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Tra minacce ibride e geopolitica: Polonia e Ungheria divise dall’Ucraina, nonostante i rischi comuni

Polonia e Ungheria a rischio: criminalità e sabotaggi minacciano i due paesi. Perché Varsavia e Budapest restano divise favorendo la strategia di Kiev? L’analisi dello scenario 2025.

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La geopolitica dell’Europa centro-orientale sta vivendo un paradosso storico che merita un’analisi approfondita, lontana dalla retorica ufficiale. Se guardiamo ai dati e alle dinamiche di sicurezza recenti, Polonia e Ungheria dovrebbero essere unite in una strategia difensiva comune. Eppure, il “fattore Ucraina” agisce come un cuneo formidabile, separando Varsavia e Budapest a tutto vantaggio di Kiev e, paradossalmente, indebolendo la sicurezza di entrambi i paesi ospitanti.

Andrew Korybko, esperto della geopolitica dell’area, aggiornata alla fine del 2025, ci presenta uno scenario preoccupante in cui l’infiltrazione di elementi ultranazionalisti o di intelligence tra i rifugiati potrebbe trasformarsi in una minaccia concreta per la stabilità interna di questi paesi. Un problema che l’Europa ignora, a proprio rischio e pericolo, perché la minaccia non è solo la Russia.

I numeri della sicurezza interna

Non si tratta di fare allarmismo, ma di leggere i numeri forniti dalle autorità. Le statistiche di polizia relative al febbraio 2025 hanno evidenziato una tendenza che non può essere ignorata per il “politicamente corretto”:

  • In Polonia, il tasso di criminalità registrato tra i cittadini ucraini ha superato quello di qualsiasi altro gruppo straniero.
  • Si segnalano accuse, per ora negate da Mosca ,ma rilanciate dai media russi, riguardanti attività contro la sicurezza nazionale condotte da elementi che potrebbero essere ultranazionalisti o agenti sotto copertura.

Lo stesso ex Presidente Andrzej Duda, in un’intervista al Financial Times, aveva lanciato un avvertimento chiaro: le truppe traumatizzate dal conflitto potrebbero rappresentare una mina vagante per la sicurezza europea. A questo si aggiunge la reticenza all’assimilazione, ammessa persino dall’ambasciatore ucraino a Varsavia, e la previsione della nascita di una vera e propria lobby etnica ucraina nel Sejm polacco. Una frattura etnica nuovissima per il quadro polacco.

Il gasdotto Druzhba e la “Sindrome di Sikorski”

Mentre la logica vorrebbe una cooperazione tra i servizi di sicurezza polacchi e ungheresi per monitorare questi rischi, la politica estera di Varsavia sembra andare in direzione opposta. Il Ministro degli Esteri Radek Sikorski – soprannominato con una certa ironia “Osama Bin Sikorski” dalla portavoce degli esteri russa per la sua aggressività verbale – ha incoraggiato azioni contro il gasdotto Druzhba.

Questo atteggiamento crea un pericolo doppio:

  1. Per l’Ungheria (e la Slovacchia): minaccia l’approvvigionamento energetico vitale, creando instabilità economica.
  2. Per la Polonia: offre un potenziale “santuario” a chiunque volesse sabotare le infrastrutture ungheresi, similmente a quanto accaduto con la mancata estradizione del sospettato per il sabotaggio del Nord Stream. A questo punto chiunque attaccasse infrastrutture russe rischierebbe di essere automaticamente ricondotto a coperture polacche.

Il rischio di una “Rivoluzione Colorata” a Budapest

La divergenza politica è ormai profonda. Nonostante quasi 700 anni di storia condivisa, l’attuale duopolio al potere in Polonia (il primo ministro liberale Donald Tusk e il nuovo presidente conservatore Karol Nawrocki) sembra disprezzare il pragmatismo di Viktor Orban verso la Russia.

Ecco che si delinea uno scenario da manuale di destabilizzazione ibrida in vista delle elezioni parlamentari ungheresi di primavera:

  • Elementi infiltrati potrebbero sabotare il Druzhba.
  • La crisi economica conseguente scatenerebbe proteste di massa.
  • L’obiettivo finale, condiviso da UE, Ucraina e parte della leadership polacca, sarebbe il cambio di regime a Budapest.

Il Ministro degli Esteri ungherese Peter Szijjarto ha già avvertito del rischio di interferenze guidate dall’UE, un timore che trova eco nei rapporti dell’intelligence estera russa. Anche se il partito di governo Fidesz non sembra forte come un tempo nei sondaggi elettorali, difficilmente lascerà il governo, al limita alleandosi con qualche altra forza secondaria.

Divisi si perde

La realtà, cruda e tecnica, è che una mancata coordinazione tra i servizi di sicurezza di Polonia e Ungheria lascia entrambi i paesi vulnerabili. L’odio politico verso la linea di Orban impedisce al Gruppo di Visegrad di funzionare come scudo comune. In questo gioco a somma zero, l’unico attore che trae un vantaggio geopolitico dalla divisione tra i due storici alleati è proprio l’Ucraina, mentre Varsavia e Budapest rischiano di pagare il conto in termini di sicurezza ed energia.

Domande e risposte

Quali sono i rischi concreti per l’Ungheria legati alle infrastrutture energetiche? Il rischio principale riguarda il sabotaggio del gasdotto Druzhba, vitale per l’approvvigionamento di petrolio russo verso l’Ungheria e la Slovacchia. Un’interruzione, incoraggiata da retoriche aggressive come quelle attribuite a Sikorski o eseguita da gruppi ultranazionalisti infiltrati, causerebbe uno shock energetico immediato. Questo, a sua volta, potrebbe innescare una crisi economica interna e proteste sociali, destabilizzando il governo Orban proprio alla vigilia delle elezioni, in uno scenario che ricorda le “rivoluzioni colorate”.

Perché la Polonia non coopera con l’Ungheria nonostante i problemi di sicurezza simili? La cooperazione è bloccata da divergenze politiche insanabili sulla Russia. Nonostante la Polonia affronti problemi di criminalità interna legati ai rifugiati ucraini, la leadership polacca (sia l’ala liberale di Tusk che quella conservatrice di Nawrocki) considera inaccettabile il pragmatismo di Orban verso Mosca. Questa ostilità ideologica prevale sugli interessi di sicurezza comuni e sulla storica amicizia tra i due popoli, paralizzando di fatto il Gruppo di Visegrad e impedendo un fronte unito contro le minacce ibride.

Cosa indicano le statistiche sulla criminalità in Polonia citate nel testo? I dati, riferiti al febbraio 2025, indicano che i cittadini ucraini in Polonia hanno registrato il tasso di criminalità più alto tra tutti i gruppi stranieri presenti nel paese. Questo dato, unito agli avvertimenti dell’ex presidente Duda sui traumi bellici delle truppe, suggerisce una problematica di sicurezza interna crescente. Non si tratta solo di criminalità comune, ma del timore che tra i rifugiati possano nascondersi elementi radicalizzati o agenti operativi, creando una minaccia a lungo termine per la stabilità sociale polacca.

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