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Tra il QE e l’inflazione, c’è di mezzo il mare.

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Un magro +0,7% ad aprile è l’inflazione reale dell’eurozona, al netto delle componenti volatili come alimentari ed energia.
Ciò significa che i 2500 miliardi di euro erogati dalla BCE in questi ultimi 3 anni  sono serviti a ben poco per riportare l’inflazione al tasso ottimale del 2%.
Quest’ultimo fattore risulta l’anello mancante tra l’istituto di Francoforte e la liquidità per l’economia reale.
I soldi erogati della BCE sono andati solamente nei mercati (finanziari) secondari per tenere bassi i tassi di interessi dei titoli di Stato, (lo spread è iniziato già a scendere da prima del QE con il famoso Whatever it takes di Mario Draghi). Mentre agli Stati stessi gli viene perennemente imposto di ridurre i deficit (quindi prosciugamento delle risorse economiche reali) ed attuare le famose riforme. Il risultato è la compressione della domanda interna, meno consumi, meno occupazione, quindi prezzi fiacchi e la strada per la deflazione è vicina, fattore quest’ultimo che pesa come interesse reale sui debiti.
Infine, nel caso italiano, l’inflazione core (sempre al netto delle componenti volatili) ad aprili scende allo 0,5% rispetto allo 0,7 di marzo per l’imminente governo che verrà, occorrerà trovare circa 12 miliardi per evitare l’aumento dell’IVA al 25%, non viene a pensare che in entrambi i casi, reperire 12 miliardi dalla spesa pubblica o lasciare aumentare l’imposta sui consumi, non risulterà un altro macigno che ci può riportare alla quasi deflazione? 

                                                                                                                                                                                                                                                      J.S.


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