti acquisiti da parte della popolazione, bloccando i consumi e facendo avvitare la crisi, probabilmente il vero obiettivo -.
Quanto sostiene Tremonti da una parte mi riempie di orgoglio per aver capito fin dalla fine del 2011 che il Governo Monti stava facendo un disastro non spiegabile con il semplice errore umano ma dall’altra mi rende disperato per le conseguenze per tutti gli italiani, là da venire. Le nuove generazioni dovranno andarsene dall’Italia per trovare lavoro, spero che questo sia chiaro a tutti coloro che voteranno nelle prossime elezioni europee! Io voterò il partito più antieuropeista, questo è chiaro.
Ora, che fare? Ritengo che poco si possa fare, nessuno sembra in grado di reagire, l’Italia tornerà schiava dei poteri demo-pluto-massonici che sempre hanno ambito a comandare nel paese di Dante. Il vero rischio secondo chi scrive è che ad un certo punto ricompaiano i famosi ventimila kalashnikov che Bossi sosteneva di aver comprato, o qualcosa del genere, sette o otto anni or sono se ricordo bene. Dio ci scampi da tale eventualità!
D’altro canto è innegabile che la sinistra stia facendo di tutto per aggiungere gli ingredienti necessari per una vera lotta di classe. Ho letto nel fine settimana un libretto, solo 5,90 euro a scaffale/cassa – troppo poco, poi ho capito il perchè -: in tale piccolo saggio, Recessione Italia, il Fubini firma di Repubblica sostiene il perfetto contrario di quanto spiega Tremonti, ossia che le colpe attuali della situazione italiana sono praticamente tutte del Cavaliere e di quello che lui e la destra/sistema di destra rappresentano in Italia fin dal dopoguerra. Beh, è facile verificare che, (i), il Cav è stato effettivamente distratto durante il suo governo, ma (ii) che dal 1994 altrettanto effettivamente governò solo 9 anni su 20. Questi sono i fatti. Come dati di fatto sono quelli che i vari governi democristiani del dopoguerra non hanno fatto poi così male, anzi. Ma il Fubini ritiene che, facendo sostenere la sua tesi da studiosi terzi, molti dei problemi italici attuali dipendono dalla mancata epurazione del sistema fascista dall’Italia sconfitta mentre in Germania e Giappone ci furono vere riforme sostanziali e vere e proprie epurazioni. Interessante punto di vista, se non fosse per il fatto che oggi chi comanda in Germania sono i nipoti dei nazisti, che furono tutt’altro che epurati (Quandt, Piech, Thyssen solo per citarne alcuni, vi dicono qualcosa?) ma anzi cooptati dagli USA in funzione anticomunista, come dimenticare Otto Skorzeny come membro dei servizi USA a Madrid e fin anche responsabile di molte operazioni in Italia (…). Il sistema industriale tedesco dovette essere smantellato dopo il ’45 (non fu forse per eliminare un competitor industriale degli USA nella ricostruzione e nel dopoguerra?), come doveva essere smembrato l’efficiente apparato burocratico del Reich centralizzato a Berlino. In Italia non esistevano industrie così grandi da essere smembrate né in grado di fare competizione agli USA, le industrie erano poche e poco significative comparate con Giappone e Germania mentre la burocrazia romana era semplicemente uno strumento di paralisi e non di potere per lo stesso paese. In relazione all’antitrust non introdotta in Italia mentre in Germania si, beh, forse ci si dimentica di citare e spiegare la sintesi del modello renano di controllo della corporate Germany (simile alle keiretsu giapponesi) che per il tramite di partecipazioni incrociate rendevano di fatto incontendibili le imprese tedesche spartendosi il mercato interno, alla faccia dell’antitrust! E ci si dimentica anche di dire che ad esempio l’Austria fu occupata militarmente dagli USA fino al 1976 se ricordo bene o che la Costituzione giapponese è scritta in inglese. Dettagli si dirà, mah…
E se poi andiamo a vedere bene alcuni eminenti epurati ci furono anche in Italia, i fascistissimi Rocca ad esempio: se ne andarono in Argentina, salvo tornare con la privatizzazione della loro vecchia Dalmine lasciata in patria settant’anni prima, ora Tenaris. Se la comprarono con i soldi accumulati in Sud America facendo affari guarda caso nella terra scelta come buen retiro anche dall’allegra brigata dei gerarchi nazisti scampati veramente all’epurazione in Europa, ma quella fisica e non quella politica: a pensarci bene fa sorridere che i Rocca riacquistarono la loro vecchia Dalmine su impulso euro-tedesco, le privatizzazioni di fine millennio furono la conseguenza della crisi dell’euro di inizio anni novanta e pur anche il dazio da pagare per entrare nella moneta unica nel 1999.
Dunque, si capiscono poco le ragioni di Fubini, invito tutti a leggere con spirito critico tale analisi di estrazione post-sinistroide, per quanto mi riguarda verrà probabilmente fatta una recensione su tale pubblicazione in quanto è assai più complessa e pericolosa del libro di Tremonti (Fubini sembra mescolare mezze verità, verità, analisi forviate, condite con un indirizzo tipico della peggior sinistra atto a criminalizzare gran parte di quanto fu fatto da altri col senno di poi di quello che si sarebbe potuto fare, opinione personale).
Tornando al libro di Tremonti, mi verrebbe da dire che se quanto asserisce è vero – e non ho motivo per dubitarlo, vista la copiosa documentazione a supporto – è necessario reagire, bisognerebbe tirare fuori gli attributi, bisognerebbe combattere questo declino euro imposto. In realtà la situazione è molto più complessa visto che la guerra non è stata dichiarata e le elites – che spesso hanno convertito le proprie fortune storiche da volatili lire in stabili euro – sono ora tutte a favore dell’Europa tedesca anche al fine di sbarazzarsi di quel Cavaliere che per troppo tempo gli ha sottratto l’osso. Oggi purtroppo, anche a causa di una stampa polarizzata e per nulla patriottica non esistono aggregazioni politiche significative che possano combattere il declino italico: la vedo davvero dura, anche perchè l’America, il vero nume tutelare del’indipendenza italica fino al primo presidente di colore, sta dichiarando quasi una guerra agli italiani, forse ritenendoli storicamente (co-)responsabili dell’annientamento dell’icona democratica USA moderna, JFK. Vedremo.
Ma non disperiamo, la volpe si prende senza correre, per adesso non è successo nulla di irreparabile, le imprese italiane sono ancora lì (soprattutto quelle statali, andate a vedere ad esempio le imprese elettriche tedesche e mi direte quali sono gestite meglio, le nostre o le loro…) . Ed in Ucraina, forse, ci sarà il rimescolamento di carte necessario per la sopravvivenza dell’Italia libera ed indipendente come la vollero i nostri bis e trisnonni…..
Speriamo, in effetti continuando con l’austerità e con la repressione finalizzata al pagamento del debito – come l’Europa vuole – ci resta solo la speranza. Ed intanto la Germania presenta bilanci record….
Mitt Dolcino
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