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TRANQUILLI: CONTE SA COSA DAVVERO “CONTA” OGGI PER L’ITALIA di Luigi Luccarini.

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Vedo molta insoddisfazione in giro per questo 2,04%

Io invece credo sia un ottimo punto di partenza per provare a sistemare davvero le cose in questo paese.

Non dimentichiamoci cosa voleva imporre all’Italia la Commissione UE, anzi a cosa aveva obbligato il nostro paese il precedente Governo con il DEF Padoan.

Un deficit dello 0,8% che al netto della sterilizzazione degli aumenti IVA – anche questi previsti in base a leggi vigenti -significava niente.

Ora, bisogna considerare che l’assetto delle relazioni con l’Unione non è un profilo che possiamo “mettere da parte” come fosse un fastidio eliminabile con una semplice alzata di spalle.

A meno di non fare come la Gran Bretagna, una volta che abbiamo recepito nel nostro ordinamento il Trattato di Lisbona, siamo tenuti a rispettarlo in quanto legge dello Stato.

E nessun Governo può agire in disprezzo delle leggi dello Stato.

Ciò premesso ci sono altri fattori da considerare.

Il primo è che il deficit (che sarà) “concesso” è solo una PREVISIONE.

I conti pubblici diventano infatti rigidi in termini consuntivi, o quando si affrontano capitoli di spesa determinati, ma i “saldi” di finanza pubblica restano un fattore estremamente fluido.

Ad esempio per quanto riguarda il 2018 ci sono analisi che sostengono che l’Italia a stento conterrà il proprio deficit finale nel limiti del 3% (nonostante la previsione di un 2,3%).

E’ probabile che anche questo dato sia sul tavolo delle trattative con la Commissione.

Secondo elemento: il debito pubblico.

Non l’ho mai considerato un fatto tale da determinare una forma di castrazione obbligatoria di politiche espansive interne mediante la leva della spesa pubblica.

Tuttavia il prossimo anno va in scadenza una colossale tranche di debito – circa 250 miliardi – e seppure questa è l’ennesima eredità delle precedenti gestioni del paese, non possiamo far finta che non esista un problema di provvista su un mercato che ancora ci chiede in cambio (forse proprio per questo) tassi fortemente superiori rispetto alla media dei nostri partner commerciali.

Far scendere quindi i rendimenti dei nostri BTP era e resta una priorità e quanto sta accadendo anche oggi sul mercato secondario un successo, sia pur parziale, del Governo Conte.

Altro fattore: I mercati..

Che non sono monoliti, su cui operano soltanto le “élites”.

I mercati sono il luogo dove i soldi di tutti (anche i nostri) si muovono, arricchendo un paese ed impoverendo un altro – se i movimenti sono unidirezionali.

E così lo sono stati fino a ieri, con un deflusso spaventoso di denaro dall’Italia verso l’estero, anche questo più che altro eredità dei passati Governi, ma anche questo UN FATTO di cui bisogna tener conto.

E’ ora dunque che la situazione tenda a riequilibrarsi

In questo senso il calo dello “spread”, che è anche dovuto a spostamento di denaro da Bund a BTP, iniziato da qualche giorno, è un principio di un’inversione di tendenza più importante di qualsiasi decimale di deficit.

Perchè il mercato è anche il luogo dove si svolge anche lo scambio dei beni fisici e dei servizi, vale a dire il terreno della cosiddetta economia reale.

E saranno proprio i saldi valutari che verranno generati da oggi in poi a farci capire se l’Italia sta per tornare (o anche solo “può” tornare) ad essere un player credibile nella competizione globale.

Ultima osservazione.

A conti fatti dobbiamo dire che Tesoro e Bankitalia hanno operato piuttosto bene in questo periodo di forti turbolenze.

Il primo aveva predisposto a marzo a una forte disponibilità liquida con cui è poi avvenuta gran parte dei pagamenti per cassa dello Stato, evitandosi per quanto possibile il ricorso all’indebitamento a tassi troppo elevati.

La seconda ha aumentato la sua quota di possesso di Titoli di stato portandola dal 5 a quasi il 20%.e così ugualmente “neutralizzando” in parte i costi aggiuntivi per interessi passivi.

Anche per effetto di ciò, in questo momento il debito pubblico italiano risulta detenuto per il 72% da soggetti residenti nel nostro paese.

Si tratta di un risultato importante, perchè rappresenta un primo passo verso il ritorno ad una forma di autonomia finanziaria che è poi il presupposto per uscire dall’area di condizionamento (se volete, “ricatto”) da parte di istituzioni sovranazionali o altri paesi.

Adesso sta per arrivare il momento di spendere quei soldi che l’Italia si è faticosamente guadagnata il diritto di utilizzare per proprie politiche di finanza pubblica.

L’auspicio e la speranza è che vengano utilizzati nel modo migliore.

Ma intanto ricordiamoci che siamo solo al sesto mese di questo Governo, da cui, anche per la situazione congiunturale in cui si trova ad operare, non credo si potesse pretendere molto di più.

Fatto sta che nel grafico potete vedere cosa è successo negli ultimi mesi.

Il trend discendente sui BTP origina dalla fine di maggio, quando personaggi come Oettinger dichiaravano che “i mercati avrebbero fatto capire agli italiani come dovevano votare”.

I mercati in effetti hanno provato in tutti i modi a punirci, anche questo è un FATTO.

Ma quel trend di sfiducia generalizzata verso il nostro paese sembra finalmente si sia stemperato.

Dal grafico potete vedere che il BTP è uscito finalmente dalla ribassista che ne conteneva il livello dei prezzi e che si è originata alla fine di maggio, quando il Governo Conte è entrato in carica.

Certo, non sono esclusi fattori che influiscano ancora sulla volatilità dei prezzi, ad esempio la nuova dichiarazione semi-ostile di questa mattina di Moscovici, subito fatta propria dai soliti media che non mancano mai di farei il gioco degli “altri”.

Ed anche questo, dispiace dirlo, è un FATTO di cui bisogna continuare a tener conto.

Tuttavia il “tono” dei mercati sembra essere un po’ cambiato.

Ed è quello che dovrebbe contare, alla fine.

Sarebbe un peccato perciò non approfittarne, piangendo sopra quel decimale in meno.

E togliendo al Governo, ed al paese, la cosa di cui ha più bisogno in questo frangente.

La fiducia dei cittadini.

LUIGI LUCCARINI

 


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